Il direttore Ubaldo Scanagatta ha intervistato a Lille il presidente dell’ITF David Haggerty sulle grandi novità della Coppa Davis, la concorrenza dell’ATP Cup e il ruolo della società Kosmos di Gerard Piqué. Il nome però non si cambia…
Dopo ogni dibattito hai detto che la settimana di Londra con i rappresentanti delle altre sigle è stato positivo. Come mai? Cosa è successo?
Abbiamo avuto un incontro molto produttivo. Insieme ai board del Grande Slam, all’ATP, a Kosmos e ai giocatori abbiamo parlato della Coppa Davis e della ATP Cup che era a sua volta stata annunciata. Abbiamo discusso delle sfide che dovremo affrontare, come il calendario e la programmazione troppo fitta. Si è parlato anche della possibilità di collaborare insieme per avere un evento invece di due. Non accadrà subito probabilmente, ma magari strada facendo. Sicuramente occorrerà tempo. Avremo un altro incontro a gennaio, ma ho la sensazione che ci sia possibilità di perseguire questo obiettivo.
Se dovessi scommettere, anche se non puoi, scommetteresti sulla possibilità di avere due eventi o uno? Cosa ti aspetti?
Forse sono ottimista per natura, ma anche penso proprio che si possa lavorare insieme e trovare la soluzione migliore per il nostro sport. Credo davvero che sia possibile arrivare ad avere un solo evento.
Nel breve periodo?
Dobbiamo avere pazienza, ci vorrà tempo. Ho la sensazione che potremo collaborare, ma ci vorrà tempo.
Quale è il ruolo di Kosmos? Non è uno sponsor, bensì un investitore, ma in quanto tale vorrà sicuramente ricavare profitto.
Si occupano solitamente di altro rispetto al tennis, ma abbiamo piani e progetti per i prossimi 25 anni. Essenzialmente Kosmos si occupa degli aspetti commerciali. Broadcasting, ricerca di sponsor e simili.
Avete ricevuto garanzie di partecipazione da parte dei top players, ad esempio Djokovic e Federer?
Molti hanno garantito che giocheranno le qualificazioni e in caso di vittoria e di convocazione da parte del capitano, dovrebbero essere disponibili anche per la finale. Non ho avuto la possibilità di parlare personalmente con Federer quindi non so specificatamente se si renderà disponibile nel round di qualificazione, ma sarebbe ovviamente ottimo per la competizione. Djokovic era al meeting di Londra la settimana scorsa ma non penso abbia preso una decisione definitiva.
Hai detto di essere ottimista per natura, come hai affrontato personalmente le controversie legate a questa proposta di cambiamento?
Io ricavo energia da ciò in cui credo. La riforma della Coppa Davis è qualcosa che avevo promesso quando sono stato eletto e qualcosa di necessario. La competizione aveva bisogno di un cambiamento. Anche gli altri candidati alla presidenza pensavano servisse una riforma. Credevo fortemente di star facendo la cosa giusta e quando è così, cerchi di coinvolgere tutti quelli intorno a te.
È un periodo di grande cambiamenti per il tennis, la Coppa Davis e gli esperimenti delle Next Gen. Pensi sia una grande operazione di mutazione dello sport o semplicemente coincidenze slegate?
Penso che nel caso della Coppa Davis e della Fed Cup abbiamo parlato dei cambiamenti per anni ed erano i giocatori stessi a chiederli. I cambiamenti che abbiamo fatto sono più radicali, ma penso siano buoni per coinvolgere i fan, i giocatori, gli sponsor e le televisioni. Nel caso dell’ITF World Tour, ad esempio, che è concepito per facilitare la transizione dei più giovani al professionismo, Penso sia qualcosa di cui il tennis aveva bisogno. Il passaggio al professionismo non è facile, molti si considerano professionisti ma il percorso non è semplice. Spesso bisogna essere ricchi di famiglia o essere sovvenzionati in altro modo, quindi abbiamo cercato di fare qualcosa.
Tutto nasce da Piquè che è un giocatore di calcio e ha cercato di tirare fuori dal tennis un evento “calcistico”. Magari se fosse stato un giocatore di basket sarebbe nata una proposta diversa ancora.
Kosmos e Piqué sono una parte importante del cambiamento, ma questa riforma è frutto di una ricerca che va avanti da cinque anni. Semplicemente avevamo una concezione simile dell’evento che volevamo creare.
Pensi che anche la Fed Cup potrebbe avere una sorte simile e diventare un evento concentrato in una settimana?
La nostra ambizione è di creare qualcosa di simile anche per la Fed Cup, con una prima fase con incontri in casa o in trasferta e una fase finale a 16 squadre.
Quale sarebbe la migliore settimana per questo evento? Zverev ad esempio ha detto che avrebbe giocato la finale nel vecchio formato se la Germania fosse arrivata in fondo, ma che non vuole giocare undici mesi e mezzo.
Siamo sempre stati aperti a discutere della collocazione in calendario. Però a prescindere da quale settimana si scelga, si va sempre a cozzare con qualcuno, per esempio altri tornei. Sono contento del meeting di Londra e della discussione che abbiamo avuto anche su questo tema, ma per questi primi anni rimarremo a Madrid a novembre.
Il cambiamento è stato piuttosto radicale, perché non è stato cambiato anche il nome?
Quando guardo questo iconico trofeo, penso a quanto sia riconoscibile e unico. È un nuovo capitolo della competizione ma è sempre Coppa Davis. Ci sono ancora atleti che lottano per la loro nazione, che sorreggono la bandiera. Mi piacerebbe vedere voi tutti a Madrid l’anno prossimo per seguire la finale e sentirvi dire: “Wow, è davvero fantastica!”
https://soundcloud.com/ubitennis/haggerty-ottimista-atp-e-itf-avremo-un-solo-evento