da Londra, il nostro inviato
DELUSIONE PETRA – Il torneo di Petra Kvitova, la prima favorita per i bookmaker, dura un solo turno: esce per mano di Aliaksandra Sasnovich, giocatrice che non aveva mai incontrato prima. Sasnovich, ventiquattro anni, “eroina” della Fed Cup 2017, con le sue prestazioni di alto livello aveva portato il team della Bielorussia sino alla finale. E sulla spinta dei successi di squadra ha compiuto un salto di qualità che le ha permesso per la prima volta in carriera di entrare fra le prime 50 del ranking.
Giornata di sole a Londra, con un vento non intensissimo ma instabile, che rende più complicate le condizioni di gioco. Sin dai primi game si capisce che per Kvitova sarà dura. Sasnovich è una tennista davvero solida; forse non potentissima, ma in compenso si muove molto bene in campo, sa contenere la pesantezza di palla dell’avversaria e anche contrattaccare. E alla nota incisività del rovescio sa ormai affiancare anche un dritto solido. Ma per Kvitova le cattive notizie non sono finite: la peggiore è che non riesce a ottenere punti facili con il servizio. Aliaksandra infatti risponde benissimo e obbliga Petra a giocarsi ogni quindici. Entrambe usano poco spin e la palla viaggia veloce, spesso a pochi centimetri dal nastro. Le palle break sono frequenti da entrambe le parti, ma alla fine a contare sarà l’unica convertita da Sasnovich nel settimo gioco. È quella decisiva per il 6-4 del primo set. Dovendo scegliere che cosa ha fatto la differenza direi la qualità della risposta di Aliaksandra, che in ribattuta è stata praticamente perfetta.
In avvio di secondo set Sasnovich ha un brevissimo passaggio a vuoto, un istante di rilassamento, in cui compie un paio di gratuiti evitabili durante lo scambio, e perde così per la prima volta la battuta. Kvitova mantiene il break di vantaggio sino al momento di servire per il set, ma al dunque si fa prendere dalla tensione. Con un paio di dritti lunghi regala il controbreak che rimette in corsa Sasnovich. La sensazione è che la partita potrebbe davvero finire in due set, se si completasse l’aggancio. Invece sul 4-5 ad Aliaksandra trema il braccio e perde per la seconda volta la battuta anche a causa di due doppi falli: fino ad allora ne aveva commesso uno solo in tutto il match. Dopo un’ora e 45 minuti di gioco tutto è in parità: 6-4 Kvitova.
Nel finale di secondo set a mio avviso la differenza non l’ha fatta la qualità di gioco, ma il “braccino” di Aliaksandra. Lo si capisce in avvio di terzo set. Senza la pressione della vittoria a un passo, Sasnovich riprende a esprimersi al meglio, e ormai la partita si decide sul suo terreno: quello degli scambi prolungati. Kvitova non riesce proprio ad incidere con i colpi di inizio gioco e finisce per perdere lucidità man mano che il palleggio si allunga. Comincia a diventare importante anche il fattore fisico: Petra sembra appannata, mentre Aliaksandra è ancora pimpante, assorbe al meglio le accelerazioni dell’avversaria e finisce quasi sempre per provocarne l’errore. Sono addirittura due i break nei primi tre game, che le valgono un 3-0 “pesante”. Ora ha davvero in mano le sorti del match. E, al contrario che nel set precedente, Sasnovich questa volta invece di tremare si esalta. Il braccio viaggia ancora più veloce e sovrasta sotto tutti gli aspetti Petra: tecnicamente, fisicamente e mentalmente. Il terzo set è un vero e proprio monologo che si conclude addirittura con un bagel: 6-0.
