Si può parlare di effetto Osaka. Un fenomeno globale, sportivo, molto commerciale. Nata in Giappone, cresciuta negli Stati Uniti. Una fortissima tennista, ma anche una macchina da guerra per conquistare i mercati di Asia e Nord America. Naomi si lascia scivolare addosso qualsiasi cosa (chiedere a Serena), ma allo stesso tempo, con quello sguardo molto sveglio, dà l’idea di aver capito bene ciò che sta succedendo intorno a lei. Sulla globalità del suo marchio – ben compresa dalle aziende che la affiancano – ci gioca poi con facilità e intelligenza. “Sono contenta di aver vinto il mio primo Slam a New York, un posto speciale per me – spiega ai media giapponesi – ma spero di far bene anche qui a Tokyo, un torneo a cui resto legata“. Nel 2016 una giovanissima Osaka perse qui la prima finale raggiunta in carriera, contro la bi-campionessa in carica (2016 e 2017) Caroline Wozniacki. Stavolta è difficile non poggiare sulle sue spalle i favori del pronostico, specie dopo il dominio mostrato nel match d’esordio in cui ha lasciato appena le briciole a Cibulkova e l’attenzione con cui ha spuntato le armi di Strycova ai quarti di finale.
“Spostarmi dagli Stati Uniti al Giappone negli ultimi giorni non è stato un problema, anche per il jet lag“, ha spiegato in conferenza stampa, provando a normalizzare il contesto. In realtà l’ondata di popolarità che la sta travolgendo nel Paese d’origine è significativa, con l’agenda che si riempie di impegni. Osaka ha assistito dal vivo a un match di sumo (accolta con tutti gli onori) prima di confidare i peccati di gola messi in programma: “Non ho ancora assaggiato il katsudon (molto energetico, pare, ndr) perché non è il massimo quando poi devi giocare, mentre mi concederà sicuramente il gelato al tè verde e forse la tempura (frittura di verdure insieme a gamberi o carne, ndr)”.
Went to watch sumo for the first time in person with my dad, met Hakuhō who was the coolest…turned into a pretty cool evening 👍 pic.twitter.com/g1DAxvFnXF
— NaomiOsaka大坂なおみ (@naomiosaka) September 15, 2018
Anche il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, non ha esitato a elogiare la campionessa che “ha dato al Giappone una spinta di energia ed eccitazione in un momento di difficoltà“ (riferimento ai disastri naturali che hanno colpito il Paese, ndr). Ciò che ha colpito gli attenti osservatori degli equilibri nipponici, anche sul piano sociologico, è il fermento che si è creato intorno a una figlia della multiculturalità. Un’eroina moderna che ha tratti somatici atipici (il colore ambrato della pelle deriva dal padre haitiano) e non parla nemmeno bene la lingua d’origine, preferendo esprimersi in inglese visto che già da piccolissima si era trasferita negli USA. Sulle giovani ma solide spalle di Osaka, spiegano gli esperti, c’è anche l’onere di aiutare il Giappone a superare ciò che resta della tendenza alla chiusura culturale. La missione sembra procedere a grandi passi.
Intanto il suo prossimo impegno a Tokyo sarà contro Camila Giorgi. Per certi versi la giapponese può essere considerata una versione meglio riuscita della tennista italiana: il talento balistico le accomuna, ma Naomi ha saputo metterlo a frutto in modo molto più efficace. Appuntamento sabato mattina attorno alle 6:30.