A vincere il premio di coach dell’anno a livello maschile è stato Marian Vajda, fondamentale per la rinascita di Novak Djokovic, che ha chiuso l’anno al numero 1 del mondo (con due Slam in bacheca, Wimbledon e US Open) dopo averlo iniziato fuori dai primi 10 (è il primo giocatore della storia a riuscirci). Vajda ha battuto la concorrenza di Jan de Witt, Carlos Moya, Sebastian Prieto e Simone Vagnozzi (allenatori rispettivamente di Nikoloz Basilashvili, Rafa Nadal, Juan Martin del Potro e Marco Cecchinato). Come avvenuto a livello ATP, saranno gli stessi coach a decidere chi dovrà aggiudicarsi il premio come miglior allenatore dell’anno del circuito femminile. Le cinque nominations sono andate a Darren Cahill, Kamau Murray, Wim Fissette, Thomas Drouet e Sascha Bajin.
Il 53enne australiano Darren Cahill ha guidato Simona Halep verso il primo, agognato, successo Slam della sua carriera. La tennista romena non ha soltanto alzato il trofeo del Roland Garros, ma ha anche chiuso la stagione al numero del ranking per la seconda volta consecutiva. La lunga partnership tra i due si è appena chiusa: Cahill si prenderà un anno di pausa per dedicarsi alla famiglia, mentre Simona ha già annunciato che inizierà il 2019 senza allenatore. Un altro “campione Slam” – e un altro che ha già cambiato panchina in vista del prossimo anno (anche se in questo caso la separazione è stata decisamente burrascosa) – è Wim Fissette. Il 38enne allenatore belga ha passato il 2018 al fianco di Angelique Kerber. Dopo un deludente 2017, con Fissette la tedesca ha ritrovato la top 5 e ha trionfato a Wimbledon per la prima volta in carriera. La separazione tra i due è giunta inattesa alla vigilia delle WTA Finals di Singapore, “per divergenze di opinioni sui piani futuri”. Se Fissette si è consolato tornando a lavorare con Vika Azarenka, anche Angie non ha perso tempo e ha annunciato il nuovo coach: Rainer Schuettler.
È rimasto invece a secco di Slam lo statunitense Kamau Murray, al fianco di Sloane Stephens da tre anni. Sloane non ha saputo ripetere l’exploit dello US Open 2017, ma il 2018 le ha comunque regalato il successo a Miami, le finali al Roland Garros e al Masters e il best ranking di numero 3 del mondo. Chi ha forse messo a segno il colpo del 2018, è il 34enne serbo Sascha Bajin. Ex sparring partner di Azarenka, Wozniacki e soprattutto Serena Williams (alla quale ha indirettamente inflitto una cocente delusione nella discussa finale dello US Open), ad inizio stagione Bajin ha assunto il ruolo di coach di Naomi Osaka e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la giapponese è salita dal numero 68 di inizio anno al best ranking di 4 del mondo, ha trionfato a Indian Wells e soprattutto ha conquistato il primo Slam della sua carriera a New York (prima giapponese della storia, uomini compresi, capace di conquistare un Major). Come Murray e Stephens, anche Bajin e Osaka continueranno a lavorare insieme nel 2019.
Ultimo candidato al premio di allenatore WTA dell’anno è Thomas Drouet. Il 35enne monegasco, al fianco di Timea Babos da oltre quattro anni, nel 2018 ha portato sulla vetta del ranking di doppio la tennista ungherese, che in coppia con Mladenovic quest’anno ha trionfato all’Australian Open e perso la finale dello US Open.