Tra rinascite e dolori dei Fab Four, giovani che sbocciano e successi degli italiani, nell’annata 2018 del tennis maschile sta passando quasi sotto silenzio l’inesorabile declino di tanti protagonisti del tour, che per un decennio e mezzo hanno costituito il vero zoccolo duro dietro i campioni. Adesso anche per Tomas Berdych la faccenda si sta facendo dura. Il ceco, assente a Wimbledon il mese scorso a causa di un problema alla schiena, ha annunciato ora che non parteciperà a nessuno dei tornei sul cemento nordamericano d’agosto, US Open incluso. Si tratta dello stop per infortunio più importante della sua carriera, dato che dal settembre 2003 al maggio di quest’anno aveva saltato un unico major.
Le pessime uscite della stagione sul rosso, con le eliminazioni al primo turno in tutti i Masters 1000 e al Roland Garros, e lo stop al primo turno del Queen’s nell’unico incontro su erba disputato, lo avevano convinto a dedicare tempo “al riposo e alle cure necessari per le prossime due settimane”. Il periodo lontano dal campo dell’ex top 10 sembra tuttavia essersi allungato, segno che i tentativi di sistemare la schiena non sono andati finora a buon fine. La promessa di tenere i fan informati sulle condizioni di salute finora non è stata però mantenuta: l’ultimo post del quasi trentatreenne su Twitter risale a quindici giorni fa, e celebra i suoi tre anni di matrimonio con Ester Satorova.
Berdych si trova attualmente alla posizione numero 61 del ranking ATP, la peggiore per lui dall’agosto del 2004. L’unica, minima consolazione è che i punti da difendere nelle prossime sei settimane erano davvero pochi, giusto quelli della semifinale a Los Cabos (90), del secondo turno a Flushing Meadows (45) e del gettone di presenza a Cincinnati (10). Il problema è che sono pochi anche quelli rimasti. Con appena 715 punti nella Race per Londra, oltre la metà dei quali dipendenti dai quarti di finale all’Australian Open, il rischio è quello di iniziare la stagione 2019 fuori dai primi 70-75 posti della classifica, anche perché riguardo al rientro in campo Berdych non ha ancora fissato alcuna data.
Già da ora qualche problema all’orizzonte c’è, dato che il cut-off delle entry list dei tornei autunnali, come i Masters 1000 di Shanghai e Parigi-Bercy o anche gli ATP 500 di Vienna e Basilea, si attesta solitamente poco sotto la cinquantesima posizione. Questo per Berdych significherebbe dover chiedere una wild card o, peggio, dover passare per le qualificazioni per la prima volta dopo tanti anni. Risalire da così in basso, per un tennista non abituato a un compito del genere e magari a corto di fiducia, sarebbe una vera e propria impresa. Il dubbio che tennisti come lui, Monfils, Tsonga o Ferrer (che sta seriamente meditando il ritiro) possano ritrovare quello spazio dato per scontato per tanti anni è più che legittimo.