[3] M. Cecchinato b. G. Pella 6-2 7-6(4) (dal nostro inviato a Umago)
Bastad chiama, Umago risponde. Poche ore dopo che Fabio Fognini aveva conquistato il suo settimo titolo ATP nella cittadina svedese, Marco Cecchinato mette il suo sigillo in questa bellissima domenica di luglio per il tennis italiano (era già capitato due anni fa in questo periodo, con Fabio vincitore qui ad Umago e Paolo Lorenzi trionfatore a Kitzbuhel), regalandosi il secondo titolo in carriera nel massimo circuito mondiale.
“Sono contento per questo momento mio e di Fabio. Stiamo giocando veramente bene ed è una cosa molto positiva, secondo me, per il tennis italiano, che ci siano due giocatori che stanno facendo molto bene, perché uno trascina l’altro. Per me è importante che ci sia Fabio davanti, ho tutto da imparare. Lui ha fatto grandi risultati, io spero di potermi avvicinare sempre di più” ci dirà Marco al riguardo nel dopo partita.
Il tennista siciliano non intende minimamente svegliarsi da questo suo bellissimo e lunghissimo sogno, iniziato con la vittoria da lucky loser al torneo di Budapest e soprattutto proseguito con la semifinale raggiunta al Roland Garros. “Sì, è lungo questo sogno, sono contento che stia continuando. Sono davvero emozionato, aver vinto il mio secondo titolo ATP, tornare sulla terra dopo Parigi ed un grandissimo risultato, non era facile giocar bene”). Lo ha dimostrato anche questa sera sul Centrale di Umago, superando con autorità l’argentino Pella e alzando il suo livello di gioco ogni qualvolta lo svolgimento del match lo ha richiesto (“Oggi ho dimostrato di essere coraggioso nei momenti importanti“). Caratteristica tipica dei top player, quale il siciliano sta dimostrando di essere quando si esprime sulla sua superficie d’elezione, la terra battuta.
La partita era stata un po’ tesa all’inizio. Cecchinato aveva i favori del pronostico, ma i precedenti a livello Challenger non erano certo tali da fargli dormire sonni tranquilli. I due infatti erano 1-1 negli head to head, ma in realtà Ceck aveva perso tutti e tre i set giocati: sconfitto 6-2 6-2 lo scorso anno in Germania e vittorioso per ritiro nel 2015 quando si trovava in svantaggio 6-1 1-0 (“Sapevo di dover alzare il livello, lui è uno dei giocatori migliori sulla terra rossa, mi dà molto fastidio per il suo tipo di gioco e ho preparato bene con il mio allenatore questo match, perché sono entrato in campo determinato e sapendo cosa fare nei momenti importanti”). Dall’altro lato Pella era alla sua terza finale ATP, sempre sulla terra (2016 Rio, 2017 Monaco di Baviera) e si vedeva che ci teneva un mondo ad evitare di uscire sconfitto come nelle precedenti occasioni (e lo confermerà, deluso e arrabbiato, nella conferenza stampa post match). Ed era proprio l’argentino che partiva meglio – in un Goran Ivanisevic Stadium finalmente quasi al completo, sempre con una ampia maggioranza di spettatori italiani, che Cecchinato ringrazierà a fine match – sbagliando pochissimo e spingendo molto bene con il dritto mancino. Fondamentale, quest’ultimo, che invece all’inizio faticava a carburare in casa azzurra. Cecchinato in compenso trovava nella battuta l’ancora di salvezza per togliersi di impiccio dalla prima situazione difficile, già nel game di apertura. A causa proprio di diversi dritti sbagliati il palermitano si trovava infatti a dover annullare due palle break, ma prima un ace e poi il classico schema smorzata-passante gli permettevano di salvarsi. Gol sbagliato, gol subito e al quarto game un calo di tensione del 28enne di Bahia Blanca consentiva a Cecchinato – che intanto si era fatto più aggressivo e un po’ meno falloso col dritto – di strappargli la battuta. Tre ace nel game successivo, uno dei quali ad annullare un’altra palla break, consentivano a Ceck di confermare il break e di fatto indirizzare definitivamente il parziale. L’azzurro saliva ancora di livello mentre Pella invece non riusciva a stargli dietro e con un doppio fallo consegnava il primo set al suo avversario per 6-2.
