Penultimo atto dell’edizione 2018 del torneo ATP di Atlanta con i quattro giocatori rimasti che si sfidano per un posto nella finale di domenica in due match con caratteristiche totalmente diverse. Nella prima semifinale John Isner (33 anni, 9 ATP e testa di serie numero 1) – che nelle otto precedenti partecipazioni ad Atlanta ha sempre raggiunto la semifinale, rimediando una sola sconfitta nel 2012 per mano di Andy Roddick – affrontava Matthew Ebden (30 anni, 55 ATP, testa di serie n.4) per la quinta volta in carriera (nell’ultimo incontro tra i due, giocato a gennaio al primo turno dell’Australian Open, è arrivata l’unica vittoria di Edben). Nella seconda semifinale invece, Ryan Harrison (26 anni, 53 ATP) sfidava Cameron Norrie (22 anni, 73 ATP). Per giungere a questo match entrambi i giocatori hanno dovuto superare un avversario di prestigio che partiva con i favori del pronostico: l’americano ha eliminato il rientrante Hyeon Chung, testa di serie n.3 del torneo, risalendo da un set di svantaggio, mentre il britannico ha beneficiato del ritiro per infortunio di Nick Kyrgios, testa di serie n.2.
I primi giocatori a prendere il campo sono Isner e Ebden. Il motivo tattico dell’incontro è il solito: quante possibilità avrà il giocatore australiano di fronteggiare con successo il formidabile servizio del tennista statunitense per tentare di sviluppare il gioco in territori a lui più congeniali. Nel primo set questo non avviene, visto che l’unica palla break concessa da Isner viene cancellata con la solita bomba al servizio (a fine match gli ace saranno 26), mentre delle cinque concesse da Ebden le prime vengono annullate ma la capitolazione sulla quinta concede di fatto la prima frazione all’avversario. Nel secondo set l’avvio è quasi identico grazie al break per Isner al terzo gioco; è però diversa la reazione di Ebden, che si riporta subito in parità e riesce ad arrivare al tie break dove un insolitamente falloso Isner (forse preoccupato per il dolorino alla coscia sinistra per il quale ha richiesto l’intervento del fisioterapista) butta a rete due colpi al rimbalzo abbastanza semplici e consente ad Ebden di aver un set point che il giocatore australiano non si fa sfuggire. Tutto rimandato alla partita decisiva dove però si assiste alla resa di Ebden che non riesce a tenere il ritmo dell’americano e gli consente di aggiudicarsi il match dopo due ore di gioco.
Altrettanto altalenante l’altra semifinale dove il primo set va a Norrie che approfitta al meglio di una partenza non brillantissima di Harrison per avvantaggiarsi. Giocando poi in maniera saggia e avveduta i restanti game sia al servizio che in risposta, incamera la frazione con il punteggio di 6-2. Arriva la reazione di Harrison nella seconda partita: Ryan gestisce meglio i turni al servizio, pur concedendo due opportunità all’avversario, e riesce a conquistare il break decisivo al sesto gioco chiudendo poi il set sul 6-3 in 37 minuti. Sullo slancio il tennista statunitense riesce a brekkare ancora Norrie nel primo game del terzo set e da lì in avanti non cede più di un millimetro, grazie anche ad un leggero calo fisico di Norrie.
La finale tra John Isner e Ryan Harrison sarà il decimo atto conclusivo consecutivo del torneo con in campo almeno un giocatore statunitense (da Simon vs Tursunov del 2008), oltre che la rivincita della finale dello scorso anno vinta da John per 7-6 7-6.
Risultati:
[1] J. Isner b. [4] M. Ebden 6-4 6-7(5) 6-1
[8] R. Harrison b. C. Norrie 2-6 6-3 6-2
Andrea Franchino