Già in settimana eravamo saliti sul carro di Daniil Medvedev. Ma da domani l’aria potrebbe farsi irrespirabile da quante persone hanno deciso di fare lo stesso. Grazie ad una prestazione scintillante, il russo ha infatti travolto in due set (6-2 6-4) nella finale del ATP 500 di Tokyo il padrone di casa e favorito della vigilia Kei Nishikori, concludendo come meglio non poteva la sua straordinaria cavalcata cominciata addirittura dalle qualificazioni.
Per lui si tratta del terzo sigillo della carriera, dopo i titoli vinti in questa stagione a Sydney in gennaio e a Winston Salem ad agosto. Questo successo proietta Medvedev per la prima volta all’interno della Top 30, precisamente alla posizione n.22. Ma la sensazione è che mettendo in campo questo livello di gioco si possa spingere ancora più in alto e imporsi come outsider in appuntamenti ancora più prestigiosi. Amaro in bocca per Nishikori che ha perso l’ottava finale consecutiva di fronte al suo pubblico e non alza un trofeo da più di due anni. Si può consolare con l’ulteriore avvicinamento alla Top 10. Sarà n.12, sopravanzando l’infortunato David Goffin.
Parte bene Nishikori che si conquista una palla break nel gioco d’apertura. Anche Medvedev però sembra piuttosto in palla e si salva brillantemente. Sotto 2 a 1, il nipponico incappa in un pessimo turno di servizio che culmina in un lungolinea di rovescio fuori di poco e in un break concesso a zero. Ulteriormente caricato dal vantaggio acquisito, il giovane russo comincia a giocare in maniera assolutamente fantastica: bordate al servizio, aggressivo in risposta, potente e preciso con il dritto e il rovescio nello scambio. Nonostante la sua esperienza, Nishikori non riesce a far fronte alla furia agonistica del suo avversario. Sul 5 a 2, il talento di Shimane cede ancora la battuta a 15 con un doppio fallo, consegnando il set a Medvedev dopo soli 26 minuti. Le statistiche del moscovita sono impressionanti, a partire da un mostruoso 86% di punti vinti con la prima di servizio e un 76% con la seconda.
Anche nel secondo parziale Medvedev è indemoniato. Solidissimo al servizio e con i primi colpi, continua a concedere veramente le briciole nei suoi turni di battuta. Il russo martella però anche sui turni di risposta e conquista una nuova palla break. Incoraggiato dal pubblico giapponese, il padrone di casa abbozza una reazione, più nervosa che tecnica, e tiene l’incontro in equilibrio. Le velleità di Nishikori sono tuttavia frustrate dal tennis totale di Medvedev. Nulla sembra sembra metterlo in difficoltà. Nemmeno una bella palla corta sul 3 pari, recuperata agevolmente a dispetto delle lunghe leve e trasformata in un vincente di rovescio. Nishikori è sconsolato da cotanta impotenza. Esattamente come nel primo parziale è ancora lui a consegnarsi all’avversario con un terribile turno di servizio sul 5 a 4, concluso con una stecca di dritto. Dopo solo un’ora di gioco Medvedev può alzare le braccia al cielo per festeggiare la vittoria della finale e del titolo più importante della sua carriera. Le percentuali al servizio e il fantastico rapporto vincenti errori sono il segno indelebile di una prestazione pressoché perfetta e di un match dominato dall’inizio alla fine.
Nel suo discorso conclusivo il nuovo imperatore di Giappone fa sportivamente i complimenti al più celebre avversario e ringrazia sentitamente il suo allenatore, Giles Cervara. E se li merita tutti. Medvedev ha fatto dei grandi progressi sia dal punto di vista mentale che tecnico. Ora è un giocatore che non si lascia andare ad inutili discussioni e scenate e bada al sodo. Insomma, ora bisogna fare i conti anche con Daniil.
[Q] D. Medvedev b. [3] K. Nishikori 6-2 6-4