Il quotidiano transalpino L’Equipe racconta la storica vittoria della Croazia. Grazie ad un Marin Cilic impeccabile domenica, la Croazia riscrive la storia del tennis nell’ultima edizione “classica” della Coppa Davis, sollevando l’insalatiera per la seconda volta dopo il primo grande trionfo del 2005. I ragazzi di Krajan si impongono per 3-1 su una Francia decisamente zoppicante, nonostante la bella prestazione in doppio della coppia Herbert/Mahut. Nei tre singolari disputati, infatti, una vera e propria débâcle per i “Bleus” che non sono riusciti a convertire neanche una palla break sulle sette ottenute in totale. “Non solo non abbiamo perso neanche un set” afferma orgoglioso Krajan, “ma non abbiamo mai ceduto la battuta in tre partite di singolare. È un traguardo incredibile che rivela il nostro livello. È una delle migliori squadre che la Croazia abbia mai avuto”.
Ma non basta. Oltre allo sconforto dovuto alla netta sconfitta, una profonda amarezza affligge capitan Noah e i giocatori, l’amarezza per la “fine” di una storia durata 118 anni, la fine della magia della Coppa Davis: “Per quanto riguarda il nuovo format, si pala tanto di soldi” dichiara Yannick Noah, “ma quanto vale per un raccattapalle stringere la mano a Lucas Pouille e fare una foto con lui? Vengo da un sogno che ho vissuto fin da bambino, quando un giorno qualcuno [Arthur Ashe] mi ha stretto la mano e mi ha regalato una racchetta. Questo non accadrà più. Quello che è successo a Lille questo week-end, tra noi e i giovani, non succederà più a Singapore (né a Madrid né altrove), lo so. L’anno prossimo non sarà più la stessa storia, lo sanno tutti. Allora perché non dicono la verità [l’ITF e il gruppo Kosmos]? Non sarà più la Coppa Davis e quindi non chiamatela così. Durante la cena ufficiale ho detto che ero disgustato e in collera”.
“Quando la chance viene meno”
Nonostante una preparazione minuziosa per affrontare al meglio questa finale, Noha non è riuscito a portare i suoi giocatori oltre i loro limiti. Ma lui si difende: “Davvero? Quali sono gli ultimi match dei francesi che avete visto? Io li ho visti tutti. Ditemi, cosa è mancato nel match di oggi [domenica]? Ditemi, negli ultimi sei mesi, quanti Top 5, 10, 20 abbiamo battuto? I ragazzi hanno fatto il massimo. Questa volta, invece, gli avversari ci hanno semplicemente “massacrati”. E che ne è di Gaël Monfils e Gilles Simon? “Quando mi hanno dato il posto di capitano, mi ero messo in testa di occuparmi di Gaël. Per quanto riguarda Gaël, non capisco. Sono deluso di non aver trovato la chiave per aiutarlo”. E Simon? Ricordiamo che il tennista di Nizza è in vantaggio 6-1 nei precedenti contro Cilic: “Gilles mi ha confessato di trovarsi in difficoltà con il mio metodo. Io seleziono i giocatori all’ultimo momento. Non sono il capitano della Croazia, per cui non c’è dibattito. Non potevo dirgli, una settimana prima, che avrebbe giocato lui. Così non ci riesco perché non è il mio modo di fare”.
Sulla mancata convocazione di Monfils e Simon, dice la sua anche Arnaud Clément, ex capitano della squadra francese, bersaglio di aspre critiche dopo la sconfitta in finale contro la Svizzera nel 2014 e sostituito poi da Noah: “È vero, a volte Monfils funziona in maniera un po’ diversa dagli altri ma bisogna amarlo per farlo venire a giocare e far sì che riesca a superarsi in campo. Ogni volta che scende in campo, realizza match eccezionali ed è l’unico che sia stato capace di grandi performance. Credo che sia l’asso nella manica della squadra francese, a fortiori sulla terra. La cosa che mi ha irritato di più, è sentir dire che Gaël e Gilles sono casi troppo particolari. No, non sono difficili da gestire in gruppo, sono dei compagni di squadra formidabili. Li ho frequentati a lungo da giocatore e da capitano, si sono sempre comportati bene“.
Sulle scelte di Yannick Noah si aggiunge inoltre un commento di Ivan Ljubicic, coach di Roger Federer, ex n. 3 del mondo e campione di Davis nel 2005: “Un capitano ha più informazioni e conosce meglio di noi la situazione ma, certo, sulla carta, Gilles Simon e Gaël Monfils erano i giocatori che temevamo di più. Ma Yannick è un leader fantastico, ha fatto tanto per il tennis francese e non solo come capitano. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, a volte funziona, a volte no”.