Continua a tenere banco la vicenda che vede coinvolto Justin Gimelstob, l’ex tennista statunitense arrestato con l’accusa di aver aggredito Randall Kaplan la sera del 31 ottobre, mentre passeggiava in compagnia della moglie e della figlia di due anni. Alla base delle percosse ci sarebbe l’amicizia di Kaplan con Cary, la moglie separata di Gimelstob. Alle prime notizie giunte in merito alla presunta aggressione, hanno fatto seguito nuovi dettagli. Il Telegraph ha infatti mosso ulteriori accuse nei confronti del commentatore di Tennis Channel, riguardanti presunti episodi di violenza passati da parte dell’ex n.63 del mondo. Tutte le accuse sono state negate dallo stesso Gimelstob in una lettera privata inviata all’ATP Player Council e dal suo legale Shawn Holley tramite un comunicato stampa indirizzato a Metro.co.uk.
Nel frattempo – mentre in un altro comunicato stampa Tennis Channel ha annunciato di aver concesso a Gimelstob, dietro sua richiesta, un periodo di aspettativa -, a far discutere è anche la posizione rivestita dallo statunitense nel Consiglio di Amministrazione ATP in qualità di rappresentante dei giocatori. Il giorno successivo alla notizia dell’avvenuto arresto, l’ex numero 1 del mondo Lleyton Hewitt era intervenuto sulla questione tramite il suo profilo Twitter, chiedendo un intervento diretto da parte della stessa ATP.
The @ATPWorldTour must lead by example and do something about this. pic.twitter.com/EuTXwHbJOS
— Lleyton Hewitt (@lleytonhewitt) November 23, 2018
Come riportato da ESPN, a Hewitt ha risposto John Isner, che pur non essendo più ufficialmente allenato da Gimelstob, continua ad avvalersi della sua consulenza. “Ovviamente Justin è una persona a me molto vicina, sia come allenatore che come amico. Ma anche se non lo fosse, in questo momento gli darei comunque il mio supporto perché è innocente finché non verrà provato il contrario. Forse non sarà un’opinione molto popolare, ma per il momento devo dargli il beneficio del dubbio. Non conosciamo ancora i fatti, Hewitt non conosce i fatti. Lui è stato coinvolto in quella situazione con James Blake – nel corso di un match giocato agli US Open 2001, l’australiano se la prese con uno dei giudici di linea, reo di avergli chiamato due falli di piede in un momento cruciale della partita. Lamentandosi con l’arbitro di sedia esclamò: “Lo voglio fuori dal campo. Guardalo, e dimmi se vedi una somiglianza”, riferendosi al colore della pelle dell’avversario -, “ma io non ho ‘chiesto la sua testa’, né a lui di rinunciare al suo ruolo all’interno di Tennis Australia. È stato arrogante”, ha dichiarato Isner.
I membri dell’ATP Player Council, guidati da Novak Djokovic, discuteranno della posizione di Gimelstob questa settimana, mentre lo statunitense (attualmente fuori su cauzione) dovrà presentarsi in tribunale per discutere il suo caso il 12 dicembre.