Carriere che si chiudono, sipari che calano in off season senza eccessivo scalpore. Termina a 33 anni l’avventura agonistica di Marinko Matosevic, australiano nato in Bosnia che non giocava da febbraio (solo Challenger nel 2018) per guai fisici. Scivolato al numero 754 del mondo, ha deciso di non portare più a spasso per il circuito i suoi 193 centimetri e abbondanti chili dopo aver toccato il 39 come best ranking nel 2013, quando si tolse lo sfizio di superare il primo turno a Wimbledon e al Roland Garros. Un anno prima aveva raggiunto la sua unica finale a Delray Beach, battuto da Kevin Anderson. Proprio per il 2012, quando divenne numero uno d’Australia balzando dal 203 al 47 del ranking, ha in bacheca addirittura il premio Most Improved Player ATP, per intenderci quello consegnato per il 2018 a Tsitsipas. Promesse poi disattese con il passare degli anni. Oggi Matosevic, partito dalla ex Jugoslavia da adolescente per sfuggire alle conseguenze della guerra, è arrivato a fine corsa consapevole di non entrare nel main draw di un torneo del circuito principale dal 2015. Ci lascia in eredità il suo giudizio non proprio lusinghiero sul tennis femminile. Chissà se poi avrà cambiato idea.
CIAO BOJANA – Sono sempre gli acciacchi ad aver costretto al ritiro Bojana Jovanovski, che cambia vita ad appena 26 anni dopo aver aggiunto anche il cognome del marito (Milos Petrovic, canoista) alla carta d’identità. Ex numero 32 WTA, non è mai riuscita a prendere il testimone di Jelena Jankovic e Ana Ivanovic per portare in alto il tennis femminile serbo. Scivolata al 546 del mondo dopo diversi guai fisici (polso e spalla destra su tutti), ha disputato a ottobre l’ultimo match perdendo da Sabine Lisicki nelle qualificazioni di Tianjin. In bacheca due tornei non di primissimo piano come Baku 2012 e Tashkent 2013. “Il primo capitolo della mia vita professionale è terminato: la mia carriera da giocatrice è conclusa – ha scritto sulla sua pagina Facebook – dopo molte riflessioni, infortuni e operazioni, è stata dura prendere la decisione. Sono ancora desiderosa di competere, ma il mio fisico non regge lo sforzo. Visto che non posso più allenarmi e giocare come sempre, dare il massimo e raggiungere i miei obiettivi, non ho altra scelta“.