[14] F. Fognini b. [WC] M. Mmoh 4-6 6-2 6-4 7-6 (4) (Ferruccio Roberti)
FABIO DIESEL – Fognini, nonostante una pericolosa partenza lenta e un quarto set nel quale ha rischiato di suicidarsi, centra l’undicesima vittoria nelle ultime tredici partite giocate e cancella almeno in parte l’onta della brutta squalifica ricevuta giusto un anno fa per i pessimi comportamenti avuti nel primo turno perso contro Travaglia. Non era stato certamente un sorteggio cattivo quello che aveva accoppiato a Fabio, per la prima volta in carriera, Michael Mmoh. Il ventenne statunitense, 120 ATP, ha avuto una buonissima carriera da junior (numero 2 nel 2015) , ma era ancora a digiuno di vittorie negli Slam, con peraltro due soli quarti raggiunti nel circuito maggiore (quest’anno a Brisbane e Los Cabos).
Il termometro indica i 35 gradi, resi ancora più insopportabili da un’altissima percentuale di umidità, quando alle 15.15 locali iniziano le ostilità in campo. Fognini e Mmoh ne avvertiranno probabilmente anche qualcuno in più, nel catino del campo 17, uno dei più belli, ma anche maggiormente caldi dell’impianto di Flushing Meadows, a causa della particolare conformazione ad arena delle sue tribune. Nonostante Mmoh sia statunitense, l’estro e il carattere volubile di Fognini sono molto apprezzati dal pubblico della Grande Mela, che riserva in fase di riscaldamento vari incitamenti al numero 1 azzurro, molto maggiori di quelli dedicati alla giovane promessa locale. Pronti-via e Fabio ha due palle break nel terzo gioco, ma due dritti lunghi non gli consentono di convertirle. Le prime vere emozioni arrivano tra sesto e settimo gioco, game conclusi entrambi da spettacolari passanti di rovescio, quando Fognini e Mmoh si brekkano a vicenda. Nel decimo game, però, un vero e proprio passaggio a vuoto dell’italiano, che inizia a lamentarsi per le vesciche alle dita della mano destra, consegna il primo set a Mmoh, che sul set point si produce in una spettacolare risposta di dritto, con Fognini immobile a vedere archiviato negativamente il primo parziale dopo 43 minuti.
Nel secondo parziale non c’è storia: Fabio è bravo a non farsi condizionare dall’inaspettata situazione di svantaggio. Alza le marce il tanto che basta per far sentire la differenza di valori: già nel terzo gioco, con un bel dritto inside-out strappa il servizio a Mmoh. Il ligure ritrova fiducia e lo si capisce anche da come rivolge al proprio angolo un commento non carino sul valore del suo avversario. Con un dritto lungolinea Fabio converte la palla break del 4-1 e servizio, situazione di punteggio prodroma di quel che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti: 6-2 e set pari dopo un’ora e diciotto minuti di partita. Nel terzo set a Fabio basta viaggiare a normale velocità di crociera: nel terzo gioco riesce a trovare risposte molto profonde per mettere in difficoltà Mmoh. Anche sulla seconda palla break concessa dallo statunitense si ripete questa situazione, con lo statunitense che esce male dal servizio, regalando con un dritto sparato lungo il break decisivo. Sarà il momento decisivo del parziale: Fognini nei suoi cinque turni di servizio concede appena tre punti, portando a casa il set, quando sono passate meno di due ore dall’inizio del match. Come detto, le condizioni di gioco sono estremamente difficili (anche per chi assiste al match) e l’organizzazione, in rispetto dell’Extreme Heat Policy, come accaduto agli altri match di singolare maschile giocati in contemporanea, concede una pausa di ben dieci minuti tra la fine del terzo e l’inizio del quarto set, per permettere ai tennisti di ristorarsi.
Fabio parte bene anche nel quarto parziale: nel primo gioco subito si issa a palla break, la converte con un bel passante di rovescio e sembra mettere al sicuro il successo. Invece, il ligure ha ancora da sudare: nel quarto gioco entra in polemica con la giudice di linea, che gli chiama tre falli di piede, si innervosisce e dopo sedici punti e aver annullato quattro palle break, rimette in corsa Mmoh. La partita è oramai brutta: i giocatori sono stanchi e sentono la pressione del punteggio equilibrato: le palle difficilmente superano in profondità la linea del servizio e gli errori sono tanti. Sul 6-5 15-30 lo statunitense si trova a due punti dal quinto set, ma Fabio si salva con coraggio e esperienza. Le stesse doti che nel tie-break, consegnano, dopo essersi fatto rimontare sul 4-4 dopo essere stato 4-1 e servizio, il match al numero 1 azzurro, dopo più più di tre ore di partita. Ora Fognini è atteso al secondo turno dal 29enne australiano John Millman, 55 ATP contro il quale non ha mai giocato: un avversario decisamente alla sua portata, ma il ligure dovrà fare un po’ meglio di quanto mostrato in questo suo esordio newyorkese.
