Finale Coppa Davis: FRANCIA-CROAZIA 1-2 (dal nostro inviato a Lille)
P.H. Herbert/N. Mahut (FRA) vs I. Dodig/M. Pavic (CRO) 6-4 6-4 3-6 7-6(3)
Credeteci, alla fine la Coppa Davis in TV è una cosa e quella dentro lo stadio è un’altra, quasi appartenesse a una diversa sfera dell’emozione. Dopo 220 minuti di tennis molto godibile – finalmente, verrebbe da pensare dopo i due singolari di venerdì – la Francia riesce a rimanere in vita, consegnando a questa competizione morente le ultime ventiquattr’ore di vita e a sé stessa la speranza di una rimonta che avrebbe dell’incredibile. Herbert e Mahut si impongono in quattro set su Dodig e Pavic sopravvivendo ai cinque game di defaillance che, nel terzo set, hanno rimesso in discussione una partita sino a quel momento ben condotta dai francesi.
UNO-DUE FRANCIA – Quando lo stadio è già in tumulto, poco dopo i ‘buuh’ sonori all’indirizzo di messer Haggerty, si comincia a giocare. La commozione di Noah durante l’inno sostituisce quella di Mahut, che qualche lacrima aveva versato durante la cerimonia di inaugurazione mentre oggi vuole concedersi solo la massima concentrazione. Lui ed Herbert hanno già inflitto un grosso dispiacere a Pavic quest’anno sfilandogli il trofeo del Roland Garros in finale; solo parziale la rivincita ottenuta da Pavic e Marach a Londra, nell’incontro di round robin. Qui però si torna a giocare sulla terra e la differenza si sente, benché la leggera pioggia di risposte vincenti dei primi game lasci supporre una superficie piuttosto generosa. I quattro in campo sembrano tutti piuttosto in palla ad eccezione di Ivan Dodig, la cui rigidità nel movimento del servizio – la schiena lo tormenta da anni – cozza terribilmente con quello sinuoso di Herbert, che qualche blasfemo potrebbe ritenere mutuato da McEnroe.
È proprio Dodig il primo a cedere il servizio nel settimo game, un break ulteriormente beffardo per i croati in ragione del nastro che sembrava aver condannato Mahut e invece finisce per esaltare i suoi riflessi nei pressi della rete. I francesi chiudono il parziale senza perdere altri punti al servizio, e avendo offerto l’unica palla break nel quarto game con Mahut al servizio. Bene entrambi, bene anche Pavic che interpreta quasi esclusivamente la posizione avanzata. È proprio il mancino di Spalato, numero quattro di specialità, a regalare spettacolo in apertura di secondo set con un lob millimetrico. I francesi annullano anche l’unica palla break concessa nel secondo set, questa volta da Herbert, e piazzano la zampata ancora sul servizio di Dodig: dopo essersi fatto breakkare con un notevole grado di colpa in ragione dei due doppi falli, Dodig chiude il suo set altamente rivedibile sbagliando un comodo rovescio. Francia vicina a mettere a segno il primo punto del week-end.
PERICOLO E TRIONFO – I croati accusano il colpo, Pavic si lascia contagiare dal suo partner e gioca il peggior game della sua partita – fino a quel momento davvero ottima – regalando un immediato break alla coppa francese, che volleando con grande agio e soffrendo quasi nulla al servizio si invola 3-1. Non è 4-0 solo per un paio di moti d’orgoglio croati nel terzo game del set, il più lungo della partita, nel quale devono annullare quattro palle break dal sapore di match point. A questo punto accade qualcosa di piuttosto inspiegabile, perché i croati piazzano un parziale di cinque game a zero – con ventitré punti a dieci – e rovesciano il set, illudendo il poco disciplinato pubblico croato. Gli attori in campo si alternano nel chiedere il silenzio, deve scomodarsi persino capitan Krajan che non vuole rischiare di rompere l’idillio della sua coppia, tornata finalmente a funzionare. Da segnalare anche l’evidente calo di Herbert, devastante a cavallo tra secondo e terzo set.
C’è finalmente un Dodig da applaudire, prevalentemente da fondo campo nell’insolita conformazione dell’asimmetrico doppio croato; né loro né i francesi concederanno alcunché al servizio fino al decimo game del quarto set, con Pavic chiamato a rimettere la palla in gioco. Il set aveva vissuto come momenti di massima esaltazione le due pregiate esecuzione di rovescio di Mahut e Dodig, soprattutto quest’ultima in demi-volée, ma è appunto il decimo game a regalare le vibrazioni più importanti. Quasi reali, sui gremiti spalti del Pierre Mauroy durante i momenti di tifo più acceso che sembrano davvero far tremare l’impianto. Persino i giornalisti croati ormai hanno smarrito la quota di distacco rispetto al settore dei tifosi, e sembrano invero più tifosi di loro. Pavic si incarta con la prima, il pubblico francese applaude, lui perde anche la seconda ed ecco i primi tre match point: Mate recupera la freddezza e li annulla tutti col servizio, rinviando la vittoria francese e chiamando a raccolta il pubblico ospite, che di tutto avrebbe bisogno fuorché di ulteriore incitamento.
Si arriva al tie-break, dieci punti e due sole mancanze dei battitori. Decisiva quella croata nel secondo game, quando Herbert infila la risposta vincente che incendia gli spalti, ancora di più quella scaturita dalla schermaglia a rete che regala alla Francia il punto del due a uno. Perso il controllo dei decibel, e intenti a stabilire chi meriti maggiormente il ruolo di eroe tra Mahut ed Herbert – suggeriremmo quest’ultimo, protagonista dei punti decisivi – ci si pone in attesa della domenica. Al di fuori del tifo, è un bene che l’ultima insalatiera si decida al penultimo respiro. Se un francese – Pouille, con ogni probabilità il prossimo a scendere in campo – saprà compiere il miracolo di portarla invece all’ultimo di respiro, beh, sarebbe davvero l’epilogo migliore di una competizione che conserva ancora una grande dignità, quando viene assaggiata così da vicino.
TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SULLA FINALE TRA FRANCIA E CROAZIA