Forse Kvitova non ha avuto l’incisività dei giorni migliori e, specie di dritto, ha ricavato meno vincenti e più errori del previsto; ma occorre riconoscere molti meriti a Sasnovich che con la precisione in risposta, la costante profondità di palla e la eccezionale rapidità nel coprire il campo, ha praticamente impedito a Petra di impostare il match sull’uno-due. In più nel terzo set Aliaksandra ha veramente dato l’impressione di esprimersi al 100%: i due ace consecutivi con cui ha chiuso il match spiegano perfettamente il momento di una giocatrice in grande giornata, che ha saputo smentire i pronostici della vigilia.
MUGURUZA E HALEP SENZA AFFANNI – Come da tradizione il primo match del martedì sul Centre Court è riservato alla campionessa in carica. Il sorteggio ha deciso che la prima avversaria di Garbiñe Muguruza sia una giocatrice di casa, Naomi Broady. Ventotto anni, numero 138 del ranking (picco massimo 76), Broady è in tabellone grazie a una wild card ed è una tennista dalle caratteristiche molto particolari: servizio di grande potenza e rovescio a una mano. Che però non è sempre un colpo affidabile. Ma visto che nemmeno il dritto è del tutto stabile, quando colpisce Naomi non si sa mai cosa aspettarsi: buone palle incisive ma anche errori del tutto gratuiti. Muguruza dà l’impressione di essere tesa, pesa l’esordio da campionessa in carica su un campo tanto importante; ma la sua avversaria non ha le armi per metterla davvero in difficoltà: gli oltre cento posti di differenza in classifica si vedono tutti, e non basta il sostegno del pubblico per colmare il gap. Garbiñe chiude il primo set 6-2. Più combattuto il secondo set, in cui Muguruza non riesce a sfruttare tre palle break consecutive sul 4-3, e poi nemmeno un match point sul 5-4. Non è, almeno per oggi, la giocatrice incisiva del 2017, anche se non soffre mai sui propri turni di battuta. La sensazione è che Garbiñe più che voler andare a prendersi il match speri in un regalo dell’avversaria. Cosa che avviene sul 6-5, quando Broady esordisce con due doppi falli e un gratuito. Game perso a zero e chiusura per 6-2, 7-5. In tutto il match Muguruza non ha mai perso la battuta e nel secondo set non ha nemmeno concesso palle break. Ma per avere una valutazione più attendibile delle sue condizioni occorrerà vederla all’opera di fronte a un ostacolo più alto.
Debutto con vittoria per la numero 1 del seeding e mondiale Simona Halep, che liquida la giapponese Nara, numero 100 WTA in due set. Tolti i games iniziali di apprendimento all’erba, la romena prende le misure al campo e alla nipponica, spingendo dalla linea di fondo e mettendo pressione alla minuta avversaria. Anche qualche avventura a rete per la rumena, sebbene non con uno stile impeccabile. La giapponese mette tutta sé stessa in campo, ma oggi Halep è troppo per lei. Primo set in archivio. La musica non cambia col passare dei games: Halep macina da fondo, Nara mette l’elmetto e i pattini, cercando di ribattere le bordate della neo campionessa del Roland Garros. Match che non propone sussulti di rilievo, Halep continua alla sua velocità di crociera, mentre la giapponese va spesso fuori giri, costretta a giocare ad un livello troppo alto per le sue possibilità. Halep conclude col servizio, conquistando così set, match e secondo turno. Prossimo incontro con la cinese Zheng,
PARTITA ‘VERA’, MA KERBER È SUPERIORE – La tedesca Kerber, appena rientrata tra le prime 10 giocatrici del mondo, vince con qualche difficoltà la sua partita di primo turno contro la russa Zvonareva, mai incontrata in precedenza nonostante le due siano veterane del circuito. Le due giocatrici entrano in campo con lo stesso record a Wimbledon (23 vittorie e 10 sconfitte) e hanno in comune l’avere raggiunto su questi campi una finale, persa da entrambe contro Serena Williams (Kerber nel 2016 e Zvonareva nel 2010). La russa, passata dalle qualificazioni, dimostra di avere ancora i numeri di quando raggiunse la seconda posizione mondiale, ma paga la minore abitudine a tornei così importanti, essendo questo il suo primo slam negli ultimi tre anni. I numerosi infortuni e soprattutto la pausa per maternità, però, l’hanno forse migliorata da un punto di vista caratteriale.
