XXXI°
San Pietroburgo, Russia, Mercoledì 14 settembre
- Bentornato, amore.
Disse la signora Demtchenko che da mezzo minuto, da quando aveva visto il taxi fermarsi davanti alla porta di casa, si era appostata dall’altro lato di essa pronta ad accogliere con un sorriso suo marito Vassily. Non tornava a casa molto spesso, i ritmi del tour non lo permettevano granchè. Ma dopo gli US Open finalmente qualche settimana di pace ci sarebbe stata. Niente trasferta in Cina, per lui e per i suoi. Kiraly voleva rientrare a giocare piccoli passi. Groen non aveva la classifica. Lui, le energie.
Vassily accarezzò il cane festeggiante e come prima cosa sprofondò sul divano. La prassi era sempre la stessa: un caffè, una doccia, un tè coi biscotti al tavolo insieme alla compagna di vita. Compagna di un quarto di vita a dire il vero, questo era quanto riusciva a dedicarle nel corso dell’anno. In una scatola di scarpe, come sempre, la signora Irina aveva raccolto la posta in arrivo nelle ultime settimane. Vassily cominciò a spulciare.
- C’è una lettera della Tennis Integrity Unit
- Si ho visto. Ho già ricevuto comunicazione via email. Voglio solo controllare che si tratti della stessa cosa.
Vassily aprì la missiva; la lettera all’interno era stampata su carta da 120 grammi. Finezze di cui solo gli inglesi sono capaci.
“Gentile signor Vassily Demtchenko,
con la seguente le comunico un aggiornamento riguardante il suo invito a comparire per la giornata di Lunedì 26 Settembre presso gli uffici della Tennis Integrity Unit di Roehampton. Successivamente ai colloqui avuti in via preliminare nel mese di giugno nel complesso di Wimbledon, Londra, alla presenza del sottoscritto Signor Connor Veyveris; ai risultati della successiva indagine investigativa; alla comparazione con le testimonianze rilasciate dal Signor Sandor Kiraly, sempre in Wimbledon nel mese del Giugno passato
Si informa che la Tennis Integrity Unit dichiara la procedura di cui lei oggetto conclusa, con la seguente motivazione:
Non sussistono elementi di reato.
La sua presenza per la data del 7 dicembre non è pertanto necessaria. La ringraziamo per la cortese disponibilità e le auguriamo un buon presieguo di stagione.
In fede, Connor Veyveris”
- Buona notizie tesoro?
- Si amore. Buone notizie.
XXXII°
Palasport Olimpico, Torino, Italia – Giovedì 17 novembre ore 23:18
Erwin Siles entrò in conferenza stampa pronto alle domande più disparate. Dopo la terza e ultima performance in quel di Torino sapeva che i giornalisti si sarebbero scatenati. Prese posto sulla comoda poltrona e rivolse un genuino sorriso a tutti.
- Horacio Rincon, Marca. Tre match, tre sconfitte e zero set vinti. Un bilancio certamente inatteso. Quando ha influito la preparazione su questa performance?
- Decisamente presentarmi qui con sole due settimane di allenamento dopo che avevo fisicamente, e anche mentalmente, appeso la racchetta al chiodo, non è stato semplice. Ma l’avevo messo in conto. Sapevo che avrei potuto fare una figuraccia, non è un dramma. Questo risultato non è così negativo come possa sembrare. Anzi, sono le sconfitte più belle della mia carriera
- Hikaru Matsuda, Sports Nippon. Chi è il tuo favorito ora per la vittoria finale?
- Tutti i quattro semifinalisti sono giocatori di vertice. Foley vorrà riscattarsi dopo una stagione senza slam. Maslevic è forse il più in forma di tutti, mi ha massacrato stasera. Bartlett e Domratchev stanno coronando una stagione straordinaria. Sono curioso anch’io, sarà un grande spettacolo.
- Kaisa Ristomaatti, Melbourne Observer…
Rieccola qua, mi mancava quasi. L’hanno mandata anche al Master di fine anno.
- … La notizia del suo rientro ha stupito tutto il mondo tennistico. Cosa l’ha spinta a cambiare idea e ritornare sul campo?
- È stato un mix di cose. Mi piaceva tornare a sentire il calore della folla, l’ambiente del torneo. Rimettermi alla prova sotto una situazione nuova. Sono forse troppo giovane per ritirarmi. Non lo so, molti pensieri girano per la mia testa e nella pausa invernale prenderò una decisione definitiva… Ma, per rispondere alla sua domanda, c’è un innato desiderio di competizione in tutti noi sportivi: quello che ci spinge a dare il massimo, provare sempre e non arrendersi mai. Prendiamo il caso di Kiraly, dopo tutto quello che ha passato, è tornato a giocare. Siamo fatti per colpire una pallina con una racchetta, non possiamo farne a meno.
XXXIII°
Palasport Olimpico, Torino, Italia – Domenica 20 novembre ore 18:22
We are the Champions dei Queen scemava pian piano all’interno del Pala Alpitour, mentre i giochi di luci si ricomponevano al centro del campo; andarono a puntare sulla figura di Samantha Carminati, la celebre influencer di Instagram che non capiva una mazza di tennis, però ormai sponsorizzava tutto ed era divenuta testimonial e madrina delle Finals di Torino per i primi 3 anni.
