J. Millman b. [14] F. Fognini 6-1 4-6 6-4 6-1 (da New York, il nostro inviato)
https://soundcloud.com/ubitennis/fognini-ho-giocato-malissimo-vado-a-casa-finalmente
Una deludente prova di Fognini non permette all’azzurro il terzo accesso, in ben undici partecipazioni, al terzo turno degli US Open. Un bilancio purtroppo davvero misero per un giocatore che al termine del torneo potrebbe comunque migliorare la sua pur prestigiosa e ottima classifica, 14 ATP, mai onorata a New York -ad eccezione degli ottavi raggiunti nel 2015- e in generale nei Major (un solo quarto di finale). L’alibi della stanchezza per la lunga battaglia contro Mmoh e per quella successiva di ieri nel doppio, giustifica solo in parte l’aver sprecato un’occasione così importante con una prova cosi scialba dell’azzurro, tanto più contro un giocatore coriaceo ma decisamente alla sua portata, come Millman. Fabio nelle dichiarazioni in conferenza stampa non cerca scuse: “Non ero stanco, anzi mi sentivo meglio di lunedì. Semplicemente, ho giocato malissimo, non voglio trovare scuse. Faceva caldissimo, ma non solo per me, non riesco a capire i perché di una prestazione così deficitaria, per fortuna però adesso vado in vacanza per un po’, prima della lunga trasferta asiatica. Lui ha fatto la sua partita, ma ho fatto tutto io: nel bene e, soprattutto, nel male!”.
Sul campo numero 6, che ospita la partita, sono le 12.20 quando inizia l’incontro, posticipato di un’ora rispetto all’orario previsto per la richiesta dell’italiano, che ieri sera aveva finito tardi il doppio giocato e vinto con Bolelli. L’applausometro virtuale fa capire che, come accaduto con Mmoh, il pubblico è dalla parte del genio sregolato dell’italiano. La temperatura percepita sulle tribune è ben oltre i trenta gradi: non c’è un filo di vento e il sole batte molto duramente. Difficile immaginare come si possa vedere bel tennis: anche come spettatori, possiamo testimoniare come si sudi copiosamente non appena ci si sieda sulle tribune. A tal proposito, bello sottolineare la grande passione dei fan statunitensi, che non lasciano un posto libero nelle assolate tribune, nonostante i sediolini bollenti. Al nostro fianco conosciamo due amici provenienti dal Tennessee, venuti appositamente a New York per il terzo anno consecutivo ad assistere agli US Open, che ci dicono di aver grande simpatia per “Crazy” Fognini.
L’inizio di partita di Fabio è da incubo: tra volée sbagliate, palle corte affossate in rete e fondamentali di rimbalzo insicuri, quello a cui assistono gli spettatori è una sagra italiana di gratuiti. In appena dodici minuti Millman, dovendo solo concentrarsi a buttare la pallina dall’altra parte della rete, si trova avanti 5-0, con un impressionante parziale di venti punti a due. In soli venti minuti termina un primo set letteralmente inguardabile, con un servizio vincente di Millman, sul quale Fabio è pigro a spostarsi.
A inizio secondo set, una nuvola ripara il campo dal sole per qualche minuto e Fabio si sveglia dal suo torpore. Nel secondo gioco arriva il primo lancio violento di racchetta del ligure: questa volta serve a scuoterlo positivamente e, dopo belle accelerazioni, sulla prima palla break della partita, un rovescio in corridoio di Millman lo lancia sul 2-0. Torna però in equilibrio il parziale nel settimo gioco: Fabio prima si innervosisce per una mancata chiamata e commette un paio di gratuiti, poi sulla palla break perde la testa. Il giudice di linea chiama il fallo di piede sulla prima e sulla seconda arriva il doppio fallo, con successivo lancio di palla fuori dal campo (e inevitabile warning) e serie di improperi rivolti al giudice nel cambio campo. Gli dà una mano Millman, costretto a giocare dopo aver avuto gentilmente in regalo un set di vantaggio: sull’ottavo game con un dritto lungo manda 5-3 avanti l’italiano, ma Fabio non accetta l’omaggio e subito si fa ribrekkare. Millman è in una fase di calo e consegna, sul set point, con un rovescio in corridoio il parziale a Fognini, rimettendo in equilibrio una partita iniziata un’ora e sette minuti prima.
Purtroppo per l’azzurro però, l’australiano nativo di Brisbane è il prototipo di tennista che meno gli si addice, quando è in giornata storta come questa odierna. Il suo avversario sbaglia pochissimo, è disposto a impegnarsi in scambi molto lunghi, rischiando il meno possibile con colpi di ritmo, profondi ma mai troppo angolati. Per Fabio è dura: alla lunga è il primo a provare ad uscire dal punto, ma oggi testa e gambe non lo assistano e, inevitabilmente, la maggior parte delle volte arriva per lui un gratuito. Parte subito male il terzo set, con il break guadagnato da Millman. Il tennista di Brisbane non è certo un fenomeno e, nonostante un Fabio con un body language negativo, nel sesto gioco rimette in corsa nel parziale l’italiano. Quando però Fognini serve nel decimo gioco per rimanere nel set, si inceppa nuovamente: un dritto in corridoio sul secondo point a favore di Millman, consegna dopo poco meno di due ore di partita il terzo set all’australiano.
Dopo i dieci minuti di pausa previsti dall’ Extreme Heat policy – sacrosanti, considerato le difficilissime condizioni di gioco – si ascolta Barrazzutti provare a invitare Fabio: “Tira fuori le energie, lascia andare il braccio!”. Non serve a nulla: il quarto set non è giocato in pratica dall’azzurro, che sull’1-4 ricorre anche al trattamento medico, ma a nulla serve anche ascoltare in questo parziale i primi incitamenti di Flavia Pennetta. Fabio non ne ha e dopo due ore e quaranta minuti permette a Millman l’accesso per il secondo anno consecutivo al terzo turno degli US Open, contro Kukushkin.