[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep. 29 – Battaglia finale
da Parigi, il Direttore
Si dice che i record sono fatti per essere battuti. Boh, magari qualcuno di chi ora mi legge riuscirà a vedere battuto questo di Rafa Nadal al Roland Garros. Io non di certo. Eppure sogno di vivere ancora un bel po’, e tocco ferro. Dopo 50 set Thiem gli aveva portato via prima un set e poi un altro. Dopo qualche altro set prima Fognini e poi Schwartzman gliene hanno portato via un altro. Ma si sono fermati lì. Se è difficilissimo strappargli via un set, è quasi impossibile prendergliene due, come si fa a pensare di vincerne tre contro un mostro simile? Nell’articolo che ho mandato ai miei giornali, non sapevo più che aggettivi usare per descrivere la nuova impresa di Rafa Nadal. Ne ho cercati 11 che facessero rima con Nadal, e mi sono sbizzarrito con il mio spagnolo maccheronico per l’undecima in final, in un Rafa Nadal imperial, fenomenal, brutal, special, sensational, infernal, excepcional, descomunal, triunfal. E l’undecima quasi irreal. Ma anche decisamente, inevitabilmente, quella di questo Roland Garros nel quale il solo Schwartzman è stato capace di portargli via un set e anzi di stargli davanti di un break nel secondo è stata la conclusione più… natural.
Undici finali senza perderne una. Pazzesco. Perfino il “giardiniere” Federer che a Wimbledon di finali ne ha giocate undici, non è riuscito a mantenere il suo curriculum immacolato. Ne ha perse tre. Rafa in 11 finali non solo non ne ha mai persa una, ma è sempre riuscito ad evitare di farsi trascinare al quinto set. In 6 finali si è concesso di perdere un set, nelle altre 5 neppur quello. Un dominio così è pazzesco. E non era ipotizzabile né una dozzina di anni fa quando Rafa si è affacciato su questo palcoscenico, né ieri, né si riesce a capire quando potrebbe finire. Perché Rafa non è più un ragazzino, di acciacchi ne ha avuti tanti, di stop anche, però quando arriva al Roland Garros, salvo quella volta che si è dovuto ritirare, salvo quelle due che ha perso con Soderling nel 2009 o con Djokovic nel 2015, è imbattibile. Anche ieri contro il pur irriducibile austriaco Dominic Thiem che pure ci ha provato coraggiosamente fino all’ultimo, il campione di Manacor, quasi non avesse 32 anni, ha vinto in 3 set. Un punteggio discendente e disarmante: 6-4 6-3 6-2. L’anno scorso in semifinale Thiem aveva perso 6-3 6-4 6-0, due game in meno.
L’elenco degli avversari battuti da Rafa in finale si allunga sempre di più: 4 volte Federer, 2 volte Djokovic, 1 volta Puerta, Soderling, Ferrer e un anno fa Wawrinka (6-2 6-3 6-1) si sono tutti dovuti arrendere al re tiranno. Thiem, giovane di belle speranze con i suoi 24 anni e 9 mesi, aveva annunciato “ho un piano per battere Rafa” e siccome in passato 3 volte c’era riuscito aveva facoltà di illudersi. Sennonché come è entrato in campo ha perso subito i primi sei punti, otto dei primi nove, e il servizio. Da lì in poi è stato soltanto un inseguimento senza speranza. Direi che il malcapitato Dominic non ha più visto Rafa neppure nei rettilinei. Una sola volta è riuscito a prendergli il servizio, ma sul 5-4 è stato lui a cederlo di nuovo. E nel secondo set di nuovo è partito male, 0-3. La missione che si preannunciava impossibile si è presto confermata tale. Molto prima che nel terzo, quando anche lì Thiem si è presto ritrovato sotto per 3-1. Il Chatrier che da questo lunedì è in demolizione e oggi verrà letteralmente distrutto per costruire un nuovo centrale con un tetto (che non vedremo però prima del 2020) – e la federazione francese ha distribuito a tutti i giornalisti caschi bianchi da cantiere! Che dimostrazione di grandeur! Ve lo immaginate un dirigente che in Italia pensa a una cosa del genere? – era d’altra parte la fortezza più inespugnabile, con i suoi 7 metri di out, per Rafa Nadal che ha vinto anche questo titolo n.11 a 20 anni dall’unico Slam vinto dal suo coach Carlos Moya. Non è Roma né Madrid dove Thiem aveva battuto Nadal negli ultimi 13 mesi. Battere Nadal in un match di tre set è evidentemente ancora possibile, non solo Thiem ma anche Schwartzman e Fognini gli hanno portato via un set, lo scrivo di nuovo per convincermi, perché non mi sembra vero. Ma riuscire a vincergliene tre in un match tre set su cinque è praticamente impossibile.
Per Rafa è il 17mo Slam. Sono 3 di meno dei 20 di Roger Federer che sarebbe ritornato n.1 se Rafa ieri avesse perso. Allo svizzero basterà però far bene al prossimo torneo di Stoccarda, dove un anno fa perse da Haas all’esordio, per tornare sul trono. “Per me inseguire Federer non è un’ossessione – ha spiegato Rafa -. Io sono supercontento della mia carriera, di quel che ho fatto. Mi considero molto fortunato. Non mi piace guardare se gli altri stanno meglio, se hanno vinto di più, se hanno una casa più grande… sono contento di me e mi basta… ho l’ambizione di far sempre meglio, di progredire e continuerò a giocare fino a che penserò di poterlo fare”. Il miglior Nadal è imbattibile sulla terra rossa perché, anche se tutti si soffermano da sempre sulle sue qualità fisiche e il dritto mancino, gli aspetti più immediatamente percepibili, lui ha nel braccio una forza enorme che gli consente di tirare fortissimo e lunghissimo anche da lontano, anche se la sua parte di campo si allunga di 5 o 6 metri. Fino a qualche anno fa Rafa aspettava i servizi a 3 metri e 24 di media oltre la linea di fondocampo. Ora se ne sta a 4 m e 57. Ma, sapendo di non essere un vero incontrista, riesce a tirar forte e lungo lo stesso e a darsi il tempo per avvicinarsi poi alla riga facendo al contempo arretrare gli avversari per cominciare a mulinare con il suo dritto. Chiunque gli stia davanti finisce per fare il tergicristallo.
Ma pur analizzando tutte queste straordinarie caratteristiche – forse proprio solo Thiem riesce a tirare altrettanto forte da così lontano, e difatti è il secondo o tutt’al più il terzo tennista del mondo sulla terra rossa – sarebbe un errore trascurare l’intelligenza tattica di Rafa. Non fa mai una scelta sbagliata. È il più forte di tutti. Sulla distanza dei 3 su cinque ne ha vinti – ovunque sul “rosso” – 111 su 113. Credo di aver riassunto nei video per la home italiana e per quella inglese con il grande hall of famer Steve Flink. Ci si chiede ora soltanto quando il re di Manacor vorrà abdicare, senza più dominare in modo quasi imbarazzante tutti i suoi avversari, giovani e meno giovani. Rafa XI è “le roi de Paris”.