Il carattere di Naomi Osaka
Non si può chiudere senza affrontare il tema della personalità di Osaka, tennista che ha mostrato doti speciali durante i match, ma che ha anche conquistato tanti sostenitori per come si comporta al di fuori dalle situazioni di gioco. Sul piano mentale durante le partite newyorchesi ha dato prova di una tale forza di carattere da farmi sospendere il giudizio su di lei. Non sono cioè sicuro che anche in futuro riuscirà a riproporre la stessa capacità di focalizzarsi sul campo in modo così totale e assoluto. Mi pare quasi non umano che sia in grado di ripetersi, quanto meno ai livelli degli ultimi incontri.
Osaka ha affrontato le due giocatrici di casa rimaste in corsa (Madison Keys in semifinale e Serena in finale), e pur avendo l’enorme Arthur Ashe Stadium compattamente schierato contro di lei non ha mostrato alcun segno di insofferenza, come fosse dentro una “bolla” inscalfibile. Le 13 palle break su 13 salvate contro Keys, ma anche le 5 su 6 contro Serena ci restituiscono una tennista in grado di servire al meglio proprio nei frangenti più importanti. Diverse volte ha salvato le palle break direttamente con un ace. E l’ultimo game della finale, nello stadio fuori controllo con la gente che gridava e inveiva durante gli scambi, è stato una prova mostruosa di resistenza mentale.
Ma anche se queste due settimane rimanessero irripetibili nella carriera, rimane comunque una sua caratteristica la tendenza a vivere la partita in modo introverso. Seguendola dal vivo si percepisce chiaramente come il linguaggio del corpo rimanga orientato verso se stessa, quasi mai con atteggiamenti che mirano a comunicare con l’avversaria. Baijn l’ha descritta come una giocatrice timida, che dovrebbe a volte anche imparare a far sentire di più la sua personalità a chi ha di fronte. Timida ma non paurosa. Naomi ama i grandi palcoscenici e abbiamo visto che ha giocato alcune delle sue migliori partite avendo tutto il pubblico a sfavore: contro Barty in Australia, o contro Keys e Serena negli USA.
C’è poi la Naomi giocatrice che comunica nelle situazioni fuori dal campo, attraverso i social ma anche in conferenza stampa o nelle premiazioni. E anche in questo caso appare come una personalità del tutto particolare.
Emerge il suo lato svagato, o meglio, “finto svagato”, che secondo me significa soprattutto questo: la volontà di vivere con leggerezza situazioni che altre protagoniste tendono invece a enfatizzare o drammatizzare. Quello che proprio non vuole è l’essere percepita come troppo “convinta” o seriosa. Quindi bando alle frasi magniloquenti e pompose, per lasciare spazio al disincanto e all’autoironia.
Ma questo atteggiamento leggero non è incompatibile con la sincerità, anzi. In passato ha spesso parlato delle proprie debolezze o delle difficoltà che una teenager può incontrare in termini di relazioni interpersonali. Ha confessato di avere la tendenza a essere negativa e ipercritica verso se stessa, con momenti che sfiorano la depressione, e per questo ha bisogno di avere un team di persone con un atteggiamento positivo, che riequilibri la sua situazione emotiva. A questo aggiunge la dichiarata passione per i cartoni animati e i videogame, rivendicando così il diritto di mantenere un lato infantile pur essendo una tennista professionista.
Nell’ultima conferenza stampa ha raccontato che non sa bene cosa faccia suo padre mentre lei gioca, visto che durante i match è così nervoso da non poter stare fermo nel box come spettatore. E dunque ha suggerito: “Bisognerebbe mettergli una GoPro per scoprire cosa fa durante le mie partite”. Tipica battuta da Naomi, che secondo me il meglio lo dà quando trova qualche intervistatore che, più o meno consapevolmente, agisce da “spalla” comica. Come quando ha commentato cosa avrebbe fatto dopo aver vinto lo Slam.
“Come festeggerai stasera?” “Dormendo. Non sono una persona con quel genere di vita sociale. Forse mi dedicherò a qualche videogioco”.
“Ma andrai fuori a bere?” “Nooo, ho (solo) 20 anni!”.