Dopo la vetta di Gstaad – anche in senso letterale, visto che lo Swiss Open si gioca a oltre mille metri sopra il livello del mare – il rischio per Matteo Berrettini era che cominciasse una discesa. Invece il rientro al Generali Open di Kitzbuhel, altra tappa d’altura del circuito, è stato buono e anche questa settimana per il nuovo volto del tennis italiano ci sarà da giocare. La vittoria in rimonta contro Gilles Simon, vincitore dell’unico precedente poche settimane fa a Wimbledon, è importante sotto numerosi aspetti, non ultimo quello della mai banale conferma nel match immediatamente successivo a un titolo vinto (che sette giorni fa si era rivelato fatale sia a Fognini che a Cecchinato).
La partenza nervosa di Berrettini aveva fatto presagire la tipica sconfitta di chi non ha ancora recuperato la migliore condizione fisica – erano passate appena 48 ore dalla vittoria su Bautista Agut – e la concentrazione necessaria a mettersi sotto. Due fattori fondamentali, specialmente contro un avversario paziente come l’ex numero 6 ATP. Il ventiduenne romano ha infatti provato subito a comandare il gioco, cercando di accorciare gli scambi con il servizio e il dritto che aveva messo in mostra sulle Alpi svizzere, ma l’esuberanza non ha fatto il paio con la precisione e nel giro di venti minuti si è trovato sotto 0-5, poi 1-6. A quel punto c’era bisogno di cancellare immediatamente quel set sciatto, fatto di attacchi frettolosi e nervosi, e fingere dentro la propria testa che l’incontro ripartisse da zero.
Appena Berrettini ci è riuscito, è bastato relativamente poco per far girare una partita che molti altri al suo posto avrebbero lasciato andare. Quel poco, l’azzurro lo ha cercato e ritrovato nei propri punti di forza: nel secondo set, deciso da un break conquistato in avvio e difeso con autorità, è salito il numero di punti con la prima palla; nel terzo è cresciuto anche quello delle prime palle messe in campo, e l’incontro è finalmente diventato quello desiderato dall’inizio. Con Simon sempre più in difficoltà a far partire il suo scambio preferito, il numero di finezze di “Berretto” è cresciuto, con palle corte e begli schemi a rete. Nulla del risultato finale, sigillato costringendo la testa di serie numero cinque del tabellone a un errore di rovescio, può dirsi immeritato.
Di momenti in cui si è visto perché è sensato credere in Berrettini ce ne sono stati numerosi: la generosa ricerca del doppio break nel finale del secondo set, nella speranza di iniziare il terzo al servizio, e l’immediato recupero del break di svantaggio in quel parziale decisivo, sono soltanto due esempi di una intelligenza e di una voglia di lottare che raramente si affiancano al talento. Il doppio break di Simon che ha aperto l’incontro, specialmente dopo 49 turni di servizio tenuti, avrebbe demoralizzato molti tennisti ancora a corto di esperienza. Non questo Berrettini, che un pubblico nutrito – specialmente nel finale, quando i match sul campo centrale erano terminati – potrà godersi ancora almeno per un incontro.
Tale fortuna non si estenderà purtroppo agli spettatori italiani: agli ottavi di finale Berrettini è atteso dal moldavo Radu Albot in un incontro programmato nuovamente sul secondo campo, privo di copertura televisiva. Matteo è chiaro favorito dell’incontro, anche perché l’ultimo precedente è una sua netta vittoria per 6-4 6-2 che risale proprio a pochi giorni fa, al primo turno del torneo di Gstaad. Quella del favorito, almeno nei round iniziali dei tornei di piccolo calibro, è una dimensione alla quale il più giovane azzurro tra i primi 300 della classifica del tennis mondiale dovrà presto abituarsi. Non sarà immediato, ma ci sono situazioni peggiori in cui trovarsi.
Intanto arriva la notizia che Berrettini salterà entrambi i Masters 1000 sul cemento nordamericano, la Rogers Cup e il torneo di Cincinnati, dove sarebbe quasi certamente dovuto passare attraverso le qualificazioni (è stata negata una wild card persino a Wawrinka). Lo scopo è dare un po’ di tregua al metro e novanta abbondante di fisico, acclimatandosi con il cemento al torneo di Winston-Salem per poi puntare a fare bene agli US Open. Nulla è impossibile al momento. L’importante però è che ancora per qualche giorno i piedi rimangano piantati all’ultima terra della stagione 2018, quella di Kitzbuhel. Perché in questo momento, per Matteo Berrettini, di certo c’è l’occasione di combinare qualcos’altro di importante anche lì.
Destini alterni per le altre due teste di serie impegnate al martedì. Il tedesco Jan-Lennard Struff, numero sette del seeding, ha ceduto al giapponese atipico Taro Daniel, che sulla terra gioca meglio che altrove, mentre Jurgen Zopp non ha saputo sfruttare lo status di special exempt – ottenuto in virtù della semifinale raggiunta a Gstaad – contro il sesto favorito Maximilian Marterer, in decisa ascesa. Subito eliminato Nikoloz Basilashvili, che a differenza di Berrettini non è riuscito a smaltire le scorie del titolo di Amburgo: Laslo Djere gli ha rifilato un doppio 6-3 in un’ora e un quarto, concedendogli qualche giorno di meritato riposo.
Risultati:
N. Jarry b. R. Carballes Baena 7-6(3) 6-7(5) 6-4
R. Albot b. [SE] J. Kovalik 6-1 6-4
[6] M. Marterer b. [SE] J. Zopp 6-4 3-6 6-3
T. Daniel b. [7] J.L. Struff 7-6(3) 6-1
L. Djere b. N. Basilashvili 6-3 6-3
[Q] M. Klizan b. [WC] S. Ofner 6-2 6-4
M. Berrettini b. [5] G. Simon 1-6 6-3 6-4