Dai nostri inviati ad Umago, Ilvio Vidovich e Michelangelo Sottili
CECK È TORNATO – Sei game. Sono quelli che ci sono voluti a Marco Cecchinato per scrollarsi di dosso le ultime scorie della parentesi erbivora, prima di tornare a far vedere – a tratti – il giocatore ammirato a Parigi (“Ho giocato meglio di ieri, soprattutto con il servizio, ho cominciato a fare più male, ho messo più prime, però ho ancora bisogno di qualche match e di qualche allenamento per tornare al top dopo l’erba” il commento post match del n. 27 del mondo) e conquistare la terza semifinale dell’anno a livello ATP 250. Dal 4-2 Djere nel primo set, il tennista siciliano ha letteralmente cambiato marcia, infilando nove giochi consecutivi e chiudendo poi il match in meno di un’ora e mezza di gioco.
Eppure all’inizio il suo avversario non era certo apparso disposto a fare la vittima sacrificale. Tanto che era stato proprio Djere per una buona mezz’ora ad esprimersi meglio da fondo campo, solido ed aggressivo con entrambi i fondamentali. Marco invece commetteva qualche errore di troppo, in particolare col dritto, mentre il rovescio dava la sensazione di essere meno ficcante del solito (“Lui ha iniziato molto bene. Ma rispetto all’altro giorno ho comunque giocato meglio, gli sono rimasto attaccato”). E proprio un colpo steccato con il rovescio ed un errore di dritto del siciliano permettevano a Djere di ottenere il break che poi difendeva per portarsi sul 4-2. Ma non c’era nemmeno il tempo di preoccuparsi perché da quel momento Cecchinato aumentava in maniera impressionante i giri del motore (“Ho cominciato a giocare meglio rispetto a lui, comandavo io gli scambi e stavo più vicino alla linea di fondo”). Chissà, forse saranno stati d’aiuto anche i tanti i cori “Marco Marco” che si sentivano dalle tribune, non certamente colme ma con tanti italiani giunti appositamente per vedere il semifinalista del Roland Garros (“Non fare scherzi Marco, ho fatto 100 km per vederti” ha urlato ad un certo punto uno spettatore alle nostre spalle dopo un errore del siciliano). Aspetto che nel dopo partita Cecchinato non ha mancato di sottolineare: “Giocare di sera qui a Umago con il tutto il pubblico, tanti italiani, il tifo a favore è veramente bello. Dentro il campo a me piace avere il tifo. Qui sento proprio il tifo degli italiani e mi dà tanta forza”.
Sta di fatto che Cecchinato piazzava un parziale di 11 punti consecutivi, con i fondamentali che tornavano a far male, e si portava sul 5-4. Djere accusava il colpo e con il primo doppio fallo del match cedeva il primo set per 6-4 in 42 minuti. Il serbo cercava di resistere e restare ancora in partita all’inizio del secondo parziale ma perdeva i primi due lunghissimi game (quattordici punti l’uno, venti minuti in totale). Era la svolta definitiva, Cecchinato sempre più padrone del campo prendeva il largo. Da fondo comandava gli scambi e appena poteva deliziava il pubblico con il suo marchio di fabbrica: la smorzata. C’era ancora il tempo per applaudire anche un lob in tweener – dopo uno scambio di smorzate e pallonetto velenoso del tennista azzurro – con cui Djere annullava una palla break, vedere il serbo che non accettava di subire l’onta del bagel e prima annullava un match point e poi piazzava il suo unico ace del match per il game della bandiera. Un piccolo ultimo brivido con il serbo che saliva 15-30 sul servizio di Marco che però non si scomponeva e con tre punti consecutivi chiudeva 6-1, dopo un’ora e ventuno minuti di gioco totali.