Kerber sembra un po’ distratta si fa rimontare in entrambi i set, ma alla fine piega l’avversaria di esperienza e mostra un buono stato di forma generale; a parte la vittoria a Sydney, infatti, negli altri dieci tornei giocati nel 2018, in ben sette occasioni ha perso da una delle finaliste e in cinque di queste dalla vincitrice del torneo (Dubai e Roma da Svitolina, Miami da Stephens, Roland Garros da Halep e Eastbourne da Wozniacki). Al prossimo turno incontrerà la qualificata Liu. Per Kerber c’è anche un’altra notizia: tra le sue ipotetiche avversarie agli ottavi di finale non c’è più Caroline Garcia, la favorita per classifica, che ha lasciato il torneo per mano di Belinda Bencic. Se può essere considerata una sorpresa in virtù del recente stato di forma della svizzera, non lo è del tutto considerando le attitudini delle due giocatrici. Bencic è quasi da definirsi una giocatrice erbivora, e certamente ottiene maggior vantaggio dalla superficie rispetto a quanto riesca a fare la francese. La sesta testa di serie non conferma quindi gli ottavi di finale raggiunti nella scorsa edizione, quando forse aveva approfittato di un tabellone sin troppo morbido prima di arrendersi a Johanna Konta.
ELIMINATA ANCHE MARIA SHARAPOVA – Dopo quella di Petra Kvitova, nella serata di Wimbledon arriva, inattesa, l’eliminazione di Maria Sharapova, nel derby russo contro la connazionale Vitalia Diatchenko (27 anni, numero 132 del ranking). Diatchenko è entrata nel main draw passando dalle qualificazioni: personalmente considero sempre con molto rispetto le qualificate, specie al primo turno, perché in confronto alle altre giocatrici arrivano più rodate all’impegno. Va detto però che le qualificazioni di Wimbledon si giocano su altri campi, quelli di Roehampton. Al contrario Sharapova non ha affrontato gare ufficiali sull’erba: la scorsa settimana ha solo giocato in esibizione (sconfitta da Maria Sakkari, per quanto possa contare in questi casi l’esito). Diatchenko rientra nella categoria di giocatrici definite “quadrumani” da Gianni Clerici, visto che colpisce a due mani sia il dritto che il rovescio. Serve con la destra, e la destra è la mano dominante (rimando a questo articolo per gli approfondimenti), ma con il dritto impugna in modo davvero personale: sovrapponendo quasi interamente le due mani. Faccio fatica a ricordare casi simili; nel golf, se non sbaglio, si possono “intrecciare” indice e mignolo delle due mani, ma non si arriva sino a questo punto.
La partita inizia con una girandola di break, come spesso è accaduto nei match recenti di Sharapova. Come dire che Maria è ancora una ottima ribattitrice (lo è sempre stata lungo tutto la carriera) ma al contrario fatica a consolidare quello che costruisce nei game di risposta, a causa di un servizio non sempre efficiente. Sono sei i break nei primi otto giochi. Poi la partita si assesta, e si comincia a seguire la logica dei servizi. Decide il tiebreak in cui Sharapova prevale 7-3. Pur con le differenze di impugnatura, Diatchenko produce un tennis “sharapoviano”, a cominciare dal grunting, e qualche volta sembra che gli scambi siano costruiti da due giocatrici allo specchio, tanto si somigliano sul piano tattico. Secondo parziale: Sharapova brekka l’avversaria nel secondo game e sembra nella condizione di chiudere in due set. Invece al momento di servire per il match, sul 5-4, perde la battuta, e si ritrova ad affrontare un secondo tiebreak. Questa volta a vincerlo, ancora per 7-3, è Vitalia. E così le somiglianze in campo diventano anche aritmetiche sul tabellino: 7-6(3), 6-7(3), dopo due ore e 18 minuti di gioco.
