Giornata accorciata dalla pioggia il “Day 3” di Wimbledon. Si è giocato il secondo turno della parte bassa di tabellone, dove erano in corsa ancora dieci teste di serie. Sette hanno superato l’ostacolo, due sono state eliminate, e una non ha potuto giocare a causa del maltempo. In questa parte di tabellone curiosamente oggi sono cadute le teste di serie agli estremi: la più bassa, la numero 32 Radwanska, e la più alta, la numero 2 Wozniacki.
Che Safarova abbia superato Radwanska (7-5, 6-4) non credo abbia stupito. Anzi, considerato come si presentavano al via, sarebbe stato più sorprendente il contrario. Per Lucie la cosa più complicata è stato chiudere il match, e ci è riuscita solo al termine di un decimo game chilometrico (con 6 break point, e due match point).
Nel prossimo turno avversaria di Safarova sarà Ekaterina Makarova, che ha sconfitto Caroline Wozniacki (6-4, 1-6, 7-5). Per i bookmaker Wozniacki era nettamente favorita: 1,12 a 5,50. La valutazione era costruita sul differente momento stagionale: Caroline numero 2 del mondo, Makarova nel 2018 mai in grado di vincere due partite di fila a livello WTA. In più Wozniacki era reduce dal successo di Eastbourne (torneo vinto anche da Makarova, ma otto anni fa), e questo poteva far ritenere che avesse trovato la strada giusta nell’interpretazione della superficie. Invece Ekaterina avrebbe potuto vincere anche in modo più netto, visto che nel terzo set era salita 5-1, ha servito due volte per il match e anche mancato quattro set point (tre consecutivi) sul 5-4.
In sala stampa hanno colpito le dichiarazioni di Caroline, per alcuni passaggi non proprio teneri nei confronti dell’avversaria: “Penso che lei abbia giocato al di sopra del suo livello, sia stata un po’ fortunata, e che abbia giocato bene quando ne aveva bisogno”. (Versione originale: “I think she played above her level and really raised it and got a little lucky and played well when she needed to”).
E poi ancora: “Oggi lei ha giocato benissimo. Come ho detto, non so se sarà in grado di mantenere questo livello per il resto del torneo”. (Versione originale: “Today I played someone who played extremely well. As I said, I don’t know that she would be able to keep up this level for the rest of the tournament”).
È chiaro che sul piano diplomatico soprattutto l’ultima frase sarebbe stato meglio non dirla. Ma penso anche che descriva una realtà. Magari non nel caso di Makarova, che in passato è stata anche Top 10, e quindi ha dimostarato di poter giocare bene a lungo, ma non è così infrequente nel tennis contemporaneo che una tennista indietro in classifica riesca a sgambettare le prime. La qualità delle “seconde linee” è sicuramente cresciuta, e per chi sta ai vertici del ranking è più alto il rischio di incappare in un’avversaria in giornata di grazia in grado di prevalere. In fondo è quello che è accaduto a Sharapova e Kvitova, sconfitte da due tenniste come Diatchenko e Sasnovich, che se riuscissero a mantenere costantemente quel livello non sarebbero certo numero 132 e numero 50 del ranking.
Una Wozniacki così diretta in conferenza stampa dimostra che, a caldo, non aveva ancora digerito la delusione. Senza farne un caso più grande di quello che è, direi che le sue parole lasciano trasparire quanto tenesse al torneo, ma soprattutto quante le sue aspettative fossero cresciute dopo il successo di Eastbourne. Poteva diventare l’anno giusto per superare il tabù del quarto turno, a Wimbledon raggiunto in carriera sei volte e mai superato; e invece occorrerà riprovarci l’anno prossimo.
Hanno invece vinto le altre teste di serie: Pliskova (numero 7), Venus Williams (9), Keys (10), Goerges (13), Bertens (22), Serena Williams (25) e Buzarnescu (29),.
Il confronto più interessante era senza dubbio quello tra Karolina Pliskova e Vika Azarenka, due ex numero 1 del mondo, che infatti ha avuto l’onore del Centre Court. La partita era attesa per diversi motivi: da una parte per capire a che punto fosse Azarenka, dopo i risultati poco soddisfacenti degli ultimi mesi. Dall’altra ci si chiedeva se finalmente Pliskova sarebbe riuscita a sfatare il tabù del secondo turno a Wimbledon che, incredibilmente, non era mai stata in grado di superare: fermata per cinque volte in carriera.
