da Parigi
Ai Masters 1000 ci sono sempre tutti i migliori, perciò capita di rado di stupirsi per una qualche presenza. Invece la comparsa di Andre Agassi all’AccorHotels Arena di Bercy ha sorpreso tutti, in modo particolare perché il quarantottenne campione degli anni 90 non è a Parigi in pura visita di piacere. A invitarlo è stato Grigor Dimitrov, in cerca di soluzioni per il prossimo futuro dopo una stagione terribilmente al di sotto delle aspettative. Da numero 3 del mondo e campione alle ATP Finals, Dimitrov scivolerà probabilmente fuori dalla top 20 di fine anno, a meno di sollevare il primo titolo del 2018 proprio al Rolex Paris Masters.
La consulenza potrebbe giovare ad entrambi, perché anche Agassi è reduce da un anno non troppo felice. La sua prima volta da coach nel tour, al seguito di un Novak Djokovic alla ricerca della felicità, è stata fallimentare, ma date le circostanze era difficile potesse andare altrimenti: il nuovo team Nole, che lo vedeva in testa insiema a Radek Stepanek, è durato appena nove mesi e sei tornei, dal Roland Garros del 2017 al pessimo Sunshine Double del serbo dello scorso marzo (due eliminazioni al primo turno). “Non ascoltava i miei consigli” aveva dichiarato a suo tempo Agassi. L’esperienza negativa ha fatto evidentemente capire a Djokovic che la rottamazione era stata una pessima scelta, e i risultati di questa seconda metà dell’anno lo dimostrano: con Marian Vajda di nuovo al timone i successi sono tornati a tempo di record, mentre per Agassi l’esperienza da super coach non sembrava essere destinata ad avere alcun seguito, almeno a breve.
Quasi sempre, quindi, è anche questione di chimica. Quella tra Agassi e Dimitrov finora sembra funzionare, dato che l’ex Kid è stato presente a tutti gli allenamenti del bulgaro (pur non giocando mai la palla, e mostrando quella rigidità della schiena causata dagli ultimi anni da pro). Dimitrov ha saggiamente scelto di non fare piazza pulita di coloro che lo circondano: a dirigere le operazioni c’è ancora il giovane venezuelano Dani Vallverdu, al fianco di Grigor da ormai oltre due stagioni e principale artefice del suo grandioso 2017. Stando al Telegraph, sarebbe anzi stato proprio lui a chiamare Agassi, il quale conosce Dimitrov già dai tempi della carriera junior e con il quale questa estate si era già allenato sui campi della Georgia Tech University di Atlanta. Quello dello statunitense sembra destinato a rimanere un ruolo di consulenza, anche perché lui stesso non dovrebbe avere intenzione di lasciare la sua fondazione di Las Vegas per essere presente a tutti i tornei.
Per la maggior parte dell’ultima sessione di “practice” leggera – condivisa con Fabio Fognini, con il quale Dimitrov giocherà in doppio a Bercy – Agassi si è occupato di parlottare fittamente con il fisio Sebastien Durand e applaudire a un paio di colpi a effetto di “Grisha”. Poi gli è toccato un giro di foto e di autografi, durato addirittura più di quello del suo nuovo assistito. Del resto le carriere non sono paragonabili, se non per l’andamento sinusoidale. In questo, Agassi potrebbe essere il profilo giusto per suggerire a Dimitrov come gestire sia gli alti, sia i profondi bassi. A dire di più sarà il bulgaro, alla prima occasione con la stampa. Poi, a poco a poco, parlerà il campo.