È una storia di regolarità e precisione. Una storia che della Svizzera assorbe gli stereotipi, ma se ne libera agevolmente. Tutto troppo grande per i limiti imposti dalle categorie. È una storia la cui prima pagina è stata scritta senza eccessiva fretta, in barba a quel dover essere precoci a tutti i costi che oggi va di moda. L’epilogo non c’è, non si immagina ancora. Il tempo scorre preciso e inesorabile, dal 2001, scelto come punto di partenza convenzionale. La lancetta gira e il suo rumore è sordo, non attira l’attenzione né prende la scena. Si limita a scandire i passi nella storia, rimanendo sullo sfondo. La discrezione è alleata della longevità.
2001, IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE – Lo start del cronometro è un passaggio generazionale. Roger Federer ha i capelli lunghi, il codino, in viso residui d’adolescenza quando entra per la terza volta a Wimbledon nel tabellone dei grandi, dopo aver vinto il titolo Juniores. Trova sulla sua strada, agli ottavi di finale, Pete Sampras. Viaggia annunciato da promesse che non si traducono ancora in ambizioni, sulla carta, al cospetto di chi ha vinto sette delle otto precedenti edizioni. Il quinto set, però, rompe il dominio. Sembra un lampo occasionale – Federer andrà ko con Tim Henman ai quarti, poi nel 2002 scivolerà al primo turno contro Mario Ancic –, sarà invece lo squarcio d’apertura di una nuova era.
2003, LA PRIMA VOLTA – Per 24 mesi, poi, nessuna accelerata. A quasi 22 anni, quando batte in finale Mark Philippoussis, Federer ha ancora il codino e un pizzico di ingenuità in meno nello sguardo. Conquista il primo Slam di una serie al limite dell’infinito, oggi attestata a quota 20. È il primo degli otto Championships.
2007, LA SFIDA – Ogni epoca ha un protagonista e un antagonista. Le rivalità si accendono con colori definiti, spesso sfumano poi in tonalità pastello. Pur senza perdere la loro essenza. I Nostri sembrano oggi dividersi zone di influenza e campi di battaglia. Alla Svizzera il verde e l’estate, alla Spagna il rosso e la primavera. La pianificazione però risultava meno scientifica, fino a qualche tempo fa. È il 2007 quando Federer e Nadal danno vita a Londra alla seconda puntata di una serie di tre finali consecutive. Il maiorchino sembra a un passo dal colmare il gap (ci riuscirà un anno dopo), ma è Roger a eguagliare il record di Bjorn Borg: cinque successi a Wimbledon consecutivi. L’egemonia, come detto, si rompe fisiologicamente nel 2008. Federer tornerà a vincere l’anno successivo, poi abdicherà per un biennio: il bis di Nadal nel 2010, la prima di Djokovic ad aprire la seconda decade del secolo.
2012, SEMBRAVA L’ULTIMA – Nel 2012 il serbo è la prima testa di serie, ma è un Federer maturo quello che in semifinale gli lascia solo un set. All’ultimo atto, ha l’ingrato compito di stroncare il sogno di Andy Murray: vincere in casa (si fa per dire), da scozzese. Il baronetto di Glasgow si rifarà a partire dalle Olimpiadi, poi ancora l’anno successivo. Nel frattempo eguagliando Sampras, sette volte campione a Wimbledon, Federer dava l’idea di aver toccato il punto più alto nella sua carriera.
2017, IL PIÙ GRANDE DI TUTTI – I giorni scorrerebbero accelerati per qualsiasi sportivo che scollina i trent’anni, vedendo il suo cammino avviarsi d’inerzia verso il traguardo. La sfida al tempo è possibilità concessa a pochi eletti. Federer lo invita sul suo campo e lo domina, cinque anni dopo l’ultima volta, insieme agli avversari infilati uno dopo l’altro. Cilic crolla in finale, il record diventa assoluto: mai nessuno ha vinto otto volte lo Slam inglese. Un cerchio che sembra chiudersi, sembra. Una storia di puntualità svizzera, come l’orologio che gli sta al polso su misura. Rolex ha scelto di legare il suo brand, sinonimo di lusso ed efficienza, a Federer e a Wimbledon. È uno degli sponsor più identificativi del numero uno del mondo, ma è anche da 40 anni al fianco dell’organizzazione dello Slam londinese. L’ora e il cronometro ufficiale, non solo sui campi ma per tutte le attività dell’All England Club. Per festeggiare l’avvio di una partnership nata nel 1978, l’azienda svizzera ha citato i due campioni in carica nella nota celebrativa: Roger Federer e Garbine Muguruza, entrambi chiamati a ripetersi. La ribalta è planetaria, come la notorietà del marchio. Rolex, si legge, “supporta molti dei più talentuosi giocatori del pianeta”.