Sul campo la partita ha mostrato due giocatrici quasi su livelli diversi: precisa ed efficace Pliskova, incerta e altalenante Azarenka. Esito scontato? Quando Karolina si è trovata avanti di un set e un break mi sono chiesto se non potesse pensare di vivere un déjà vu: infatti era esattamente nella stessa situazione di un anno fa contro Rybarikova. Sempre sul Centre Court, sempre con un vantaggio di un set e un break; e anche allora sembrava in controllo delle operazioni. Invece da lì in poi avremmo assistito a un rovesciamento del match che le sarebbe costato la sconfitta. Ma questa volta Pliskova è stata in grado di portare a termine la “missione”, senza nemmeno soffrire troppo: 6-3, 6-3 e approdo al terzo turno di Wimbledon, miglior risultato in carriera per lei. Lei sì che un tabù è riuscita ad abbatterlo. Che fosse un semplice secondo turno è paradossale per una tennista del suo talento, ma in ogni caso va sottolineato.
Senza volerle togliere dei meriti, credo però che non si sia vista una Azarenka all’altezza del suo nome. Sotto questo aspetto secondo me aveva giocato meglio, anzi, molto meglio, a Wimbledon 2017, appena reduce dalla maternità. Non vorrei suonare indiscreto, parlando di aspetti extratennistici, ma certe vicende sono diventate ormai di dominio pubblico: per Vika sembra che attraversare la battaglia legale per la custodia del figlio sia stato più complicato che vivere la maternità. Mentalmente e fisicamente, sempre che nel tennis e nella vita si possano scindere le due cose.
La Azarenka di oggi ha faticato a essere consistente, ha compiuto troppi errori non forzati (considerando il suo tipo di tennis), alcuni anche in momenti cruciali. Al momento ce n’è di strada da fare per tornare quella che soffocava le avversarie in progressione, che sbagliava poco, e che spingeva tanto. Ma siccome sono sempre stato un estimatore di Vika (secondo me poco considerata anche quando era diventata numero 1 del mondo e dava filo da torcere a Serena), mi auguro che possa tornare vicina ai suoi livelli “storici”. Forse pretendo troppo, e allora mettiamola così: mi piacerebbe vedere fino a che punto può arrivare se potrà allenarsi e a giocare regolarmente per una stagione intera; cosa che, per una ragione o per l’altra, non riesce a fare da anni.
Dicevo all’inizio che una testa di serie non ha giocato. La pioggia arrivata nel tardo pomeriggio ha fatto slittare di ventiquattro ore Strycova (testa di serie 23) contro Tsurenko e anche il match che definirà l’avversaria di Camila Giorgi, quello tra Siniakova e Jabeur. Per la cronaca della partita di Giorgi rimando all’articolo specifico, qui torno su un paio di temi che mi sembrano interessanti.
Primo tema: il dritto. Pur avendo vinto contro Brengle, della prestazione di Camila non ha convinto l’alto numero di gratuiti di dritto: 17 sui 21 compiuti nello scambio da fondo. Possiamo interpretare il dato in due modi. Versione pessimista: se questo problema si ripete contro avversarie più forti rischia di trasformarsi in un handicap insuperabile. Versione ottimista: Camila in passato ha giocato match con un dritto di gran lunga più solido, quindi senza doversi inventare particolari progressi tecnici ha la possibilità di migliorare nei prossimi turni.
Secondo tema: la verticalizzazione del gioco. Sotto questo aspetto stiamo forse realmente assistendo a una trasformazione del modo di stare in campo di Giorgi. Intanto ce lo dicono i numeri: 33 discese a rete (in tre set) contro Sevastova, 23 (in due set) contro Brengle. E poi lo conferma il tono con cui ha risposto alla domanda che le ho fatto in conferenza stampa. La domanda era questa: “Sei scesa a rete 33 volte (contro Sevastova): è stata una tattica episodica o pensi di adottarla con continuità?” Convintissima, con un tono senza la minima incertezza, ha risposto che i colpi di volo diventeranno sempre più importanti per il suo tennis. Ha raccontato che ci sta lavorando intensamente insieme al papà, e ha infine aggiunto una spiegazione tecnico-tattica impeccabile: “Chi gioca contro di me spesso finisce per accorciare la palla e dunque è importante saperne approfittare, cercando di venire avanti e chiudere i punti di volo”.
Naturalmente non è semplice cambiare in modo profondo le proprie caratteristiche di gioco. Anche perché saper eseguire le volèe (cosa che a Camila riesce discretamente) è solo una parte della questione. L’altra parte è saper scegliere i tempi di gioco, e anche la posizione in campo da tenere al momento di colpire. Che si riveli immediatamente produttiva o no, questa scelta non può che farmi piacere come spettatore. Forse ai tifosi interessa innanzitutto che il proprio “protetto” vinca. Ma ai normali spettatori, agli appassionati, penso interessi soprattutto vedere del buon tennis. Per questo una giocatrice che ha in mente di allargare i propri orizzonti tecnico-tattici rappresenta sempre una buona notizia. Prima ancora di sapere se grazie a questo vincerà di più o no.