[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 21 – Fabio sì, Camila no
[18] F. Fognini b. [16] K. Edmund 6-3 4-6 3-6 6-4 6-4 (da Parigi, il nostro inviato)
Dopo 42 anni (Panatta e Barazzutti), riportiamo due azzurri agli ottavi di finale. Fognini gioca un match non entusiasmante, pieno di errori, ma sotto 2 set a uno non era banale risalire la china di un match che si era messo molto male. Per lo spettacolo c’è tempo, intanto Fognini avanza ed è vurtualmente n.15 ATP.
Dopo infatti un primo set in cui recupera da 3-1 a 6-3, nel secondo la rimonta di due break viene mortificata dal Fabio peggiore, che con tre erroracci evitabilissimi lascia spazio a Edmund, poi abile a piazzare il break sul 4-3 del bruttissimo terzo set. Nel quarto il n.1 italiano è bravo a uscire dalle sabbie mobili con un decimo gioco da applausi, mentre nel quinto scava la distanza verso un opaco Edmund quando più serve, ossia ancora al fotofinish sul 5-4. Rimedia così a una giornata pessima col dritto.
Il meteo ufficiale dice che ci sono 20 gradi, ma se ne percepiscono di più e forse è così anche per il corpulento signore che si sente male sull’1-0 30-40 Edmund (seconda palla break Fognini), coi soccorsi dalla lentezza inquietante. Non inquietante ma certo preoccupante la partenza di Fabio, che subisce il break in apertura da 40-0 e due giochi dopo rischia di rifare la frittata sempre da 40-0. Dopo però comincia a tessere la sua ragnatela mettendo in campo il suo tennis superiore, centrando 5 giochi di fila dal 3-1 Edmund. In particolare gioca un eccellente ottavo game, con un rovescio davvero importante e per tutta la rimonta insiste sapientemente sul dritto dell’attuale n.1 britannico, molto altalenante. Kyle cade nel nono game, tradito dal terreno, e un italiota gli urla “fenomeno”: ci facciamo sempre riconoscere…
Gli altezzosi inglesi però non sono da meno, come il genio che ironizza sull’italiano dopo il break subito sul 2-1 Edmund, però Fognini ha altro a cui pensare, perché di punto in bianco, mentre sta dominando, spegne la luce omaggiando il ventitreenne nato a Johannesburg di un parziale di 12 punti a 0. Non sbrocca però sul 4-1 0-15 quando gli viene chiamato un fallo di piede per lo 0-30. Verrebbe da dire che non è perché sa che deve controllarsi al massimo dopo New York, ma perché è davvero molto concentrato, infatti riesce a strappare due volte la battuta all’avversario quando proprio nessuno se lo aspettava, rimettendosi a far spostare da una parte all’altra il n.16 ATP che va fuori giri. Lì però Kyle chiede il MTO e… entra in scena il Fogna: due gratuiti, uno di rovescio e uno di dritto, poi sul set-point del 30-40 gioca un rovescio a tutta senza alcuna necessità che non trova il campo (“Edmund è stato molto furbo a chiamare il fisio“, dirà Fognini). Follia: lo sfogo con due racchette scaraventate sarà utile?
Il terzo set non è estremamente deludente, è osceno: non una palla corta, non un cambio di ritmo, solo errori a grappoli (soprattutto di Fabio ma non solo). Sul 3-2 Edmund, il MTO lo chiama l’italiano che si stende a terra con la caviglia sinistra sofferente. Non sembra un problema, ma il set viene buttato alle ortiche all’ottavo game con due gratuiti di dritto e uno di rovescio (siamo a 32 non forzati solo contando i due fondamentali, in due ore e qualche minuto), prima di chiudere con un doppio fallo. Stendiamo un velo pietoso per carità di patria.
Nel quarto parziale il campione del 250 di San Paolo si scuote, pur senza risparmiarsi diversi errori. Sale 3-0 ma viene subito riacciuffato, ma sul 5-4 e servizio Edmund, trova la zampata decisiva grazie a una risposta e un vincente, entrambi di dritto, il colpo finora più deficitario. In una situazione del genere, non era nè scontato nè semplice, anche se lo stesso Fognini asicura: “Ero tranquillo anche quando ero sotto due set a uno“. Entrambi i giocatori escono per prepararsi al fresco al rush finale.
Quinto set: tutti e due salgono di livello (è il minimo per il pubblico pagante, indisciplinato nel sistemarsi dopo le soste – con evidente e ripetuto fastidio comprensibile del semifinalista degli Australian Open). Sul 3-2 il ligure è bravo ad annullare 2 palle break con due vincenti, nonostante ben due falli di piede chiamati, con Fogna che esulta davanti al simpatico giudice di sedia (quanto lo amiamo quando fa così). Segue un settimo game con tre punti buttati, ma sul 5-4 per lui con l’avversrio al servizio, Fabio mette pressione e sullo 0-40 al secondo match-point alza le braccia, tra le ovazioni della folla quasi tutta per lui (“A Parigi ho dei bellissimi ricordi, sin dai quarti del 2011. Certo che il pubblico è con me perchè li diverto: la gente o mi ama o mi odia“), compreso il tifoso d’eccezione Diego Armando Maradona (“Mi segue da un po’. A Buenos Aires mi ha fregato la racchetta, ma mi ha regalato una maglietta unica“). Bravo. Al prossimo Marin Cilic non sarà felice d’incontrare Fabio, che più avanza più può trovare il suo tennis con continuità (2-1 per il campione di New York 2014 i precedenti, ma non vanno oltre il 2011).