Chicago apre le porte al tennis: comincia la seconda Laver Cup
RESTO DEL MONDO – EUROPA 0-2
dal nostro inviato a Chicago,
G. Dimitrov (Europe) b. F. Tiafoe (World) 6-1 6-4
Inizio di grande autorità nella Laver Cup 2018 da parte del team Europa, che inizia nel migliore dei modi la difesa del titolo vinto a Praga dodici mesi fa. Davanti ad uno United Center pieno quasi per tre quarti nonostante il pomeriggio di un giorno feriale e la mancanza in cartellone dei Top 5 della classifica (i biglietti erano comunque già esauriti da tempo) Grigor Dimitrov ha sfoderato probabilmente la migliore prestazione della sua tribolata stagione regolando Frances Tiafoe per 6-1 6-4 in 66 minuti.
C’è stata gara solamente nel secondo parziale, nel quale Tiafoe ha avuto anche una palla per il 4-2 e quindi poter portare la partita al supertiebreak, ma il bulgaro in quell’occasione non ha tremato annullando la delicata palla break con un sicuro schema servizio-diritto. Il primo set era stato un assolo del bulgaro, mortifero alla battuta e centratissimo da fondocampo, capace di tirare a tutto braccio i suoi splendidi colpi classici mettendo in enorme difficolta Tiafoe. “Cerca di pensare alla tua battuta prima di tutto e di tenerlo pari nel punteggio – aveva detto a Frances un carichissimo Kyrgios durante l’intervallo tra i due set, zittendo spesso e volentieri un John McEnroe come sempre estremamente ansioso di far sentire la propria voce – poi vediamo se sul 3-3 o sul 4-4 riesce ancora a giocare quei rovesci incrociati”.
Ed effettivamente la teoria dell’australiano si dimostrava azzeccata: con il punteggio in parità, ed anche a seguito di un inevitabile calo del servizio che era stato pressoché perfetto nel primo parziale, Dimitrov non riusciva a chiudere gli scambi in pochi colpi e nei punti prolungati Tiafoe riusciva a manovrare bene da fondo arrivando alla fine a trovare l’angolo giusto per le sue conclusioni. Un palleggio da 37 colpi nel sesto game si meritava una standing ovation simile a quella tributata poco prima a Rod Laver durante la cerimonia d’apertura e portava l’americano sul 30-30, precursore della palla break ottenuta subito dopo grazie ad un diritto fuori di Dimitrov. Il momento più bello del match vedeva poi subito dopo tre break consecutivi, l’ultimo dei quali siglato da uno splendido pallonetto di rovescio in controbalzo di Dimitrov a contrare un serve and volley da parte di Tiafoe.
“E’ stato molto bello giocare in un campo dove è tutto così meraviglioso – ha detto il bulgaro subito dopo la fine del match al microfono di Andrew Krasny, maestro di cerimonie in tutti i grandi eventi tennistici negli USA – anche se è stato un po’ strano vedere a bordocampo i ragazzi che di solito sono i miei avversari fare il tifo per me”. Una delle splendide particolarità della Laver Cup che ha riportato il grandissimo tennis a Chicago dopo 27 anni di assenza.
K. Edmund (Europe) b. J. Sock (World) 6-4 5-7 [10-6]
Il team Europe non fa sconti e dopo la prima sessione di gioco va in vantaggio 2-0, assicurandosi di chiudere la prima giornata quantomeno in pareggio. Peccato perché Kyle Edmund, esordiente nella competizione, era forse uno degli anelli più deboli della squadra del Vecchio Continente: dopo un inizio di stagione sfavillante con la semifinale all’Australian Open, il rosso dello Yorkshire è andato in calando, preda di qualche acciacco di troppo ed è reduce da una stagione estiva sul duro piuttosto anonima (2 sole partite vinte in 5 tornei). E nonostante il 2018 in singolare di Sock sia stato assolutamente catastrofico (è oltre la 170° posizione nella race), in doppio ha superato il milione di dollari di montepremi, fatto che almeno dovrebbe dargli un po’ di fiducia.
Il match è stato molto equilibrato deciso da un primo set vinto in volata da Edmund, che ha sfruttato l’unica palla break del parziale sul 5-4. Non molto diverso anche il secondo parziale, nonostante i tentativi di Sock di mescolare un po’ il gioco e di far breccia nel gioco del britannico con il suo dirittone. Una sola palla break per parte tra il sesto e l’ottavo game, con l’americano che è andato in “overdrive” spinto dagli incoraggiamenti e dai consigli del gruppo, soprattutto quelli dell’onnipresente Kyrgios, molto investito nel suo neo-ruolo di consigliere tecnico della squadra. Forse però la presenza per certi versi “asfissiante” dei compagni di squadra che contavano su di lui per pareggiare le sorti della sfida non ha aiutato la tranquillità di un Sock in evidente crisi di fiducia. La pallata scagliata nel terzo anello dello United Center, che peraltro nessuno ha afferrato al volo e che non è nemmeno stata punita da un’ammonizione, è stato il simbolo più chiaro della condizione interiore di Sock, oltretutto reduce da un fastidio all’anca che gli ha impedito di scendere in campo il fine settimana scorso nella semifinale di Davis tra USA e Croazia.
Nel match tie-break finale, Edmund ha preso il comando sin dall’inizio e non l’ha più mollato: 4-1, 7-2, per poi chiudere con il 10-6 finale che ha siglato il doppio vantaggio per il team Europe.