Chi ha seguito con attenzione la stagione femminile non poteva non essersi accorto, già prima di questa settimana, di Kiki Bertens. Il suo rendimento su terra battuta – titolo a Charleston e finale a Madrid – è stato secondo solo a quello di Halep e Svitolina, che si sono spartite i titoli di Parigi e Roma, ma la vera sorpresa è stata vederla competitiva anche sulle superfici rapide. Kiki ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon, battendo due top 10 sul suo cammino, e si è ripetuta a Montreal battendone altre due prima di arrendersi a Barty. A Cincinnati la 26enne ha pensato di rincarare la dose sconfiggendo altre tre top 10 – Wozniacki, Svitolina e ieri Kvitova – e raggiungendo la prima finale sul duro della sua carriera. Con nove top 10 battute nel 2018 è di gran lunga l’ammazzagrandi di stagione, con l’ardire ormai abbastanza evidente di voler diventare una di loro.
.@kikibertens is through to the @CincyTennis final! pic.twitter.com/Cy1OscY6Gs
— Jimmie48 Photography (@JJlovesTennis) August 18, 2018
“Se sono sorpresa? Sì, un po’, perché non avevo mai giocato così bene sul cemento. Raggiungere i quarti a Wimbledon mi ha dato una grande spinta e mi ha fatto pensare ‘ok, posso farlo davvero’. Con Raemon (Sluiter, il suo coach, ndr) ci siamo detti, in viaggio verso gli States, che magari avrei potuto giocare una finale queste settimane, ma in quel momento non ci stavo credendo davvero”. È successo e non certo per caso. L’olandese non nasconde il duro lavoro che ha svolto per migliorare il rendimento sul cemento, né il difficile momento attraversato al termine della scorsa stagione.
“A fine 2017 non ero contenta del modo in cui mi sentivo. Ho pensato che se avessi dovuto continuare a sentirmi in quel modo sul campo sarebbe stato meglio smettere. Da allora io il mio coach abbiamo messo delle regole: ‘okay, come vuoi giocare? Come vuoi sentirti sul campo? Bene, andiamo in quella direzione. Sta funzionando”. Kiki conferma poi che sì, il pensiero di smettere l’ha davvero sfiorata in un momento di grande stress emotivo. “La stagione è lunga e alla fine sei davvero cotta. Avevo bisogno di tempo per pensare a come andare avanti. C’erano stati alcuni buoni risultati ma non riuscivo a godermeli. Sembrava che ogni vittoria mi portasse più sollievo che vera felicità“. Una sensazione di ‘taedium tennistico’ che prima di lei aveva colto diverse altre colleghe, tra cui Andrea Petkovic.
Il processo di riconciliazione tra Bertens e il gioco ha avuto un passaggio più concreto e ben meno ‘spirituale’: il duro allenamento sul veloce per ridurre la forbice di rendimento tra la terra e le altre superfici. Come è riuscita a traslare i suoi punti di forza dal mattone tritato al cemento? “Penso di aver fatto i miglioramenti più sensibili nei movimenti. Sulla terra mi muovo molto bene scivolando, ma adesso sono diventata più veloce anche sul cemento”. Qualcuno le fa notare che esiste qualcuno – Djokovic – in grado di muoversi sul cemento come sulla terra, scivolando al limite del trauma distorsivo. Kiki respinge il consiglio e risponde con il sorriso: “Penso che se ci provassi io la mia stagione finirebbe subito! No, non ci proverò“.
L’oldanese assicura però che non si tratta solo di sistemare il footworking, il cambiamento deve essere più profondo. “È questione di giocare il colpo giusto nel momento giusto. Sul cemento devo davvero cambiare il mio gioco. Sulla terra sono abituata a scambiare con il dritto e non sento alcuna pressione, sul cemento devo fare qualcosa di diverso: ho allenato molto questo aspetto in off-season. I primi due-tre colpi sono molto importanti sui campi veloci“. Cambiamento profondo, sì, ma anche relativamente rapido se è vero che appena sei mesi fa a Dubai la stessa Bertens si diceva ancora insoddisfatta della sua confidenza con il cemento. Adesso affronterà in finale di un Premier 5 la più forte di tutte, Simona Halep, battuta soltanto una volta nella semifinale di un polveroso ITF marocchino del 2012. Tatticamente è un confronto che la sfavorisce in ogni settore del gioco, tanto più contro la migliore Halep che abbia calcato i campi da tennis. Dovesse riuscire nell’impresa, la decima vittoria dell’anno contro una top 10 non potrebbe valere a Kiki Bertens che un unico voto: il dieci, appunto.