Gli insulti e le minacce ai giocatori tramite i social media sono purtroppo all’ordine del giorno in ogni disciplina sportiva. Il tennis non fa eccezione e anzi è uno degli sport più colpiti da questo fenomeno data la sua natura prettamente individuale e anche all’elevatissimo numero di scommesse che vi gravitano attorno. Di recente anche Andreas Seppi aveva pubblicato sul proprio profilo Instagram alcuni screenshot che riportavano pesanti insulti ricevuti da scommettitori imbufaliti dopo la sua sconfitta contro Mackenzie McDonald a ‘s-Hertogenbosch.
L’ultimo giocatore in ordine di tempo ad essere stato oggetto di offese è stato Peter Polansky (numero 110 ATP), sconfitto ieri in tre set da Dennis Novak (171 ATP) al primo turno di Wimbledon. “Ho dato un’occhiata al telefono e ho trovato un paio di messaggi di questo tipo:”Come fai a perdere con un giocatore classificato peggio di te?” “Dovresti morire.” “Ritirati.” Cose del genere. Sono tutte persone che hanno scommesso su di te e hanno perso. È dura entrare e fermare tutto questo. Credo che non sia un fenomeno che si può prevenire.” Agire a monte in effetti è difficile, probabilmente impossibile, perché si tratta di un fenomeno troppo ramificato. Si può però provare a intervenire una volta che si verifichino le minacce per valutarne la pericolosità e tutelare la sicurezza dei giocatori.
Proprio questa è la via intrapresa dall’ATP che si è affidata ai servizi di Theseus, una compagnia che si occupa di valutare l’entità della minaccia e decide poi se si possa semplicemente ignorare il messaggio o se esso vada preso sul serio. “È un problema che non può essere trascurato.” ha affermato il portavoce dell’ATP Simon Higson. “È importante che i giocatori capiscano che cosa stiano ricevendo, perché, come rispondere e che provvedimenti prendere eventualmente.”
Anche la WTA sembra essere vicina a concludere un accordo con Theseus (fonte The Associated Press) e nel frattempo continua a educare e consigliare le giocatrici su questo problema. “È un problema sociale.” ha detto Kathy Martin, responsabile per l’assistenza delle atlete. “Ovviamente è molto stressante e fastidioso che le giocatrici ricevano messaggi del genere e prendiamo la questione molto seriamente.”