[8] K. Anderson b. [1] R. Federer 2-6 6-7(5) 7-5 6-4 13-11 (da Londra, il nostro inviato)
Sembra incredibile, ma è successo davvero. Kevin Anderson ha rimontato due set di svantaggio a Roger Federer, campione in carica, imponendogli una tipologia di sconfitta che lo svizzero aveva dovuto affontare appena altre quattro volte in carriera: solo Hewitt (Davis 2003), Nalbandian (Masters 2005), Tsonga (Wimbledon 2011) e Djokovic (US Open 2011) erano riusciti a ribaltare un tale passivo contro lo svizzero. Federer manca l’appuntamento con la 13esima semifinale a Wimbledon e il torneo adesso è clamorosamente riaperto. Lo svizzero ha anche fallito un match point sul servizio di Anderson nel terzo parziale, prima che si concretizzasse la rimonta del sudafricano che adesso affronterà in semifinale uno tra Raonic e Isner.
LA CRONACA
L’insolito collocamento del match di Federer sul campo n.1 (prima volta quest’anno e prima volta dal 2015) ha causato qualche sorpresa ed anche qualche protesta: chi ha comprato il biglietto del Centrale nove mesi fa pensando di poter ammirare il divin svizzero si è trovato a dover improvvisare scambi di biglietti sul modello delle figurine Panini ai tempi della scuola. D’altra parte, se si guarda la questione dalla parte degli organizzatori e di Djokovic, che aveva chiesto in maniera tutt’altro che discreta di poter giocare i quarti di finale sul Centrale (solo un suo match quest’anno era stato programmato sul campo principale), non è la fine del mondo se Federer gioca un match sul campo n.1, che con i lavori del tetto in completamento arriverà ad essere anche più capiente del Centrale. Nessun programma è garantito, tantomeno nove mesi in anticipo, per cui fa parte del gioco.
Ciò non toglie però che qualche effetto si sia sentito: i lettori di Ubitennis incontrati martedì sera nella Queue hanno finito per scegliere metà biglietti per il Centrale e metà per il n.1 per poi scambiarseli durante la giornata (totalmente legale e permesso), e la tribuna stampa più ridotta del n.1 è stata presa d’assalto dai reporter presenti a Wimbledon tanto che chi vi scrive ha potuto mettere il naso in tribuna solamente a metà secondo set. Poco male, comunque, i problemi sono altri, anche perché le file a Wimbledon tendono ad essere piuttosto confortevoli. Nella nostra, per esempio, c’erano due televisori che mostravano i due quarti di finale in contemporanea, nella quale abbiamo visto un match dagli scambi molto meno scarni di quanto non ci si potesse attendere: Kevin Anderson rispondeva abbastanza ai servizi di Federer ma, ahi lui, non riusciva a fare abbastanza danni sui suoi.
L’elvetico serviva come antipasto due specialità della casa: la partenza a razzo con break in apertura inflitto al gran servitore, ed il turno di battuta tenuto in un minuto netto. Si andava di volata 3-0, che si trasformava rapidamente in 5-1 perché lo chef Roger offriva un bis del primo antipasto confezionando un 6-2 nel primo set.
All’inizio del secondo, però, era lo chef Anderson a proporre uno speciale del giorno: buttandosi con grande reattività a destra sui servizi slice di Federer il sudafricano trovava alcune buone rispose profonde che gli valevano il break, il primo subito dallo svizzero nel torneo ed il primo dopo 85 turni di battuta (!) vinti consecutivamente. Il gigante sudafricano si destreggiava molto bene in risposta, teneva anche gli scambi da fondo con buona profondità e sembrava essersi scrollato di dosso la tensione del primo quarto di finale a Wimbledon, di cui ha sfidato le regole indossando sotto i calzoncini un paio di scaldamuscoli neri. Tuttavia soffriva inevitabilmente quando veniva costretto a spostamenti ripetuti, soprattutto, dalla parte del diritto. Federer invece sembrava in grande condizione, manovrava bene con il diritto e nel giro di pochi giochi, nonostante un’altra palla break annullata (con relativo ruggito in tedesco, il primo della giornata) sul 2-3.
