Finale Coppa Davis: FRANCIA-CROAZIA 1-3 (dal nostro inviato a Lille)
M. Cilic (CRO) b. L. Pouille (FRA) 7-6(3) 6-3 6-3
La vendetta è un piatto che va servito freddo, ed è esattamente quanto ha fatto la Croazia di Željko Krajan con la Francia di Yannick Noah. Nel gelo atmosferico del gigantesco Pierre Mauroy, riscaldato ampiamente da un tifo che sarà difficile rivedere in una partita di tennis, i croati ricacciano in gola ai francesi l’urlo della vittoria della finale dei campionati del mondo di calcio e vincono la seconda Coppa Davis della loro storia, dopo il successo del 2005 targato Ljubicic e Ancic e la cocente delusione di Zagabria 2016. A sentire i croati questo netto 3-1 vendica anche la sconfitta ai recenti europei di pallamano, quando la Francia già qualificata aveva estromesso la Croazia dalla competizione.
Un successo sportivo a 360 gradi per la nazione balcanica, un premio alla dedizione di Marin Cilic – perfetto tanto venerdì quanto quest’oggi – che finalmente cancella la spiacevole statistica secondo cui era rimasto il solo vincitore Slam in attività a non aver mai vinto la competizione a squadre, dopo aver esordito nel lontano 2006 contro l’austriaco Koubek. Ne esce male Noah, che probabilmente avrebbe dovuto schierare Pouille già venerdì. Magari non sarebbe cambiato nulla, ma difficilmente avrebbe fatto peggio di Chardy e Tsonga.
SUPERIORITA’ CILIC – Il primo set si trascina fino al tie-break dopo un’ora di gioco molto gradevole, con Pouille che fa tutto quanto in suo potere per rimanere in partita – nonostante sia l’unico a offrire occasioni di break – e Cilic che riesce a spuntarla nonostante una percentuale di prime molto bassa, che a fine parziale sarà ferma al 41%. Il francese dimentica il rovescio in spogliatoio ma si tiene a galla con il servizio e la tigna che da diversi mesi gli si vede tirare fuori solo in Davis; annulla col servizio la prima palla break nel terzo game, e con una splendida palla corta quella concessa sul 5-4, appena dopo un punto condotto magistralmente da Cilic e chiuso con il rovescio. Cilic continua a non soffrire e arriva al jeu decisif avendo perso appena cinque punti in battuta, uno solo con la prima. Ne mette poche, ma quelle poche che scaglia in campo sono una sentenza e le seconde molto cariche non lasciano grande margine d’iniziativa a Pouille.
Il tie-break è un buon compendio di quanto visto nei 57 minuti precedenti. Cilic appare superiore soprattutto in risposta, e dopo essersi fatto recuperare il primo mini-break a causa di una seconda troppo timorosa, erompe sul servizio del francese in due occasioni consecutive e guadagna tre set point sul 6-3, convertendo il primo con un notevole drop shot di rovescio. Marin sinora è d’acciaio, Pouille non sta giocando male ma non è sufficiente. Le sue variazioni funzionano solo a tratti e non ha l’agio per giocarle tanto spesso da scombinare il piano di gioco del croato, sempre molto ordinato.
LA MUSICA NON CAMBIA – Cilic permetterà al suo avversario di arrivare a 40 in risposta una sola volta in tutto l’incontro, senza offrirgli alcuna occasione di break, mentre Pouille continua e continuerà a faticare. Il livello dell’acqua nella quale il francese nuota con fatica, seppure con ammirevole abnegazione, si alza pericolosamente sul 3-2 croato: Cilic guadagna la prima palla break del secondo set e la trasforma con sapienza, premendo sul dritto avversario che risponde ai suoi comandi e finisce in corridoio. Il pubblico francese sente sfuggire la speranza ma continua a incitare, ben controllato dalla giudice di sedia Marijana Veljovic che grazie alla sua provenienza serba riesce a dialogare in lingua madre anche con i supporter croati, tenendoli a bada. Herbert compare in panchina dopo essere stato inizialmente allertato per prepararsi in vista dell’eventuale quinto singolare, ed è il primo simbolo della resa francese. Un altro mattone lo appone il dritto inside out vincente di Cilic che vale il 6-3 del secondo set.
Pouille perde progressivamente terreno e nel terzo set cede dopo quattro game, alla seconda occasione concessa rovinando in un altro errore con il rovescio. Quando entrambi pigiano sull’acceleratore, la differenza nel peso di palla emerge nettamente e Cilic finisce per prendere il comando di ogni scambio. Continuando a veleggiare spedito nei suoi turni di battuta – chiuderà con appena cinque punti persi quando ha servito la prima – il croato sale 5-3 e piazzando tre punti di fila in risposta guadagna altrettanti championship point, i primi di questo week-end per la Croazia. Pouille annulla il primo con l’ace e accoglia la volée errata di Cilic per cancellare il secondo, ma la terza occasione è quella utile a far tornare l’insalatiera nei Balcani, dopo il successo della Serbia nel 2010.
Durante la premiazione lo stadio, ancora perfettamente gremito, riserva una grande ovazione al team francese e soprattutto a Pouille, che nonostante la sconfitta oggi non ha sfigurato. Applaudito anche Noah, che sa di avere qualche responsabilità per questa sconfitta. La Croazia però ha meritato pienamente questa vittoria, non solo oggi ma nel corso di tutta la stagione. Dopo Marin Cilic, che meritava questo riconoscimento dopo la delusione di Zagabria, il secondo uomo copertina è senza dubbio Borna Coric che ha vinto il singolare decisivo nella semifinale contro gli Stati Uniti e venerdì ha nascosto la palla allo sperduto Chardy. Bravi i croati, bravi i francesi per aver offerto uno spettacolo stilisticamente di grande prestigio. L’inno croato è il primo ad essere suonato una volta chiamati tutti i protagonisti sul palco, alle spalle dell’insalatiera. Che volerà per l’ultima volta in Croazia senza poter fare altre tappe.
TUTTO SULLA FINALE TRA FRANCIA E CROAZIA
- DAY 2 – Editoriale: Il declino inarrestabile della Davis per un giorno si è fermato
- DAY 2 – Le conferenze: Noah non parla degli assunti, i croati protestano
- DAY 2 – La Francia regala un altro giorno di vita alla Davis
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- DAY 1 Coric rovescia Chardy: Croazia in vantaggio
- DAY 1 – La Croazia va allo specchio con Cilic: 2-0 e ultima Davis ad un passo
- DAY 0 – Al capezzale di una Davis all’ultimo respiro
- DAY 0 – Noah contro Haggerty: la Davis si gioca anche fuori dal campo