[3] J.M. del Potro b. [1] R. Nadal 7-6(3) 6-2 rit. (da New York, il nostro inviato)
Dopo nove anni, nello Slam che gli ha dato più soddisfazione con la vittoria del 2009 su Federer (e semi vinta proprio su Rafa), Juan Martin del Potro torna in finale. La “torcida” dei numerosi tifosi argentini è incontenibile, l’entusiasmo è alle stelle. Rafa Nadal ha alzato bandiera bianca dopo due set, ma la vera partita è durata solo per il primo. Sempre lo stesso vecchio fastidio ricorrente al ginocchio destro.
Nadal e del Potro si incontravano per la terza volta consecutiva in uno Slam, la quarta negli ultimi 5 (tolto Australian Open 2018). Tutte sfide appannaggio di Nadal. Sul duro, ora sono 6-5 per delP0, e considerando le tante sfortune fisiche che ne hanno minato le prestazioni, forse l’argentino, in condizioni ottimali, era quasi da considerarsi favorito. Quattro operazioni ai polsi, uno al destro, e tre al sinistro. Lo abbiamo visto tante volte su un lettino d’ospedale, che non credevamo di poterlo rivedere in campo, figurarsi tanto vincente. Se lo merita, onestamente. Ma già da Indian Wells pochi mesi fa, Juan Martin ha fatto capire a tutti che era tornato davvero. L’ultimo match qui tra i due era stato la semifinale dell’anno scorso, vinta in 4 set da Rafa, i precedenti totali erano 11 a 5 per lo spagnolo, ora 11-6, Nadal non perdeva con Juan Martin dal torneo Olimpico di Rio 2016.
BEL PRIMO SET – Pronti, via, e subito break e controbreak. Perde il servizio Rafa in apertura, restituisce il vantaggio delPo, diversi errori e incertezze in avvio per entrambi. Nadal, fiutato il pericolo, cerca di aumentare la velocità della prima palla, e ne scaglia alcune vicine ai 200 kmh, cosa che aveva fatto molto raramente nel corso del torneo. Juan Martin, come prevedibile, cerca di impostare gli attacchi e la pressione da fondo con il dritto, mentre Nadal fa di tutto per trovargli il rovescio con l’uncinata mancina in top-spin. Nei game successivi, l’intensità degli scambi sale, così come il livello del gioco e le percentuali. Sta rapidamente diventando una bella partita, fino al 4-4 non ci sono grossi affanni per chi è alla battuta. Al cambio campo, come fa spesso, Rafa si fa mettere una fascetta preventiva sotto il ginocchio destro, ma non pare avere il minimo problema negli spostamenti. “Ma è stato in un momento tipo sul 2-2 del primo set che ho sentito un inizio di dolore” dirà poi Rafa i conferenza. “L’ho subito detto al mio angolo, che avevo sentito qualcosa, speravo che fosse un fastidio che sarebbe passato durante la partita“.
Nel nono game, accompagnato dai primi cori argentini (bel colpo d’occhio lo stadio oggi pomeriggio), delPo spara tre mazzate delle sue, va 15-40 e due palle break, e converte la prima con un gran lungolinea di dritto. Il servizio di Rafa è tenero in questa fase, e l’argentino giustamente ne approfitta. Anche Juan Martin, in effetti, non è il solito martello alla battuta (ancora nessun ace), ma finora è bravo a comandare gli scambi. La fascetta al ginocchio di Rafa è sparita. Alla battuta per chiudere il parziale, delPo arriva a set-point grazie a un rovescio in rete dell’avversario, ma lo spreca mettendo a sua volta lungo un rovescio semplice da vicino a rete, dopo una difesa incredibile di Nadal. Se ne conquista un secondo, e ancora spreca male stavolta di dritto, per poi regalare una palla del contro-break sparando una pallaccia in corridoio. L’argentino conclude il game-disastro con un rovescio banale in rete, 5-5, può solo recriminare qui Juan Martin, ha fatto tutto lui. Sopravvissuto anche se non per suo merito, Rafa è bravo a salire subito 6-5, poco dopo è 6-6. Un po’ distratto l’argentino comunque, ne è un sintomo il curioso episodio che lo vede lasciare una risposta di Nadal, convinto – e poi smentito da un “auto-challenge” – che la sua prima palla fosse fuori.
Nel tie-break, però, Juan Martin sale 3-1 menando alla grande con il dritto, subisce un nastro sfavorevole assassino, reagisce da campione, e in mezzo alle urla “delPo, delPo” si porta 5-2, e poi 6-3 e tre set-point, con due servizi a disposizione. Il primo (terzo in totale) è quello buono, grazie a un rovescio in rete di Rafa. Un’ora e 9 minuti, bella battaglia, vincenti finora 15 Nadal e 12 Juan Martin, bizzarramente solo un ace in tutta la partita, messo a segno da Rafa. Alla fine, per le occasioni avute, ha meritato l’argentino. Il problema, per Nadal, è che seppur non esplosivo come il dritto, il rovescio di Juan Martin è bello solido, praticamente lo gioca sempre in spinta, e ne ricava anche qualche buon vincente. A destra, come si sa, l’argentino ha un cannone, e a quel punto non è facile scegliere dove tirargli.