Si arrivava così al primo tie break della giornata nel quale dal 2-0 Anderson si passava al 5-2 Federer, con lo svizzero che poi mancava due set point consecutivi sulla sua battuta (dal 6-3 al 6-5), ma rimediava poi con il punto seguente rispondendo ad una gran prima di Anderson e manovrando magnificamente la palla fino all’errore finale del sudafricano.
Sulla situazione di due set a zero per Federer le tribune del campo n.1 si alleggerivano notevolmente, il pubblico pensava che il match fosse quasi concluso e migrava verso altri lidi. I servizi cominciavano a prendere il controllo del gioco, soprattutto nei turni di battuta dello svizzero, che cedeva quattro quindici nei primi cinque turni contro i sette concessi da Anderson. Nel decimo game Federer arrivava a match point rimontando da 40-15, ma scentrava un passante di rovescio sull’attacco del sudafricano e si infastidiva a sufficienza per commettere quattro gratuiti nel gioco successivo e concedere il break. A nulla gli valeva poi l’accelerazione del game seguente, nel quale si portava magnificamente sullo 0-40, per poi subire cinque punti consecutivi (tre dei quali su errori di diritto) e concedere il set.
In abbrivio di quarto set il gioco diventa molto più simile a quello che ci si aspettava dal match tra Isner e Raonic: servizio dominante e scambi ridotti all’osso, se non inesistenti. Nei pochi scambi che si vedevano il diritto di Federer appariva più traballante che mai, mentre quello di Anderson, soprattutto in risposta, funzionava a meraviglia. Ed erano proprio tre errori gratuiti di diritto che costavano all’elvetico il break sul 3-3 che squarciava ancora di più la crepa che il terzo set aveva aperto nell’armatura di certezze dello svizzero. Nel game in cui Anderson serviva per il set Federer riusciva ad aggrapparsi fino alla palla del 5-5 con tre splendidi vincenti, ma altri tre vincenti di Anderson chiudevano il discorso e mandavano la partita al quinto set, per la gioia in tribuna della signora Anderson, Kelsey, del coach Brad Stine e del rappresentante Lotto Veso Matijas.
Nel quinto set, con il match abbondantemente sopra le tre ore, i servizi prendevano definitivamente il sopravvento. Entrambi riuscivano a recuperare due volte da 0-30, Anderson salvava una palla break sul 3-4 con un servizio vincente in un game nel quale era in vantaggio 40-0. Federer si affidava sempre più al “chop” di risposta per iniziare lo scambio, ma non si accorgeva che il rovescio di Anderson stava andando in crisi e palleggiava prevalentemente al centro del campo, permettendo a Kevin di aggirare la palla con il diritto. Dopo lo 0-30 recuperato sul 5-6, Anderson cresceva alla battuta, mentre Federer si affievoliva: il break decisivo giungeva sull’11-11, quando tre errori gratuiti e l’unico doppio fallo del match (sul 30-30, dopo aver atteso che passasse un aereo evidentemente troppo rumoroso) lo condannavano al baratro.
Si tratta della quinta sconfitta di Federer subita dopo aver avuto un vantaggio di due set, e della ventesima patita dopo non aver sfruttato un match point (fatto questo verificatosi in ben quattro delle ultime nove sconfitte dello svizzero). Kevin Anderson sconfigge quindi per la prima volta in carriera Roger Federer, accede per la seconda volta alle semifinali di un torneo dello Slam (dopo gli US Open 2017) ed affronterà il vincente di Isner-Raonic, che ora assume un significato tutto diverso per i due protagonisti, che in caso di vittoria troverebbero un ostacolo molto più malleabile sulla strada per la finale.
Partite perse da Federer dopo aver avuto match-point a favore
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Partite vinte da Federer dopo aver salvato un match-point a sfavore
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