L’inizio del secondo set pareva rispecchiare gli ultimi due match di Cecchinato, capace di accelerare ulteriormente senza voltarsi indietro in entrambe le occasioni. L’azzurro aveva infatti due palle per andare avanti 2-0. Ma la garra argentina di Pella si faceva sentire: il n. 72 del mondo (ma salirà al n. 57 ) annullava le due palle break e stavolta era lui ad applicare la regola del “gol sbagliato, gol subito” brekkando nel quinto gioco alla quinta chance. Ma Cecchinato, seppur un po’ meno consistente da fondo rispetto a qualche minuto prima, non si scomponeva e aspettava l’occasione buona per rientrare. Che si materializzava all’ottavo game, grazie nuovamente al consolidato schema smorzata-passante del siciliano che sigillava il 4 pari. Senza ulteriori sussulti si arrivava così al tie-break, tutto sommato giusta conclusione di un parziale equilibrato. Sembrava che Ceck fosse in grado di chiudere la pratica in fretta quando saliva 4-0, grazie anche ad un nastro amico che consegnava Pella al passante vincente successivo. Invece c’era il tempo per far vivere ancora qualche emozione al pubblico umaghese, con l’azzurro che sbagliava un dritto a campo aperto per il 5-0 e poco dopo si ritrovava l’argentino ad una incollatura, sul 4-3. Ma nuovamente, ecco la ormai consolidata capacità di Cecchinato di fare la differenza nei momenti che contano. Il braccio di ferro da fondo chiuso con la smorzata e poi il sesto ace del match – ennesima conferma della grande prestazione al servizio del siciliano questa sera (“Sì, il servizio mi ha aiutato tanto, sin dall’inizio, nei momenti importanti e delicati sono rimasto aggrappato alla battuta, gli ace sulle palle break e anche altri punti vincenti “) – lo portavano a conquistare tre match point consecutivi. Era il secondo quello buono: 7-6. Game, set, match, torneo, Cecchinato. Che si lasciava cadere a terra, come dopo la vittoria contro Djokovic a Parigi, e poi correva ad abbracciare coach e fidanzata. Quest’ultima destinataria di un ringraziamento speciale nelle parole di Marco durante la premiazione.
Questa vittoria consente a Cecchinato scala ulteriormente la classifica ATP, sarà n. 22. Con la ghiotta occasione la prossima settimana ad Amburgo di arrivare addirittura in top 20, qualora riuscisse a raggiungere almeno i quarti di finale. Il sorteggio in Germania non gli è stato proprio amico, riservandogli all’esordio un avversario ostico come Gael Monfils. Ma in questo momento, è forse il francese – comunque reduce da un ottimo Wimbledon, sconfitto agli ottavi in un match tiratissimo dal futuro finalista Kevin Anderson – quello che deve preoccuparsi di più. Perché Marco vuole continuare a sognare. “L’anno è lungo. La prossima settimana giocherò ad Amburgo il mio ultimo torneo sulla terra, ma sicuramente arriverò stanco. Non ho più tanti punti da difendere fino a marzo, quindi anche se dovesse andare male ad Amburgo non sarà un grosso problema perché comunque da qui a fine anno ci sono tanti tornei. Anche in America, sul cemento all’aperto, ho tanta fiducia, posso far bene. L’ho dimostrato facendo semifinale sull’erba e sul cemento mi troverò meglio. Come dicevi tu sono vicino ai primi venti, adesso spero di continuare a lavorare con continuità e con determinazione senza mai accontentarmi”.