Cambiano i tempi, passano le crisi e i campioni, si tenta di resistere. Michael Stich, già airone, ci ha messo tutta la forza e la passione che aveva per tenere la barra dritta durante la tempesta, e tutto sommato, pur vacillando pericolosamente, il torneo di Amburgo è sopravvissuto. Ammaccato, ma ancora vivo. Assunta la direzione di un evento un tempo più che prestigioso (oltre che secolare: la prima edizione del ‘German Open’ si disputò nel 1892) nel momento di più scarsa fortuna, dopo il declassamento da “1000” a “500” successivo alla riforma del calendario, che ne ha provocato addirittura lo spostamento in estate, quando l’ambizione dei campioni non è certo quella di calcare la polvere di mattone, il buon Michael ha tenuto unite le truppe, salvando il salvabile.
Certo, il prestigio di un torneo è legato ai protagonisti che lo popolano e la città anseatica non era più così attraente per i migliori giocatori del pianeta, ma l’ex numero 2 delle classifiche mondiali si è tolto qualche buona soddisfazione, riuscendo a invitare al club di Rotherbaum sia Roger Federer (annus horribilis 2013) che Rafa Nadal (2015, l’anno della polemica finale vinta contro Fabio Fognini). La Deutscher Tennis Bund, massimo organo federale, ha ceduto per cinque anni i diritti di organizzazione a una nuova società, Matchmaker, presieduta dal rapace Peter Michael Reichel; consorzio che volentieri si sarebbe affidato alla direzione di Stich, rivelatosi però indisponibile al mantenimento della carica. Probabilmente sentitosi in qualche modo sfiduciato dalla Federazione, l’ex campione non ha avuto cuore di abbandonare una creatura completamente sua per essere in qualche modo eterodiretto, e l’amarezza traspare dalle sue diplomatiche dichiarazioni in merito: “Ho accettato la decisione della DTB, anche se francamente non l’ho capita“.
Difficilmente il torneo, che attraversa un’oggettiva crisi di appeal, avrebbe potuto beneficiare di cure migliori rispetto a quelle somministrate da Michael Stich, vista l’attuale rigidità di un calendario arduo a modificarsi. La salvezza dello storico torneo, con ogni probabilità, passerebbe solo attraverso un cambio di superficie, se non da un nuovo spostamento sul calendario. Ipotesi difficile, a quanto sembra: “Il cambio di data sul calendario internazionale è estremamente difficile, se non improbabile. Dovrebbero incastrarsi varie modifiche radicali e non mi sembra che ciò possa avvenire nel corso dei prossimi cinque anni“. Forse un passaggio al “duro”, in un periodo in cui i grandi iniziano ad affrontare la volata con direzione New York, favorirebbe il consenso dei top 10, ma nemmeno questa eventualità solletica il campione dell’edizione ’93: “Anche qualora si dovesse giocare sul cemento non credo che Federer, Nadal, Djokovic e Murray verrebbero qui. Forse Zverev, perché si gioca in Germania, ma non sarebbe affatto sicuro“.
Quale sarà dunque il futuro di Stich? Difficile pensarlo a lungo fuori dall’ambiente. Certo, mettere in piedi un altro torneo, o le proprie mani su uno già esistente, non sarà né facile, né tanto meno immediato. Mai dire mai, in ogni caso: “Abbiamo qualche idea, ma è prematuro parlarne adesso. Di certo vogliamo mantenere un forte legame con i nostri sponsor e, soprattutto, con la gente di Amburgo. Presto vedremo il da farsi“.