Soddisfatto Fognini a fine match: “Sono contento, non ho giocato al meglio ma era una partita da vincere, qui ho giocato quasi sempre male, ad eccezione del 2015 (sconfisse Nadal dopo essere stato due set sotto e si fermò negli ottavi contro Lopez, ndr). Sono contento di aver saltato il torneo di Cincinnati, ero stanco dopo aver vinto due tornei in tre settimane. Mi sono un pò riposato e poi ho fatto dieci giorni di preparazione in vista di questo torneo, dai cui esiti dipenderà la programmazione dei prossimi mesi. Non conoscevo bene Mmoh, ero un pò teso, sul campo 17 avevo vinto in passato un bella partita contro Johnson, ma sapevo oggi sarebbe stata difficile. Conosco un pò meglio Millman di Mmoh, so che è un tennista solido, ma non c’ho mai giocato contro e non conosco i suoi punti deboli. Sono contrario alla regola della sospensione al termine del terzo set: o si gioca o non si gioca, fermarsi in un momento delicato della partita può comprometterne la regolarità. Ero nervoso perchè stavo vincendo e la pausa non aiuta chi ha l’inerzia a favore. Perchè il pubblico ha tifato per me? Magari per il mio completino che ricordava la bandiera statunitense (ride ndr). A New York ho quasi sempre giocato male, a differenza di Flavia! (che nella Grande Mela, oltre al trionfo del 2015, ha fatto una semi e raggiunto quattro volte i quarti). Ricordo brutte sconfitte contro Ram e Travaglia, questa è una città che mi stanca, ma rispetto molto questo grande torneo. Qui arrivo ogni anno stanco dalla lunga trasferta americana e dall’aver giocato tante partite nelle settimane precedenti dell’estate e non riesco ad esprimemrmi. Se sono sorpreso dal sostegno del pubblico? Per fortuna non è la prima volta che accade, piaccio e non solo alle donne! Per fortuna sono tra i pochissimi tennisti che la gente si diverte a vedere giocare e paga il biglietto per venire a vedere, sia nel bene che nel male“.
J. Benneteau b. [22] M. Cecchinato 2-6 7-6(5) 6-3 6-4 (Bruno Apicella)
CECCHINATO SALUTA GLI US OPEN – Marco Cecchinato vince un set ma poi si arrende al caldo, alle vesciche comparse sulla mano destra e, soprattutto, ad un ritrovato Julien Benneteau (60 ATP) che, punto dopo punto, è riuscito a ritrovare fiducia e a imporsi con autorità ed esperienza. “Mi sono fatto male durante la partita, avevo un gel un po’ per il troppo caldo. Dopo il tie break del secondo set ho iniziato a sentire un po’ male. Quando ho chiamato il fisioterapista era già aperto” ha raccontato Cecchinato a fine match. Benneteau ha rimontato uno svantaggio di un set e un break e chiudendo per 6 giochi a 4 al quarto parziale. Il numero 21 del mondo, che nel giugno scorso aveva raggiunto la sua semifinale al Roland Garros 2018, dopo aver conquistato con autorità il primo set, non è stato in grado di dare continuità al suo tennis e non è riuscito a gestire il vantaggio del secondo set. Il caldo ha picchiato forte sul campo 13 e anche il pubblico ha sofferto le alte temperature che hanno toccando i 38 gradi e il 92% di umidità condizionando molto la seconda giornata dell’edizione 2018 di Flushing Meadows.
Cecchinato nel primo parziale ha lasciato andare il braccio aprendosi il campo con il suo rovescio lungolinea, chiudendo i punti con il dritto e comandando gli scambi; ma nel secondo set, dopo aver conquistato un break di vantaggio, ha perso incisività nei colpi di inizio gioco e non ha concretizzato le opportunità avute per chiudere il parziale. Perse queste occasioni il numero 21 è stato meno preciso in risposta e non ha trovato la chiave per rimettersi in vantaggio. “Stavo giocando un buon match. ero abbastanza sopra di livello poi, però, ho sprecato tante occasioni” ha aggiunto il numero 21 del mondo che ha poi riconosciuto i meriti all’avversario. Dal canto suo, però, Benneteau, ha iniziato ad essere più aggressivo, a posizionare i piedi dentro al campo da gioco ed ha aumentato le percentuali e il rendimento al servizio. Perso il break di vantaggio Cecchinato si è innervosito e tutto il nervosismo del semifinalista del Roland Garros 2018 è emerso nel corso del tie break del secondo set, quando, Benneteau ha avuto il primo set point e dopo un rovescio sbagliato Cecchinato ha distrutto letteralmente la sua racchetta.