RAFA NON CE LA FA – Gran palla corta vincente per delPo che tiene il servizio d’apertura del secondo set, i tifosi con le bandiere biancocelesti sono felici come pasque ora. Li entusiasma ancor di più Juan Martin con un super game in risposta, in cui spara vincenti a ripetizione, e si conquista due palle break. Bravissimo Rafa con dritto e poi servizio esterno a salvarsi, e pareggiare 1-1, che rischio per lo spagnolo. L’impressione è che Nadal sia quasi sempre costretto alla difesa (cosa che da fenomeno qual è gestisce benissimo) anche nei suoi turni di battuta, è una faccenda pericolosa stare così spesso sul proverbiale cornicione. Nel frattempo, arriva il primo ace di delPo, che sale 2-1. Di nuovo il fisio in campo per Rafa, che si fa massaggiare la gamba destra, chiedendo ufficialmente il medical time-out, e facendosi di nuovo fasciare il ginocchio. A vederlo dalla tribuna non pare avere grossi problemi nel correre, ma ovviamente lo sa solo lui se e quando dolore avverte eventualmente. C’è anche da registrare un gesto di stizza con cui lo spagnolo si colpisce la gamba destra con una delle bottigliette di plastica, speriamo che non sia nulla di grave.
Al rientro in campo, però, la corsa di Nadal appare non sciolta come di consueto, va sotto 0-40, e perde il servizio con un dritto largo sulla terza palla break. 3-1 delPo, Rafa parlotta col suo angolo, non ha sinceramente un bel linguaggio del corpo adesso, e lascia anche un paio di palle rinunciando allo scatto verso la sua sinistra. L’argentino sale 4-1, senza giustamente impietosirsi, in tribuna stampa ci si scambiano sguardi preoccupati, la paura è che la tremenda battaglia di due giorni fa con Thiem sia stata un’altra di quelle partite che di giocatori ne eliminano due. La brutta impressione è confermata da una discussione di Nadal con l’arbitro, in cui sembra di capire la frase “It’s ok, I’m gonna retire after this“, non sappiamo se game o set. Di orgoglio lo spagnolo tiene la battuta, accorciando 2-4. Sul 3-5, poco dopo, si vede bene che non affonda più gli appoggi, non scatta, e la stessa scelta di sparare a tutto braccio al primo scambio è tristemente rivelatoria. Arriva palla break che è anche set-point, l’ammirevole Rafa la annulla a rete, ma due punti dopo cede, ed è 6-2 e due set a zero delPo. Scopriamo un minuto dopo che è stato l’ultimo punto del match, Rafa abbraccia l’avversario e getta la spugna, dispiace sinceramente per lui. Juan Martin torna in finale Slam, la seconda, proprio qui dove la prima la vinse nel 2009 su Roger Federer.
Ci sono stati 5 ritiri in semifinale negli Slam nell’era Open, mai qui a Flushing Meadows, l’ultimo è stato Chung che si ritirò contro Federer all’Australian Open di quest’anno. Per Rafa, è il ritiro numero 9 a partita in corso nel circuito maggiore, il terzo negli Slam (prima di stasera, Australian Open 2010 e 2018). “Per forza che non è un bel modo di vincere un match, è brutto e triste vederlo soffrire in campo in quel modo. Certo, sono contento di essere in finale, penso che la chiave della partita sia stato il primo set, dove abbiamo giocato molto bene tutti e due. Questo è un posto speciale per me, lo sapete tutti“, conclude delPo, visibilmente dispiaciuto. Ora per lui Novak Djokovic (14-4 i precedenti per il serbo).
“Era troppo dura continuare per me”, dice Rafa in conferenza. “Odio ritirarmi, dire arrivederci in questo modo, ma davvero non ce la facevo. Non avevo dolori particolari nei giorni scorsi, il tipo di fastidio è sempre quello, ma stavolta è stato più forte, dopo un movimento brusco. Vedremo nei prossimi giorni come andrà. Ma è sempre la stessa cosa che ho già avuto, non è un infortunio che puoi valutare subito, potrebbero essere settimane o peggio. O anche di meno. Non lo posso sapere ora, non c’è nulla di rotto comunque, non ho quel tipo di sensazione. Non mentirò, non sono contento, ma come me anche Juan Martin ne ha passate tante, sono felice per lui che sia di nuovo al suo massimo livello, sarebbe grandioso se rivincesse qui“.