Ad attenderlo ora la maggiore sorpresa di un torneo che di sorprese ne ha riservate comunque un bel po’ (Cecchinato è l’unica testa di serie rimasta in gara): il qualificato Marco Trungelliti. Tanto per mantenere vivo il ricordo del Roland Garros, dove l’azzurro sconfisse il lucky loser argentino al secondo turno, quando la sua favola parigina era appena agli inizi. Con anche qualche polemica nel corso del secondo set vinto al tie-break, come gli abbiamo ricordato chiedendogli del suo prossimo avversario (contro il quale ha vinto anche l’altro precedente a livello Challenger, nel 2017 ad Ostrava). “Per quanto riguarda quello che era successo a Parigi, era stata un po’ colpa dell’arbitro che aveva fatto qualche chiamata un po’ dubbia, con lui non era successo niente di particolare. Qui sarà un match diverso perché Parigi ha altre condizioni. Domani sarà comunque un match importante. Lui sarà in fiducia perché ha vinto tanti bei match questa settimana, dovrò giocare al meglio nonostante l’abbia già battuto due volte.”
HAASE, BUONA LA TERZA – Dopo due sconfitte in altrettante sfide, Robin Haase mette a segno una inaspettata vittoria in due set contro Andrey Rublev, campione in carica e favorito della parte alta del tabellone dopo la rinuncia di Edmund. Haase, invece, con un tennis piacevole e relativamente vario riesce ad arginare le manate del russo che, peraltro, aveva giocato la sera precedente il suo primo match da aprile (infortunio alla schiena) restando in campo due ore e mezza contro Auger-Aliassime. Dopo un primo set in cui si fa bastare il servizio strappato all’avversario nelle fasi iniziali, l’olandese sembra ripercorrere la stessa strada nel secondo, mentre Rublev appare stanco e concede due palle del doppio break. La situazione di pericolo risveglia il russo che poco dopo torna in partita. In un inizio di tie-break pieno di errori, Rublev si riaccende quando deve salvare tre match point consecutivi, ma è bravo Haase a ritrovare la concentrazione che lo porta alla seconda semifinale dell’anno dopo Auckland. Dopo il match del turno precedente, l’olandese si è trovato di fronte uno che si limita a giocare a tennis senza inventarsi risposte tirate verso il cielo, lamentarsi per ogni piccolo rumore, spezzare il ritmo tra un punto e l’altro. Secondo Robin, quello contro Klizan “è stato un po’ più mentale perché hai bisogno di mantenere la concentrazione, ma anche oggi ci sono state situazioni in cui ero infastidito, non importa il motivo – il mio gioco o quello che è. Si tratta sempre uno sport di testa”.
Nell’unico match programmato sul Grandstand, Guido Pella spegne il sogno del serbo Dusan Lajovic di raggiungere la sua quinta semifinale ATP. L’argentino vince al tie-break un primo set equilibrato e poi scappa 5-2 nel secondo. Quando l’incontro sembra ormai giunto ai titoli di coda, l’allievo di Perlas ha un sussulto d’orgoglio e recupera fino al 5 pari, con la complicità di Guido che, tra braccino e scelte tattiche discutibili, spreca tre match point quando serve sul 5-3. Ma il tennista di Stara Pazova rimanda solo di pochi minuti i suoi saluti ad Umago: quattro brutti errori e arriva il break decisivo al dodicesimo gioco che consente a Pella di alzare le braccia al cielo e regalarsi la semifinale contro Haase. Nel quarto di finale meno nobile, il qualificato Marco Trungelliti supera agevolmente Evgeny Donskoy facendo valere la sua maggior attitudine alla superficie. Il moscovita non ha armi – e non perché manda in frantumi il suo attrezzo nella parte finale del match – mentre “Trungle” porta in giro con nonchalance la sua pancetta mentre scaraventa topponi per guadagnarsi la sua prima semifinale ATP che arriva tre mesi dopo il suo primo trofeo Challenger.
Risultati:
[6] R. Haase b. [4] A. Rublev 6-3 7-6(6)
[Q] M. Trungelliti b. E. Donskoy 6-1 6-4
[3] M. Cecchinato b. L. Djere 6-4 6-1
G. Pella b. D. Lajovic 7-6(3) 7-5
Il programma di sabato:
Goran Ivanisevic Stadium – ore 17.20
[6] R. Haase vs G. Pella
Non prima delle 20
[3] M. Cecchinato vs [Q] M. Trungelliti