È stato proprio ad inizio del terzo set che l’italiano non si è scrollato il nervosismo e ha continuato a commettere qualche gratuito di troppo. Il numero 60 ATP, ha iniziato a prendere sempre più fiducia: il servizio ha viaggiato e gli ace hanno iniziato ad aumentare (saranno 24 in tutto a fine) e soprattutto lo hanno aiutato ad uscire fuori dai momenti di difficoltà. Preso il largo nel parziale, Cecchinato, ha provato a riaprire il set creandosi le occasioni per riaprire il set ma non ha sfruttato le occasioni avute. Il francese ha chiesto e ottenuto tanto dal servizio chiudendo il parziale per 6 a 3. La pausa di dieci minuti tra il terzo e il quarto set non ha aiutato Cecchinato a ritrovare la tranquillità del primo set e, proprio all’inizio del parziale, è stato costretto ad annullare una palla break. In conferenza stampa, infatti, ha ammesso “per me 10 minuti sono tanti. Ti fermi nel bel mezzo del match ed è come ricominciare. Non mi piaceva come idea quella di restare fermi per 10 minuti”. Sul 3 pari Cecchinato ha chiesto l’intervento del terapista per una vescica alla mano destra comparsa proprio all’altezza dove si impugna la racchetta. Benneteau non si è distratto, ha continuato a viaggiare sulla fiducia conquistata punto dopo punto e, di esperienza, ha chiuso il quarto set per 6 a 4. Il francese che ha già annunciato il ritiro a fine stagione, adesso, avanza al secondo turno degli Us Open e affronterà il tedesco Jan- Lennard Struff.
L’obiettivo di Cecchinato, nelle prossime settimane, è quello di migliorare il rendimento sul cemento: “Mi sto allenando tanto e bene per migliorare ancora. Manca qualcosina sul cemento rispetto alla terra, ci sto lavorando e posso raggiungere buoni risultati anche sul cemento. Nelle prossime settimane giocherò San Pietroburgo, poi Pechino, Shanghai, e poi gli ultimi tre tornei che saranno Mosca, Vienna o Basilea e Parigi – Bercy”.
[10] D. Goffin b. [Q] F. Gaio 6-2 6-4 7-6(5) (Chiara Gheza)
GAIO NON PUÒ NULLA – Sul campo numero 7, nell’infuocato pomeriggio di New York, entrano in campo David Goffin, testa di serie numero 10 del tabellone e Federico Gaio, per la prima volta in carriera nel main draw di uno slam. In conferenza stampa ammetterà: “Sono partito contratto anche a causa dell’emozione di incontrare il numero 10 del mondo in un torneo così importante. Mi sono sciolto poi nel corso della partita.” I due incrociano le racchette per la prima volta in carriera.
David prende in mano le redini del gioco fin dai primi scambi, mentre Federico fatica a trovare le misure del campo. Il primo set vola veloce tra le mani di Goffin, anche grazie ai tanti regali concessi da Gaio. Federico inizia però il secondo parziale con piglio deciso, variando il gioco e provando qualche discesa a rete. Il suo angolo lo sostiene, mentre i pochi temerari spettatori sembrano aver scelto David. Ci dirà poi in sala stampa che al momento non ha un allenatore ufficiale: “Non è facile lavorare con me perché ho un carattere spigoloso. Ho cambiato tantissimi allenatori nella mia carriera.” Goffin si muove bene, ma ora Federico lotta e riesce a servire sempre meglio. Goffin riesce a essere più concreto nei momenti decisivi e a far suo anche il secondo set.
In avvio di terzo parziale si gioca sul filo dell’equilibrio fino a quando Federico strappa il servizio a Goffin nel corso dell’ottavo gioco e va a servire per portare l’incontro al quarto set. Ora la temperatura è sopportabile, anche grazie all’ombra che è scesa sul campo, gli spalti si sono riempiti. David non si arrende. Federico ha tre palle del set ma l’avversario non gli permette di sfruttarle. Gaio lotta, ma il braccio non resta saldo. Goffin tira un sospiro di sollievo, porta il parziale al tie-break. David si procura rapidamente tre match point, Federico ne annulla coraggiosamente due ma si arrende al terzo tentativo di Goffin, che conquista la vittoria e il passaggio al secondo turno dove incontrerà Robin Haase.