Il giorno dopo è ancora più bello. Avrà faticato a prendere sonno Marco Cecchinato, dopo l’impresa di martedì, ripensando a quel passante che infilava Djokovic sul quarto match point. Quello che gli ha consentito di riscrivere la storia del tennis maschile italiano, quaranta anni dopo Barazzutti.
Perché il tennis? Quando hai capito che poteva essere uno sport nel quale avresti potuto dire la tua?Ho cominciato intorno ai sette anni, grazie a mio cugino Francesco (ex fidanzato ed ex coach di Roberta Vinci, ndr) e a mio zio Gabriele (dirigente palermitano nel tennis), fino a 12 anni giocavo anche a calcio da attaccante, poi ho dovuto decidere. Il mio sogno era diventare un calciatore, il mio idolo Kakà nel calcio, Safin nel tennis.
Non una scelta banale andare a 16 anni, per un ragazzino siciliano, ad allenarsi vicino Bolzano, in Alto Adige dove si parla quasi più il tedesco…
Ho deciso mio cugino Francesco, poi ho deciso io, con l’ok dei genitori che mi hanno lasciato decidere. A portarmi a Caldaro da Sartori è stato mio cugino Francesco.
Come ti ha convinto?
Lui per me è un fratello, è stato uno dei primi a credere in me, credeva che io potessi diventare qualcuno e ha voluto portarmi da Sartori. Pensava che fosse il posto migliore per farmi crescere prima come persona e come tennista.
E come l’hai vissuto quel passaggio da ragazzo di mare?
È stato difficile. Vivevo da solo, a 17 anni, ero abituato a svegliarmi con il sole, con il mare, con il cielo sereno, a Caldaro mi svegliavo con la nebbia, la neve, il freddo, ma adesso ne è valsa la pena per tutti i sacrifici che ho fatto.
Quando hai sentito che stava cambiando qualcosa, la mentalità?
Non è stato in un match, ma in un periodo di 4 settimane, e soprattutto al momento della preparazione, perché lì mi sono messo in gioco, ho sempre dato il 100 per 100, pensavo che potesse essere l’anno della svolta, volevo dare tutto, dietro questi risultati c’è tanto lavoro. Il periodo della preparazione è fondamentale per mettere benzina dentro e fare una stagione positiva. Poi ovviamente vincere i match aiuta, e così la fiducia. C’è poi stata convinzione, determinazione, consapevolezza.
Due giorni per preparare la semifinale con Thiem. Un vantaggio o un periodo difficile da gestire, perchè hai avuto modo di realizzare che sei in semifinale in uno Slam?
Ero abituato a un giorno solo, ma due giorni fanno bene per un recupero. Sto giocando tanto, per la prima volta 3 su 5, tanti match difficili, tante emozioni, tanta pressione. Due giorni posso no essere importanti per recuperare. Ancora il mio Roland Garros non è finito. Sicuramente sto realizzando quel che sto facendo, ma voglio crederci fino in fondo.
Pensi di saper gestire questa sbornia mediatica?
Ho persone brave al mio fianco che mi stanno aiutando a gestire tutto. Video, interviste, messaggi, tante cose nuove. sono contento di avere persone brave che riescono a gestire questi momenti. Ho incontrato Safin, stringergli la mano è stato bellissimo, ricevere i suoi complimenti, verrà a vedermi, lui che è stato n.1 del mondo.
Cosa pensi del momento attuale del tennis?
Penso che finché ci saranno Federer e Nadal, continuerà la più bella rivalità della storia del tennis. Spero che giochino ancora a lungo.
Quando ieri e oggi ti sei rivisto in tv, nelle fotografie, che ti è venuto in mente?
Beh quel passante che non atterrava veramente mai! Mi sembrava impossibile che quella palla potesse entrare.
Thiem sarà tuo avversario in semifinale… lo hai battuto in un Futures…
Sono passati cinque anni, era un Futures, questa è una semifinale Slam, il palcoscenico è ben diverso. Entrerò in campo determinato, come in ogni match. Convinto di poter fare una buona figura. E perché no?
Che cosa infilerai di strano nella valigia del tuo coach Vagnozzi stavolta?
(Ride) Gli metto dentro qualche bagnoschiuma, qualche cosa che trovo in carica, gli appesantisco la valigia. Metterci dentro Thiem? È troppo grosso.
Messaggi da italiani?
Sì da tanti, Fognini, Pennetta, Errani, Vinci, risponderò con calma a tutti. Barazzutti mi ha fatto i complimenti.
Come giudichi il tuo gioco?
È un tennis diverso, tante palle corte, tanti cambi di velocità, più aggressivo rispetto a prima. Sono molto migliorato, gioco molto più aggressivo, prima aspettavo l’errore dell’avversario. La fiducia mi permette di prendere più punti a rete, faccio tanti più vincenti rispetto a prima. Forse mi sto avvicinando al livello dei top-player.