Sharapova aveva in mano la partita e ora si ritrova a doverla rivincere nel terzo set. Le cose sembrano mettersi per il meglio quando per due volte ottiene il break, ma per due volte non riesce a consolidarlo, perdendo subito a sua volta il servizio. Diventa così determinante il decimo gioco: Maria serve per rimanere nel match sul 4-5, ma perde la battuta per la terza volta. Significativo che, sul 30-40, il punto finale arrivi con un doppio fallo. Percentuale di prime per Sharapova nel terzo set: 45%. 6-7 (3), 7-6(3), 6-4: tre ore e 8 minuti sono occorsi a Diatchenko per ottenere la più importante vittoria della carriera: a livello Slam non aveva mai battuto una giocatrice fra le prime 50 del ranking. Da parte sue Sharapova conferma che per tornare ai massimi livelli ha assolutamente bisogno di ritrovare maggiore efficacia in battuta. 8 ace e 11 doppi falli il dato conclusivo, ma più che i picchi al servizio (positivi e negativi), a mio avviso è il rendimento medio da migliorare. Al prossimo turno Diatchenko troverà Sofia Kenin: un’altra russa (nata a Mosca) che è andata a vivere negli USA, ma che a differenza di Sharapova ha cambiato nazionalità: oggi gioca da statunitense.
hanno collaborato Stefano Ancilli e Corrado Boscolo
Risultati:
[3] G. Muguruza b. [WC] N. Broady 6-2 7-5
[1] S. Halep b. K. Nara 6-2 6-4
A. Sasnovich b. [8] P. Kvitova 6-4 4-6 6-0
[22] J. Konta b. N. Vikhlyantseva 7-5 7-6(7)
[Q] V. Diatchenko b. [24] M. Sharapova 6-7(3) 7-6(3) 6-4
[11] A. Kerber b. [Q] V. Zvonareva 7-5 6-3
B. Bencic b. [6] C. Garcia 7-6(2) 6-3
[17] A. Barty b. S. Voegele 7-5 6-3
K. Flipkens b. H. Watson 6-4 7-5
[18] N. Osaka b. M. Niculescu 6-4 6-1
[14] D. Kasatkina b. J. Fett 6-2 7-5
L. Arruabarrena b. A. Bogdan 6-1 3-6 8-6
A. Van Uytvanck b. P. Hercog 6-2 6-2
D. Cibulkova b. A. Cornet 7-6(3) 6-1
S. Vickery b. M. Vondrousova 6-1 6-2
V. Lapko b. C. McHale 5-7 7-5 7-5
J. Brady b. K. Kozlova 6-2 6-7(4) 6-2
Y. Putintseva b. M. Linette 6-3 3-6 10-8
T. Townsend b. P. Parmentier 6-2 6-4
A. Riske b. [LL] M. Duque-Marino 6-1 6-1
[26] D. Gavrilova b. [LL] C. Dolehide 6-2 6-3
[Q] S. Sorribes Tormo b. K. Kanepi 7-6(5) 6-1
S. Kenin b. M. Sakkari 6-4 1-6 6-1
C. Suarez Navarro b. C. Witthoeft 6-2 6-4
[Q] C. Liu b. A. Konjuh 6-2 6-7(3) 6-3
[Q] E. Bouchard b. [WC] G. Taylor 6-0 4-6 6-3
[WC] K. Boulter b. V. Cepede Royg 6-4 5-7 6-4
S.W. Hsieh b. [30] A. Pavlyuchenkova 6-4 4-6 6-3
S. Stosur b. S. Peng 6-4 7-5
S. Zheng b. Q. Wang 6-3 4-6 6-1
[28] A. Kontaveit b. D. Allertova 6-2 6-2
[15] E. Mertens b. D. Collins 6-3 6-2
[12] J. Ostapenko b. [WC] K. Dunne 6-3 7-6(5)