In occasione della semifinale di ritorno di Europa League tra Atletico Madrid e Arsenal allo stadio Wanda Metropolitano, lo scorso maggio, anche il tennis si è ritagliato il suo – insolito – spazio, per via della presenza di Rafa Nadal, noto tifoso del Real, in tribuna al fianco dei dirigenti dell’Atletico. Rafa ha assistito al match con tanto di maglietta dei colchoneros usata a mo’ di sciarpa. I tifosi delle merengues non l’hanno presa bene: inaccettabile vedere Rafa allo stadio e con addosso i colori della squadra rivale. Inevitabilmente intervistato su questo alla prima occasione alla Caja Magica, il maiorchino, solitamente molto attento e composto nelle dichiarazioni, stavolta non le ha mandate a dire: “C’è un problema con la società di oggi: se sei tifoso di una squadra, devi per forza detestare la squadra rivale. Io tifo Real, ma ho molti amici dell’Atletico. La società mi ha invitato, ho accettato di buon grado perché amo il calcio e volevo godermi un gran match sostenendo una squadra spagnola contro una inglese. Il presidente mi ha regalato una maglietta, siccome la serata era fresca me la sono messa attorno al collo. Fine. Invece è sempre la stessa storia, forse c’è troppa ipocrisia oppure voi della stampa dovete per forza scrivere qualcosa”.
Vista con gli occhi dello sportivo appassionato, lo sfogo di Rafa non fa una piega. Adoro il calcio, sono del Milan, perché mai non posso andare a vedere Inter-Barcellona? Tifo la Roma, perché dovrei rinunciare a un match come Lazio-Chelsea? Lo stesso vale, come appena visto, fuori dai confini nazionali (non è, in altre parole, un problema di italopitechi, per dirla alla Gianni Clerici…), ma anche fuori da quelli calcistici. Provate ad andare a Bologna, una delle capitali del basket italiano, a chiedere a un tifoso della Fortitudo se andrebbe volentieri a gustarsi Virtus – Panathinaikos, per accorgervi di come l’aperto popolo bolognese può cambiare repentinamente atteggiamento verso il forestiero visitatore… Inaccettabile, verrebbe da dire pensando al fair play che anima il pubblico tennistico. Eppure, viene alla mente la risposta che Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera dette a un lettore fiorentino che non si vergognava di aver tifato Juve nella finale di Champions League persa a Cardiff l’anno scorso contro il Real Madrid. “Se lei davvero ha tifato per i bianconeri, è un grande sostenitore dell’Italia, ma non è un vero tifoso viola. Il tifoso fiorentino gode quando la Juve perde, in qualunque circostanza”.
Vista con gli occhi del tifo, dunque, il problema di Nadal non è molto lontano da quello dell’atipico (presunto?) tifoso della Fiorentina: inutile girarci attorno, lo sport è fatto anche di rivalità talmente accese da portare i tifosi ad essere incompatibili con la simpatia verso i rivali. Quale tifoso interista non s’incazzerebbe a vedere Elio seguire con entusiasmo una partita del Milan in Europa? Il povero Rafa vive il calcio in maniera troppo sportiva… Anche perché ci sono precedenti che finiscono per “sconfessare” il puro Nadal. Quando era alla Ferrari e si trovava a lottare per il Mondiale, Felipe Massa ricevette a Monza nel paddock della Rossa la visita di Marco Materazzi, che regalò al brasiliano la maglietta dell’Inter. Massa, grande supporter rossonero, ringraziò molto Matrix per la cortesia, ma altrettanto gentilmente spiegò al difensore azzurro che accettava la maglietta ma non poteva indossarla, perché lui era del Milan. Materazzi comprese e Massa ne uscì bene sia con lui che con i fratelli rossoneri. Invece tu, Rafa, che combini? Se poi ti giustifichi dicendo che faceva freddo, come vuoi che la prendano i tifosi del Real…
E qui il tradizionale appassionato di tennis non ci vede più. Basta, Nadal ha ragione: la società di oggi ha un problema. Nel tennis questo non succede. Il tennis ha un tifo sano, il calcio un tifo malato. Se sbavo per Rafa posso andare a Roma a seguire Djokovic-Murray e nessuno mi dice che ho tradito Nadal, ma per favore! Se solo non fossero sbarcati dall’Universo pallonaro tutti quegli ultrà che si sono messi a tifare Roger contro Rafa, Rafa contro Roger, maledetti! Rino Tommasi diceva che appena aprono bocca si capisce subito se sono tifosi dell’uno o dell’altro, ma non è solo un problema di obiettività nel giudicare i match, qui c’è di mezzo la sportività nel riconoscere i meriti dell’avversario. Aveva perfettamente ragione lo Scriba quando durante le telecronache amava ripetere “Ubi calcium, tennis cessat”. UBI calcium, TENNIS cessat… vuoi vedere che è stato proprio quel furbacchione del Direttore Scanagatta il più contento di questa contaminazione calcioide della rivalità leggendaria del tennis contemporaneo?
Calma, non perdiamoci in tematiche trite e ritrite. Dimentichiamo i ragionamenti sul fatto che l’incremento di popolarità di uno sport si porta dietro anche le frange più esagitate, dimentichiamo gli insulti che qui e altrove si sono scambiati queste ultime. Torniamo a Rafa Nadal che se ne frega e si gusta Atletico Madrid – Arsenal da una parte e ai tifosi del Real che lo criticano. È la contrapposizione tra il tifo sano del tennis e quello malato del calcio? Tra il piacere vero di ammirare l’avversario e quello distorto di tifare contro? Insomma, tra vergini vestali dello sport e orchi del tifo da stadio? Che errore madornale. E che occasione persa gli ultras del football prestati al tennis. Invece di apprezzarne l’aspetto più goliardico e divertente, quello dello sfottò da ufficio il lunedì mattina tra federiani e nadaliani, oltre che tra juventini e napoletani, abbandonando alle loro bassezze i leoni da tastiera (i federasti e i nadalioti, per intenderci), abbiamo buttato via tutto, il bambino coi panni sporchi. In nome della purezza del tennis dei gesti bianchi. Dell’amor sportivo che vince sul tifo fazioso. Così, abbiamo represso il gusto di rispondere al geometra Bonetti, ancora gongolante di fronte alla Juve che ha respinto l’assalto scudetto del Napoli, ricordandogli che il suo Federer, pur di scansare Nadal a Parigi, continua a menarla con un altro Wimbledon… Erano forse così sportivi i supporter di John McEnroe, quando nel 1989 gongolavano davanti alla tv nel vedere un giovanissimo Michael Chang che sul Philippe Chatrier scardinava la solidità mentale di Ivan a suon di servizi da sotto? E a pensarci bene, volete che nella finale di Wimbledon ’90 i composti tifosi dell’elegante Stefan Edberg non abbiano un po’ goduto anche a vedere il capo chino di Boris Becker avvicinarsi a rete a stringere la mano del grande avversario? Mio Dio, che errore madornale.