Il 6 luglio del 2008, in un lungo pomeriggio estivo tipicamente londinese, ora illuminato dal sole, ora coperto da nuvole e pioggia, si giocò una delle partite più memorabili della storia del tennis: il giorno in cui Rafa Nadal pose fine al regno di Roger Federer sui prati inglesi, durato cinque anni, e sul resto del mondo, durato 237 settimane consecutive (il sorpasso arrivò un mese dopo). Una lotta di 4 ore e 48 minuti, che consacrò Nadal come nemesi di Federer, come campione completo (fu il primo Slam lontano da Parigi) e come degno numero 1 al mondo.
Era la diciottesima sfida tra i due: il maiorchino conduceva 10 a 6. Otto delle vittorie erano venute però sull’amata terra battuta, e sull’erba aveva perso le finali dei due anni passati. Il mese precedente Nadal aveva inflitto a Federer una delle sconfitte più dure della sua carriera: un 6-1 6-3 6-0 in meno di due ore nella finale di Parigi. Lo svizzero sembrava essersi arenato su uno scoglio psicologico e tattico insormontabile: Wimbledon era l’occasione per riaffermare la libertà dal complesso Nadal. I primi due set finirono però dalla parte dello spagnolo, 6-4 6-4 (mettendo a segno cinque giochi consecutivi nel secondo set, dal 4-1 Federer), nello stupore generale. Il complesso stava infine avendo la meglio sullo svizzero. La prima interruzione per pioggia, dopo quella iniziale che aveva posticipato l’avvio di 35 minuti, arrivò nel terzo set sul 5-4 Federer, che aveva dovuto salvare tre palle break consecutive sul 3-3 che avrebbero probabilmente condotto ad una rapida conclusione. Dopo un’ora e venti, si tornò a giocare: Roger vinse il terzo set al tie-break, sette punti a cinque.
Nel quarto set, Nadal andò a due punti dalla vittoria sul 5-4 0-30 servizio Federer, ma lo svizzero piazzò quattro punti di fila, e si tarrivò ad un altro tiebreak. Il maiorchino salì 5-2 e servizio, Wimbledon era nelle sue mani, mai così vicino. Forse troppo. Nadal, come poche, rarissime volte nella sua carriera, tremò: prima un doppio fallo, poi un rovescio in rete. Rafa ebbe poi due match point, sul 7-6 e sull’8-7, annullati da un servizio vincente e da un passante meraviglioso di rovescio. Un rovescio lungo di Rafa in risposta riportò la situazione in parità: due set pari.
Alle 19:55, sul 2-2 nel quinto set, venne nuovamente la pioggia. Si tornò in campo mezz’ora dopo, quando restava ormai un’ora di gioco prima che l’oscurità rimandasse tutto al lunedì. Federer ebbe una palla break sul 4-3, Nadal un paio sul 5-5. Sul 7-7 era chiaro che si potesse giocare solo per un altro paio di giochi prima dell’oscurità. Quanto bastò a Rafa: Federer annullò tre palle break nel quattordicesimo gioco, prima di cedere alla quarta con un dritto lungo. Dopo 4 ore e 40, Nadal andò a servire per la partita. Un altro dritto di Federer, questa volta in rete, concluse la partita, una delle migliori – per gioco espresso, giocatori in campo, drammaticità e palcoscenico – della storia del tennis. Qualcuno all’epoca cantò già il de profundis per Federer, come si è fatto poi altre volte nella sua carriera, e altre, innumerevoli, in quella di Nadal. Come sappiamo, la storia è andata in modo diverso.
A dieci anni di distanza se ne discute ancora. Ieri ne hanno parlato uno dei protagonisti, uno degli avversari dell’epoca e del decennio successivo, e uno degli avversari presenti e degli anni futuri.
RAFA NADAL
Sono passati dieci anni dalla storica finale del 2008. Puoi raccontarci le sensazioni dell’epoca, cosa significò per te nel 2008 e cosa significa per te ora, dieci anni dopo?
Non penso ogni giorno a quella finale, sono concentrato solo sul presente. Certamente in quel momento quella finale ha significato un passo avanti importantissimo nella mia carriera. Sono sempre stato molto chiaro a riguardo, probabilmente è statA una delle partite più emotive della mia carriera. Tutti sanno come Wimbledon fosse uno dei miei sogni. Dopo le finali perse nei due anni precedenti, quella vittoria creò un grande impatto sulla mia carriera. La soddisfazione personale che mi diede quel trionfo è difficile da confrontare ad altre cose. Oggi lo vedo come un momento molto lontano. La cosa positiva e principale ora è che io sia ancora qui. Questo è ciò che mi rende felice adesso.
ANDY MURRAY
Sono passati dieci anni dalla finale del 2008 tra Nadal e Federer. Come pensi si classifichi tra le migliori partite della storia? Da avversario già all’epoca, credi che abbia alzato il livello della competizione del tennis maschile?
Fu una partita fantastica. In termini di migliori partite, è sempre difficile da determinare. Tanti fattori hanno aiutato a renderla ciò che è stata: era una finale di Wimbledon, c’erano Federer e Nadal, il modo in cui la partita si è svolta, i ritardi per pioggia. Ricordo di essere tornato a casa e di aver visto la fine del match da lì. Sì, fu una partita meravigliosa. Probabilmente la migliore tra Rafa e Roger. Non so se da sola quella partita abbia contribuito ad alzare il livello del tennis. Credo che si migliori più essendo coinvolti in prima persona che semplicemente guardando. Ho avuto la fortuna di giocare contro entrambi e ho imparato tanto ogni volta che li ho affrontati.
ALEXANDER ZVEREV
Sono passati dieci anni dalla famosa finale del 2008 tra Federer e Nadal. All’epoca eri un bambino, hai qualche ricordo della partita?
Sì, chiaramente la ricordo. Credo anche che la Spagna quel giorno vinse gli Europei, un giorno difficile da dimenticare. Fu una grande finale. Credo comunque che in generale abbiano giocato grandi finali qui a Wimbledon. Quella del 2008 come altre finali negli anni. Per me anche quella del 2007 fu straordinaria. Del resto sono i due giocatori che verranNo ricordati di più nella storia del tennis. Ogni volta che giocano l’uno contro l’altro è uno spettacolo.