Dopo dodici partite bruttarelle e poco coinvolgenti ne ho finalmente vista una che mi ha divertito e intrigato. La semifinale vinta con pieno merito da Sascha Zverev su Roger Federer. Poi siamo ripiombati nella noia, ma certo non per colpa di Novak Djokovic che, alla 35ma vittoria su 37 dalla finale persa con match point a favore contro Cilic al Queen’s, è diventato un giocatore assolutamente intrattabile e se non c’è match è perché lui attualmente è troppo forte.
Il che non vuol dire che sia del tutto imbattibile perché le cattive giornate possono capitare a tutti. Ed è anche complicato, in genere, battere due volte lo stesso giocatore nell’arco della stessa settimana. Se così non fosse non sarebbe accaduto che in 18 occasioni in cui la finale è stata giocata da due giocatori che si erano già incontrati pochi giorni prima… nel 50 per cento delle volte, 9 su 18 quindi, chi aveva perso si è preso la rivincita. Novak stia quindi attento alla cabala.
Magari oggi può sembrare improbabile che accada, perché Zverev mercoledì ha perso 64 61 e un mese fa a Shanghai 62 61 – otto game non sono molti – però chi ha visto il match di mercoledì ricorderà che il tedesco. che serve benissimo (“Secondo me serve meglio Zverev di Isner” aveva commentato Djokovic), era stato capace di fare match pari fino al quattro pari, aveva avuto due palle break per il 5-4, si era giocato assai male la seconda -aveva tentato un lob difficile invece di tirare con il suo colpo più solido, il rovescio, un passante lungolinea sul quale Djokovic non sarebbe arrivato perché era mal piazzato a rete – e poi aveva perso servizio e set subito dopo con un doppio fallo sul set point.
Poi era uscito mentalmente dal match, al punto che dall’1-1 in poi aveva fatto tre soli punti. In questo modo: un suo ace, un doppio fallo di Novak, un unico punto vinto a seguito di uno scambio.
Insomma io credo che Zverev, ben ammaestrato e catechizzato da Ivan Lendl che era furioso perché Sascha aveva in pratica mollato, oggi giocherà quasi sicuramente almeno tutta la partita, fino in fondo. E non solo perchè Lendl sa certo come motivarlo, ma perché questa eternamente discussa formula del Masters di fine stagione in qualche modo quasi stimola chi perde un set a non lottare troppo per vincere il secondo. Come, insomma, se uno inconsciamente – sapendo che perdere un match non è la fine del torneo né del mondo – decidesse di riservare le proprie energie per il match seguente.
Djokovic è certo favorito oggi, e i bookmakers lo confermano – la vittoria del serbo paga 1,12, quella del tedesco ben sei volte la posta – ma non credo che Zverev farà da tappetino. Gli basterà servire come sa per fare match. Ciò detto mi contraddico subito sottolineando come anche uno che batte solitamente bene, benissimo, come Anderson sia stato letteralmente annichilito dalle risposte del serbo. E già fin dall’inizio di ciascun set, giusto per togliergli qualunque velleità. E a noi, purtroppo perché facciamo il tifo per la partita, qualunque suspense.
Devo dire che le ottime ed esaurienti cronache di Luca Baldissera, che hanno anche il pregio di essere incredibilmente tempestive – il grande Tommasi scherzava sempre dicendo “l’importante è scrivere bene e spiegare perché uno ha vinto e l’altro ha perso. Se poi è anche rapido…allora quello è Rino Tommasi!” – mi tolgono molti spunti. Motivo per cui, dopo essermi bruciato anche qualche idea e qualche numero per aver conversato con lui a fine partita, poi mi trovo costretto ad arrampicarmi sugli specchi per trovare nuovi motivi. Possibilmente originali. Non facile.
