da Parigi
C’è un momento clou tipico del Rolex Paris Masters di Bercy che nessun altro torneo può vantare. È il momento della settimana in cui arriva quel risultato che tira una riga sulla Race to London e chi è dentro è dentro, gli altri devono farsene una ragione. Stavolta è arrivato alle tre e un quarto del giovedì, quando un passante bimane di Karen Khachanov ha chiuso un match da nervi d’acciaio contro John Isner, fermando l’inseguimento del numero 9 del ranking (ma 10 della classifica live) agli ultimi due posti disponibili. Dominic Thiem e Kei Nishikori hanno potuto così tirare un sospiro di sollievo sincronizzato: ora sono entrambi certi di tornare alle ATP Finals.
L’impresa di Isner non era semplice ma neppure disperata, dato che il forfait di Del Potro, annunciato al quotidiano argentino La Nacion qualche giorno fa, aveva riaperto un secondo posto per Londra. Per come si erano messe le cose, per raggiungere il master di fine anno lo statunitense avrebbe avuto bisogno di unire almeno una semifinale – cioè la conferma dei punti dello scorso anno – alla sconfitta di Kei Nishikori entro i quarti. Invece è andato giù per primo: contro Khachanov, a Bercy senza pressioni ulteriori, si è salvato da tre match point nel tie-break del secondo set ma ha finito per capitolare in quello del terzo, dopo che il russo gli aveva annullato a sua volta due palle del successo con altrettanti ace. Strano ma vero, Khachanov negli ultimi due anni aveva perso tutti e sette gli incontri giunti 6 pari al set decisivo. Invece stavolta è stato a dir poco perfetto.
Grande delusione per il campione del Miami Open, che a 33 anni sarebbe potuto diventare il più anziano esordiente alle Finals, scalzando subito il primato di Kevin Anderson, ora ufficialmente l’unico volto nuovo alla O2 Arena. A meno di un passo indietro di Rafael Nadal, le cui condizioni fisiche pericolanti non assicurano affatto la presenza tra due settimane, Isner si aggiungerà a Ljubicic e Tsonga nella poco ambita cerchia dei giocatori non in grado di qualificarsi per le Finals pur avendo un Masters 1000 nella stessa stagione. E sì che il trionfo a Key Biscayne non è stato l’unico momento alto della miglior annata della carriera del il gigante di Greensboro: nel 2018 ha ottenuto una semifinale a Wimbledon, un quarto di finale nello Slam di casa e un titolo anche nel suo amato 250 di Atlanta. Eppure non c’è stato nulla da fare: i numeri hanno detto di sì agli altri, e di no a lui.
Certo l’eliminazione al primo turno in Australia è di certo stata una falsa partenza, ma anche i vari Djokovic e Nishikori hanno messo in moto la loro stagione con qualche mese di ritardo. A penalizzare Long John sono stati comunque soprattutto i brutti risultati nei “mille” (al di fuori del torneo di Miami, il Mutua Madrid Open è stato l’unico dei nove grandi tornei ATP ad averlo visto superare il terzo turno) e la decisione di saltare l’intera trasferta asiatica. Le settimane passate in famiglia, per stare vicino alla prima figlia nata in settembre, sono state a posteriori quelle che hanno minato la contro-contro-rimonta su Nishikori, che con la finale a Vienna della scorsa settimana lo aveva superato nuovamente di meno di 200 punti. I turni pericolosi di Bercy, in grado di frenare un suo ulteriore accumulo di punti, non sono arrivati in tempo.
Al giapponese e a Thiem, che sarà alle Finals per il terzo anno di fila, non servirà quindi chiedere nulla agli incontri di oggi. L’organizzazione del torneo indoor parigino avrebbe perciò senza dubbio preferito che il testa a testa per Londra si protraesse il più a lungo possibile: a questo punto il timore è che i due, già qualificati, possano decidere di risparmiare le energie. Isner invece rimane appeso agli addominali dolenti di Nadal, in attesa di capire se da alternate potrà venire promosso tra gli otto della fase a gironi. In caso contrario, il prossimo anno avrà bisogno di davvero tanta motivazione per tentare di nuovo l’assalto. E non è detto che riesca a trovarla.