Parigi. Seconda settimana. Il cielo sembra coperto da una bolla di sapone. La terra è sangue asciutto. Per l’Italia tennistica, tolto il 76, è il giorno più importate del mondo. La Serbia si gioca il futuro. Io spengo il cellulare, dico al capo che ho una malattia contagiosa e comincio a saltellare per la stanza, facendo fu, fu, come Rocky davanti ad Apollo Creed. Il mio gatto sembra un porcospino. Un giorno così non tornerà mai più. Guardo Cecchinato entrare in campo. Ha gli occhi spiritati. I capelli elettrificati. Suda spilli e sembra avere due scorpioni radioattivi nelle scarpe. Lo sguardo sembra quello di uno a cui hanno appena detto che nello stadio c’è il suo assassino. Djokovic ha la stessa tranquillità di Annamaria Franzoni durante processo di Cogne. Dispensa ampi sorrisi presidenziali a tutti e saluta una a una ogni telecamera, telefonino, microfono, giornalista, ragazzo dell’asciugamano, e asciugamano. I capelli sembrano una pallina da tennis e il volto un triangolo isoscele. È l’ultima persona che vorresti incontrare in ascensore. Grazie ad una UP montata sul computer da un mio amico hacker posso visualizzare sullo schermo i pensieri dei giocatori.
Questo è quanto:
Cecchinato (spogliatoio): spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto
Cecchinato (palleggio di riscaldamento): spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto
Cecchinato (primo set): spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto
Cecchinato (secondo set): spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto-spaccotutto
Cecchinato (terzo set): respira-respira-respira-respira-respira-respira-
Cecchinato (quarto set): beeppp-beeeeppp-respira-respira-respira-beeepp-beeep-dai-deeep-dai-dai-beeep-beeep-beeep-beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeep-stop
Epilogo:
Cecchinato si sdraia sotto il cielo di Parigi come un aquilone capovolto. Nole si dimostra un gran signore. I miei occhi diventano fontane. Mio nonno prende la racchetta di legno e corre fuori in pantaloncini. Fognini, in qualche albergo, si trasforma in una statua di sale. Nole rientra nello spogliatoio, dritto come una bandiera. E lo distrugge. Di Maio urla “questo è il governo del cambiamento”. Binaghi chiede l’impeachment del Papa. A Scanagatta ricrescono i capelli. E mentre, da domani saremo tutti Cecchinato. “Just for one day”. Mia moglie entra in silenzio nella stanza e mi abbraccia forte. Crede sia morto un vecchio amico. Uno che non vedevo da quarant’anni.
IMPRESSIONI DI PARIGI