Sui numeri di Djokovic che non ha mai perso il servizio e perso mediamente meno di un 15 nei 37 game in cui ha servito, ad esempio, sapete già tutto. Potrei aggiungere una banalità: se lui è considerato il miglior ribattitore del mondo, quando ha quei numeri al servizio…come può perdere? Se in 4 mesi e mezzo ha perduto due sole partite ed è risalito da n.22 del mondo a n.1, beh non c’è molto da aggiungere. Se non che il tennis è così maledettamente uno sport di nervi, di fiducia, che cinque mesi prima ti senti uno straccio e vorresti quasi smettere di giocare – e nessuno ti aiuta perché anzi in tanti si sforzano di convincerti che non sarai mai più quello di prima – e poi ecco invece che ti senti imbattibile e ti reputano tale anche tutti gli altri, quelli stessi che ti davano per finito.
Avete forse letto un mio articolo pubblicato ieri su Djokovic. In esso mettevo a confronto soprattutto Nadal e Djokovic per dirimere la questione se fosse più forte il serbo o il maiorchino. Ha suscitato parecchi commenti davvero interessanti, ma devo fare una correzione importante proprio al mio titolo: Djokovic non ha detto di pensare di poter eguagliare i 20 Slam di Federer, ma ha detto di pensare di credere di poter superare i 20 Slam di Federer! Vojin Velickovic, l’amico che mi aveva riferito le frasi di Nole, dopo aver visto il titolo di Ubitennis mi ha infatti spiegato con malcelato orgoglio patriottico che avevo male interpretato le sue parole: “Un campione serbo come Djokovic non si accontenterebbe mai di eguagliare un record…ma vorrebbe superarlo!”
Ne prendo atto e rettifico. D’altra parte se un campione non è ambizioso e non si prefigge grandi traguardi non è un campione.
LA SCONFITTA DI ROGER – E ora vi dico la mia sul match Zverev-Federer. Zverev ha ampiamente meritato di vincere. È stato superiore su tutta la linea. In particolare è stato più intraprendente. Federer, soprattutto ora che è meno veloce di un tempo – ascolta l’audio di quel che aveva detto Vajda o leggi il testo – ha assoluto bisogno di tenere lui il pallino. Anche quando era più giovane e forte se perdeva l’iniziativa all’inizio di un match, come gli poteva succedere con Nalbandian o con del Potro, ma anche con Nadal naturalmente, talvolta non riusciva a riprenderla.
Nel primo set ha rovinato tutto con un game di servizio orrendo, sia pur complicato da buone ed aggressive risposte di Zverev. Nel secondo ha regalato un break subito dopo che gli era riuscito di conquistarne uno lui – e non sono distrazioni che il Federer attuale si può permettere – e poi c’è stato l’episodio del raccattapalle distratto che lo certamente destabilizzato. Inciso: il bambino si sarà giocato la carriera! Di sicuro non lo metteranno in campo per la finale… sono curioso di leggere stamani se qualche tabloid gli ha fatto la caccia per raccontarne sensazioni, imbarazzo, vita e miracoli, salvo che la privacy dei minori lo abbia opportunamente sottratto alle ricerche gossippare.
Ok, prima Zverev ha avuto l’abilità e la buona ventura di mettere a segno il settimo ace, quando il punto è stato ripetuto e dopo un primo servizio frenato dal net.
Dico subito che io lo assolvo pienamente perché ha fatto quello che avrebbe fatto chiunque, Federer compreso come si è capito nella successiva conferenza stampa: “Una volta che il raccattapalle ha detto cosa era successo e che il giudice di linea ha confermato, che cosa si poteva fare? È normale che si ripetesse il punto”. Roger ha anche aggiunto: “Non discuto assolutamente la sportsmanship di Sascha. È stato semmai coraggioso a fermare lo scambio perché l’arbitro avrebbe potuto dire: ’Sorry amico, sei nel mezzo di uno scambio, io non ho visto nulla, hai perso il punto’. Ecco perché ho voluto chiarire con l’arbitro… che ha preso la sua decisione dopo aver sentito il ragazzo e il giudice di linea. Non conosco la regola a questo proposito. Ci interrompiamo sempre quando una palla arriva da un altro campo”.
