Una generazione su tutte: Halep, Stephens, Muguruza, Keys
Consideriamo l’età delle quattro giocatrici arrivate come minimo in semifinale. Sono: Halep 26 anni, Stephens 25, Muguruza 24 e Keys 23 anni. Significa che a Parigi si è affermata una classe di età ben precisa; tenniste che stanno consolidando la propria carriera, dimostrando di essere pronte ad assumere la leadership del circuito WTA. Naturalmente le anziane avranno occasioni per rifarsi, a partire dal prossimo Wimbledon, ma intanto questa generazione di “giovani mature” ha dato una dimostrazione di forza e compattezza.
Simona Halep
Per l’approfondimento sul Roland Garros di Simona Halep rimando all’articolo della scorsa settimana.
Sloane Stephens
Negli ultimi anni Stephens aveva giocato bene soltanto in Nordamerica: tutti i risultati lo dimostravano, compresi i due successi più importanti, cioè US Open 2017 e Miami 2018. Considerate le sue potenzialità, le si chiedeva di riuscire a esprimersi sullo stesso livello anche altrove. E finalmente è accaduto a Parigi, dove Sloane è arrivata addirittura in finale, conquistando anche il suo best ranking (numero 4).
Nel suo cammino ha rischiato grosso contro una Camila Giorgi ispiratissima (che ha servito due volte per il match nel terzo set), ma è riuscita a spuntarla in extremis (4-6, 6-1, 8-6). Negli altri incontri invece ha quasi gestito le partite, vincendo sempre in due set e tenendo sotto costante controllo il tennis delle avversarie. Merito non da poco, visto che ha dovuto affrontare anche giocatrici tutt’altro che facili, come Kasatkina nei quarti di finale (6-3, 6-1) e Keys in semifinale (6-4, 6-4). In finale è anche riuscita ad arrivare a condurre per un set e un break prima del recupero di Halep (3-6, 6-4, 6-1. Vedi QUI).
Se a questo aggiungiamo che l’anno scorso non aveva potuto partecipare al Roland Garros (ancora convalescente dopo l’operazione per una frattura da stress al piede) si capisce quanta strada abbia saputo compiere nell’arco di dodici mesi. Considerata la sua tendenza a chiedere poco ai colpi di inizio gioco, sarà interessante vedere se saprà evolvere il suo atteggiamento in vista della stagione su erba.
Garbiñe Muguruza
Quando arrivano gli Slam, Muguruza si trasforma. Aveva deluso nei Premier di preparazione: fuori al primo match a Stoccarda, al terzo a Madrid e di nuovo al primo a Roma. Invece a Parigi Garbiñe è arrivata in semifinale. Il sorteggio le ha proposto tre ultratrentenni dalla storia gloriosa al Roland Garros: la vincitrice del 2009 Kuznetsova, la finalista del 2010 Stosur e la vincitrice del 2012 e 2014 Sharapova. Tutte superate in due set.
Il picco di rendimento lo ha mostrato proprio contro Sharapova, nei quarti di finale: ha prevalso sotto tutti gli aspetti del gioco (6-2, 6-1), tanto da far pensare che fosse pronta per il bis, dopo il successo nel torneo del 2016. Invece per la prima volta in carriera ha perso una semifinale Slam.
Contro Halep non è riuscita a imporre il suo tennis basato non solo sul ritmo (come quello dell’avversaria), ma anche sulla capacità di verticalizzare e di ottenere punti facili grazie ai colpi di inizio gioco: servizio e risposta. Durante il match quasi mai è riuscita a mettere i piedi dentro il campo, in più il dritto l’ha tradita troppe volte in frangenti importanti. Alla fine questi problemi tecnico-tattici si sono rivelati decisivi (6-1, 6-4).
Madison Keys
Keys aveva lasciato il torneo di Roma a metà, a causa di un forfait al terzo turno per un problema a una costola; per questo a Parigi non si potevano avere certezze su di lei. Però c’era stato un precedente significativo: Roma 2016, quando era arrivata in finale giocando forse il miglior tennis di tutte, migliore anche di quello della vincitrice Serena Williams.
L’anno scorso al Roland Garros era stata bloccata dal riacutizzarsi del dolore al polso sinistro operato. Aveva perso fra le lacrime il match di secondo turno, contro Petra Martic, ed era tornata sotto i ferri per un secondo intervento chirurgico. Quest’anno, libera da guai fisici, è arrivata in semifinale con un percorso netto: due set a zero contro Vickery, Dolehide, Osaka, Buzarnescu, Putintseva. Poi però ha perso contro l’amica Sloane Stephens; una partita in cui è sembrata non del tutto convinta, forse per i precedenti negativi (2-0 negli H2H) o forse perché sulla terra di Parigi non era realmente in grado di scardinare la solidità difensiva dell’avversaria: Keys ha sì messo a segno più vincenti, ma anche molti più errori (Keys 25/41, Stephens 9/11). In ogni caso la semifinale raggiunta rimane un ottimo risultato, oltre che il record di carriera nello Slam francese.
a pagina 3: Le delusioni: Ostapenko, Pliskova, Svitolina