Dal nostro inviato a Montreal,
UNSTOPPABLE SIMONA – Non importa quando venga mandata in campo o quanto poco tempo di riposo abbia tra un match e l’altro: Simona Halep a Montreal sembra non poter perdere. Dopo la sfuriata di venerdì sera contro la WTA e la sua programmazione che l’ha costretta a giocare la semifinale alle 13 di sabato dopo i quarti di finale in notturna la sera prima, la rumena ha confermato una volta di più il suo ruolo di regina del tennis femminile sconfiggendo in due set la giovane australiana Ashleigh Barty, contro cui non aveva mai giocato. Sospinta dai numerosi fans rumeni che come sempre la seguono in tutto il mondo ed in particolare qui in Canada (la comunità rumena a Montreal è una delle tante presenti nella cosmopolita metropoli del Quebec, e i biglietti per la semifinale venivano venduti al 30% di sconto durante la giornata di venerdì), Simona Halep ha messo in mostra il suo solito tennis fatto di corsa e ritmo contro cui Barty non ha saputo opporre molto se non qualche sprazzo di buon tennis fatto di accelerazioni di diritto e palle corte. Un po’ poco per poter impensierire la n.1 del mondo che ritorna in finale a Montreal e tenterà il bis dopo il successo del 2016.
La partenza del match è tutta per Halep, che picchia sulla palla e non si fa “incartare” dallo slice di rovescio di una Barty piuttosto timorosa. Sul 4-1 pesante, un rovescio facile da metà campo messo in rete sembra turbare la n.1 del mondo che poi si disunisce, commette qualche errore di troppo e concede un controbreak, anche perché Barty comincia a lasciare andare di più i colpi ed a sfruttare i suoi slice per la palla corta. Tranquillizzata dalle parole del suo allenatore Darren Cahill, che sul 4-3 le ricorda di sorridere e la rassicura sulla bontà del suo tennis finora, Halep tiene i due successivi turni di battuta a zero e chiude il set per 6-4 in 38 minuti.
Simona alza i giri del motore ed estende il vantaggio fino al 4-0, arriva ad avere anche una palla del 5-0 ma Barty risponde, picchia con il diritto lungolinea e tiene il servizio, arrivando poi nel gioco successivo ad avere anche una chance per il 2-4, mancata con un rovescio largo. L’australiana annulla coraggiosamente tre match point sull’1-5 0-40, ma due punti più tardi alza bandiera bianca con il suo terzo doppio fallo del match.
“Credo di aver giocato un match intelligente oggi – ha detto Simona Halep alla fine della partita, rifiutando di commentare oltre sulla diatriba sul programma di gioco – ho spinto molto sul suo rovescio per ottenere una palla più corta su cui potermi aprire il campo. Ho giocato a tutto braccio anche sul suo diritto, ho giocato qualche slice. Credo che la partita sia stata di un buon livello anche se il ritmo ha avuto alti e bassi”.
“Domani sarà probabilmente un match simile a quello del 2016 se vince Stephens, mentre se vince Svitolina sarà una partita durissima come ogni volta contro di lei. In ogni modo, è molto positivo essere in finale di un torneo così importante dopo una lunga pausa”.
PERCORSO NETTO PER SLOANE – Dopo la semifinale raggiunta lo scorso anno a Toronto, Sloane Stephens compie un passo avanti e raggiunge l’atto conclusivo dell’Open del Canada in “versione Montreal”, e lo fa senza perdere un set e cedendo solamente 19 games in quattro partite. Nel primo set Elina Svitolina ha pagato la partenza eccessivamente lenta ed alla fine ha dovuto soccombere sotto le bordate di diritto di Stephens, nella giornata molto efficace dalla parte destra.
Ci vogliono cinque minuti buoni prima che Elina Svitolina faccia un punto: sei errori gratuiti consecutivi per lei all’inizio del match, compreso un doppio fallo per cedere il servizio nel game di apertura. La partenza diesel fa malissimo alla giovane ucraina, che inizia a tirare su i suoi pallettoni lunghi ed alti in difesa per allontanare Stephens dalla riga di fondo quando la sua avversaria ha già accumulato un discreto vantaggio. Nel quarto game, che dura ben 16 punti, non riesce a concretizzare due palle break e il tabellone segna 4-0 per la campionessa degli US Open. Svitolina si desta dal torpore, inizia a trovare il ritmo tanto che con la collaborazione di qualche errore di Stephens risale dall’1-5 alla palla del 4-5, poi però sciupa tutto concedendo il set all’avversaria in 50 minuti di gioco.
Inizio del secondo parziale decisamente più competitivo, gli scambi sono più lunghi ma è sempre Stephens che comanda con il diritto e Svitolina che prova a contrattaccare. Elina prova a spingere sulla diagonale destra per evitare il diritto anomalo di Sloane, ma l’americana è una roccia: grazie ad un break nel quarto game ed al successivo turno di battuta tenuto dopo 22 punti e 3 palle break annullate si issa sul 4-1. Svitolina non ci sta, rincorre tutte le palle a testa bassa e poco dopo conquista il controbreak per il 3-4, ma un altro paio di “gratuiti” da fondo restituiscono il break all’americana che con il suo dirittone si prende l’accesso alla finale in un’ora e 38 minuti di gioco.
Saranno dunque Simona Halep e Sloane Stephens a contendersi il titolo della Rogers Cup nella riedizione della finale del Roland Garros che ha visto il primo trionfo Slam della rumena. I precedenti parlano di sei vittorie a due per Halep, con gli unici due successi di Stephens che sono venuti proprio sul cemento, ma l’ultimo dei quali risale a più di cinque anni fa (Australian Open 2013), quando nessuna delle due protagoniste aveva ancora raggiunto di picchi di rendimento attuali. “Anche se ho perso le ultime cinque volte contro di lei, ci siamo incontrate in finale ai French Open quest’anno dove ho giocato benissimo per un set e mezzo, per cui dovrò cercare di giocare benissimo per due set questa volta, senza fermarmi ad un set e mezzo – ha detto Sloane Stephens dopo la partita – Sulla carta la favorita è lei, dato che è la n.1 del mondo, per cui è una partita che non dovrei in teoria vincere, quindi cercherò di dare tutto quello che ho”.
(In aggiornamento)
Risultati:
[1] S. Halep b. [15] A. Barty 6-4 6-1
[3] S. Stephens b. [5] E. Svitolina 6-3 6-3