I fischi e i ‘buuh’ del pubblico sono stati assolutamente ingiusti, ingiustificati, immeritati. Hanno tolto a Zverev la soddisfazione per un exploit conquistato sul campo ben oltre il punto favorito dall’infortunio occorso al piccolo raccattapalle. Io ero in tribuna, alle spalle di Zverev, ma non ho assolutamente visto quella pallina rotolare. Ho visto invece lui che alzava il braccio su un rovescio lungolinea di Roger che comunque lui avrebbe potuto respingere assai meglio di come ha fatto se non si fosse frenato. Ciò anche se per una volta, approfittando di una delle rare seconde palle di servizio cui ha fatto ricorso Sasha, Roger si era procurato una situazione abbastanza promettente.
Chi dice che Zverev avrebbe dovuto servire ancora una seconda palla non conosce le regole del tennis. Chi invece dice che sarebbe stato più sportivo se Sascha avesse giocato una “prima” a mezza velocità, beh si rifà alle usanze dei soci di circolo. Ma non dei professionisti che si giocano centinaia di migliaia di dollari.
Drama, drama everywhere 😳
An unforgettable moment at a crucial time in Federer vs Zverev…#NittoATPFinals pic.twitter.com/CzZqTIjszT
— Tennis TV (@TennisTV) November 17, 2018
Il video completo dell’accaduto (ci sono anche le parole di Zverev a fine partita, con i fischi di sottofondo)
Dico però che secondo me pochissimi spettatori si sono resi conto di cosa fosse successo, del perché Zverev avesse fermato quello scambio. Su 18.000 almeno 17.000 erano per Roger e si è scatenato il finimondo. Ma Roger è stato il primo a mostrarsi comprensivo. E Zverev, che pure non è un mostro di simpatia perché tende ad essere arrogantello, mi ha fatto quasi tenerezza quando ha pensato di doversi perfino scusare, comprendendo la delusione dei tifosi di Roger, di cui lui stesso è stato il primo fan. Che poteva fare di più? Perfino quasi un’ora dopo, in conferenza stampa, è apparso sinceramente rattristato, ha cercato di spiegare che non poteva fare altro, si è quasi scusato di aver fatto quell’ace: “E non credo abbia aiutato la situazione, ha aiutato me, ma che potevo fare? E’ stata una situazione tosta, per tutti, per Roger, per me, per la gente che non aveva capito e che per questo ha quasi certamente fischiato. La folla era per Roger, lui merita di avere tutti quei fan in tutto il mondo, è il più grande giocatore di tutti i tempi, è anche una delle persone migliori che ha mai calcato un campo da tennis”.
Ciò detto e compreso – spero anche dai tifosi di Roger – che la vicenda abbia però distratto Federer – per quanto esperto mai aveva vissuto una situazione simile (nemmeno quando il raccattapalle era lui, 30 anni fa a Basilea!) – sembra abbastanza evidente, anche se in realtà lo si può solo presumere. Ma certo sul 4-4, sul punto immediatamente successivo, ha avuto tutte le opportunità per attaccare nel corso di uno scambio abbastanza prolungato e non lo ha fatto, offrendosi a un rovescio lungolinea di Zverev. Gli sono proprio mancati coraggio e lucidità. Poi sul 4-5 ecco l’errore più disastroso, quella oscena volée di dritto a campo aperto affossata in rete. Come un rigore ciccato con il portiere girato. Pazzesco. Da principiante. Meglio: da uomo in stato confusionale. E lì, fra i fischi che hanno echeggiato a lungo, è praticamente finita l’avventura federeriana a Londra ed è cominciata forse l’alba di un nuovo campione di 21 anni (il più giovane finalista dacchè nel 2009 Juan Martin del Potro perse da Davydenko) che fin qui aveva fallito in tutte le occasioni più importanti, in tutti gli Slam.
Si è campioni anche se si perde in finale (purché non le perdano tutte!). Adesso infatti Novak Djokovic potrebbe (dovrebbe?), eguagliare il record dei sei Masters vinti da Federer. A superarlo ci penserà semmai l’anno prossimo… lo dico per far contento Vojin Velickovic e tutta la Serbia. Mentre Sascha Zverev e tutta la Germania toccano legno.