Le Finals ‘vere’, quelle che Torino punta ufficialmente ad aggiudicarsi, sono cominciate con una discreta sorpresa. Roger Federer è apparso più umano – e più trentasettenne che mai – al cospetto di un Nishikori non certo scintillante, sorpreso sì dalle imperfezioni del suo avversario ma non al punto di lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione di portarsi in vetta al girone assieme ad Anderson. Il ragazzone sudafricano, che al braccio ferreo unisce un cuore grande così, al termine della vittoriosa sfida con Thiem ha coinvolto il pubblico dell’arena londinese per augurare buon compleanno a sua moglie Kelsey. Duecento punti ATP e duecento punti tenerezza per lui.
Certamente inferiore l’entusiasmo dei presenti durante le sessione notturna, abbastanza sconvolti dalla caduta del sei volte campione contro Nishikori (a cui non basta il main sponsor del torneo, l’azienda giapponese Nitto, per accaparrarsi i favori del pubblico). “Nel primo set abbiamo faticato entrambi“, ha raccontato Federer in conferenza stampa. “Forse ho avuto più occasioni di lui, poi il livello è cresciuto nel secondo set ma sfortunatamente non sono riuscito a rimanere in vantaggio”. Lapalissiano, ma non spiega la cattiva prestazione dello svizzero, una delle peggiori nelle ultime due stagioni. “Credo che i campi siano diversi, sicuramente più lenti degli ultimi tre tornei che ho giocato. Mi sento bene, ma mi sono dovuto allenare un po’ ovunque: al Queen’s, qui sui campi esterni e le condizioni di gioco non sono le stesse. Tutto sommato credo di star colpendo bene, il warm-up è stato positivo”.
Più che preoccupato, Federer appare sollevato di aver archiviato l’esordio – seppure con un risultato negativo – e di potersi riscattare nella sfida con Thiem. “Non lo affronto da un po’, ma non ho avuto tempo per pensarci. Ho solo bisogno di fare meglio di oggi“. Sarà una partita decisiva, e allo svizzero converrà gestire meglio il nervosismo che gli è costato un warning per ‘ball abuse‘ contro Nishikori. Da navigato pompiere, Roger spegne il piccolo incendio sul nascere. “L’arbitro pensava che fossi arrabbiato, ma non lo ero. Lo sono adesso perché ho perso. Apparentemente mi conosce molto bene, o almeno pensa di conoscermi“. Un sorriso stempera i toni della risposta e le relative preoccupazioni, ma sarà il campo, eventualmente, a dissiparle del tutto. Federer tornerà in campo martedì, nuovamente alle 21.
La novità dell’ultima ora, diffusa in tarda mattinata, è che lo svizzero ha annullato la sessione d’allenamento prevista al Queen’s. Al momento non ci sono indizi che lascino supporre la sua intenzione di ritirarsi dal torneo.
IL PERIODO D’ORO DI KEVIN – Non solo il cuore, come dicevamo, sono settimane dorate a 360 gradi (e non dieci di più, di questi tempi è bene sottolinearlo) per Kevin Anderson. La settimana perfetta a Tokyo, la prima qualificazione alle Finals e ora la prima vittoria, senza concedere set: “Il secondo parziale avremmo potuto vincerlo entrambi. Quando un set finisce 12-10 al tie-break, significa che sarebbe potuto finire in qualsiasi modo“. Rispetto per l’avversario a parte, l’esito dell’incontro ha nuovamente invertito il trend contro Thiem: capace di vincere le prime sei sfide, Anderson aveva invece perso le ultime due (quest’anno a Madrid e New York). “Devo essere onesto, nonostante fossi avanti 6-0 nei precedenti avevo salvato match point a Parigi qualche anno fa, a Washington lui è stato due volte in vantaggio nel terzo set. Sarebbe bastato poco per cambiare l’equilibrio degli scontri diretti, abbiamo sempre giocato match combattuti. Oggi credo di aver fatto un grande lavoro non lasciandogli il tempo di colpire“.
Quanto alle condizioni di gioco, Anderson conferma le sensazioni di Federer. “Mi piacciono. Ovviamente è indoor, quindi i campi sono tendenzialmente veloci, ma forse sono un po’ più lenti rispetto a Parigi-Bercy. In generale mi sono adattato bene, mi permettono di servire in modo efficace ma la palla rimbalza abbastanza”. Proprio la capacità di migliorarsi e la rinnovata etica del lavoro sembrano i segreti del ‘nuovo’ Kevin, che quest’anno quando vede Londra sale ulteriormente di livello. Un giornalista lo paragona al vino rosso, che migliora con gli anni, lui risponde così: “C’è sempre spazio per i miglioramenti. Se guardo al mio gioco, ci sono sicuramente dei settori in cui posso fare di più. Credo ancora che il meglio del mio tennis sia davanti a me. Il margine però è molto, molto sottile. A volte quando cerchi a tutti i costi un modo di migliorare non apprezzi quello che già hai, io credo di aver trovato un buon equilibrio a riguardo”.
Scavando nel passato, Kevin racconta di una persona decisiva per la sua crescita tennistica. “Mio padre ha avuto grande occhio nel prevedere in quale direzione sarebbe andato il gioco. Abbiamo passato molto tempo a lavorare sui miei movimenti a fondo campo ed è per questo che oggi mi sento molto a mio agio. Oggi in diverse occasioni i giocatori difendono così bene da continuare a tenerti nello scambio. Mi sono allenamento molto, dentro e fuori dal campo, perfezionando la tecnica del footwork per essere abbastanza competitivo nonostante l’altezza. A volte è più difficile ed è importante mantenersi in salute, perché quando stai bene e ti muovi bene tutto diventa più facile“.
TORNA IL TOWEL-GATE – Personaggio estremamente pacato e costruttivo, c’è un solo tema in merito al quale Kevin sente il bisogno di puntualizzare. Qualche tempo fa Zverev aveva accusato alcuni giocatori di utilizzare l’asciugamano troppo frequentemente tra un punto e l’altro; Anderson è tra questi, un po’ per necessità e un po’ perché ormai è diventato un rituale. “Credo che ogni tennista sia differente. Sono abbastanza sicuro che lui utilizzi un grip ampio senza polsino, che per me sarebbe fisicamente impossibile perché le mani mi sudano molto. In una giornata calda e umida riuscirei a giocare al massimo due punti senza che la racchetta mi sfugga di mano. Alcuni tennisti sono così, non sudano molto. Sono il primo ad ammettere che in partite come quelle di oggi non si suda troppo, ma noi tennisti siamo molto legati ai rituali e alle abitudini, e questo fa parte della mia routine. Se cambiano qualcosa mi dovrò adattare. La necessità dell’asciugamano è nata perché giochiamo spesso in condizioni molto umide e io non ho alternative, devo utilizzarlo. Che sia un porta-asciugamani o qualsiasi altra cosa ne ho bisogno, o come ho fatto in passato dovrò infilare un asciugamano nei calzoncini”.