- Grazie Torino! Su le maniiiiii
Starnazzava dal campo urlando dentro il microfono come se non ce l’avesse e volesse farsi sentire dai 15mila del palazzetto.
- Abbiamo assistito a una meravigliosa finale vero? Una partita che meglio non si può vorrei dire. Allora, è il momento delle premiazioni. Ma prima i ringraziamenti. Un grazie meraviglioso al comune di Torino, all’organizzazione e soprattutto agli sponsor: Salumi Benetto, affettati con affetto. Cazzulati fashion, per lui per lei e per tutti. Arredobagni Koenig: complementi senza troppi complimenti. Autolavaggio…
Agli ospiti in attesa di essere premiati scappava qualche risatina per questo show nello show, nonostante nessuno di loro capisse l’italiano. Lo sloveno Maslevic si era laureato campione dopo 3 set lottati contro Foley, che chiudeva l’anno senza titoli pesanti. Ma sarebbe stato premiato per ultimo. Prima i riconoscimenti ATP.
- Giocatore dell’anno, e non poteva essere altrimenti, Erwin Siles!
Un faro si accese illuminando il boliviano, che raggiunse la madrina al centro della scena ricevendo dalle sue mani un pesante trofeo a forma di numero 1. Una scena simile si ripetè con tutti gli altri onorati della sera.
- Allenatore dell’anno. Vassily Demtchenko!
- Niùcamer dell’anno. Sandor Kiraly!
- Most impruvd pleier. Di nuovo Erwin Siles!
- Special praiz for the developpment of tennis. Mr Madison per la Smash!
Signori, un sorriso, qui! Urlavano i fotografi accosciati a pochi metri. Un bel sorrisone tutti insieme!
Flash!
XXXIV°
Aeroporto Internazionale Sandro Pertini, Caselle Torinese. Lunedì 21 Novembre ore 12:15
Come nei film, per gli eroi protagonisti era giunto il momento, proprio sul finale, di dividersi. Non per molto. Un mesetto o poco più di relax, vacanze in qualche posto caldo, una visita alla famiglia, un Natale con i tuoi e da fine dicembre ci si sarebbe di nuovo ritrovati in Australia, dove questa pazza stagione era cominciata. Vassily fu il primo ad accomiatarsi. Dal centro città prese un bus per Malpensa, dove c’erano voli più comodi per Mosca. Sandor e Claude viaggiarono insieme fino a Caselle. Passarono i controlli insieme e dopo il metal detector. Fu il momento dei saluti.
“Il Volo Ryanair 4865 delle ore 12 e 45 con Destinazione Brussels Charleroi è pronto per l’imbarco al gate A6. Si pregano i signori viaggiatori che hanno acquistato il biglietto prioritario di…”
- Buon volo Claude. Grazie ancora di tutto. Ci vediamo fra un mese.
- Ciao campione. Non gozzovigliare troppo.
Il giovane fiammingo sparì oltre il gate dopo aver presentato il passaporto. Sandor doveva attendere un’oretta il suo volo per Budapest e si accomodò in un bar. In tutta la settimana non era ancora riuscito a provare un Bicerin, la tipica bevanda locale. E con il freddo novembrino era quasi d’obbligo. Ne ordinò uno e si accomodò al tavolo per rispondere a qualche tweet dei vari fan.
- Sandor?
Come non detto, i soliti ammirat..
- Sandor! Che coincidenza!
Kiraly sollevò la testa dallo schermo e strabuzzò un paio di volte gli occhi per essere sicuro che di fronte a lui ci fosse proprio quella persona.
- Kaisa? Cosa ci fai qui…
- Sto tornando a Tampere. Ho seguito le finals da giornalista. Complimenti per il premio. Meritatissimo. Ero in tribuna stampa ad applaudirti.
- Grazie. Come stai?
- Bene e tu?
- Non stare in piedi, siediti. Prendi qualcosa?
- Cosa stai bevendo?
- Una roba del posto: so che c’è del caffè dentro, il resto è un’incognita.
- Uno anche per me allora.
La giovane finlandese si tolse il cappotto e prese posto mentre Sandor ricercava l’attenzione del cameriere. Aveva riconosciuto il suo ex flirt e il gesto di chiamarlo era stato istintivo. Ma ora si stava domandando, con l’imbarazzo che pian piano cresceva, se fosse stata una buona mossa? Era tutto passato? Tutto perdonato? O dopo dieci mesi ancora Sandor gli serbava rancore?
- Sapevo che ormai ti eri appassionata di tennis. Ero convinto che ti avrei rivisto a Wimbledon e New York. In sala stampa.
- A Wimbledon non c’ero. A New York… Beh devo essere onesta. Non so se avresti gradito rivedermi.
- E perché mai?
- Beh, non mi sono comportata bene dopo il tuo incidente.
- Acqua passata.
- Sai, la fama, lo stress… Tutto un nuovo mondo cui non ero abituata. Ho capito che non faceva per me.
- Kaisa, sono sincero: ti capisco. Adesso sì. Lì per lì sono stato furioso, durante la convAlescenza mi sono sentito tanto solo. Forse avresti potuto spiegarti invece di scappare. Ma a parte questo, ripeto: non devi sentirti in colpa per nulla.
La ragazza si sentì sollevata. Il senso di colpa l’aveva accompagnata ancora adesso, a distanza di tanto tempo.
- Ho ancora il tuo braccialetto, sai?
- Quello che ti regalai il giorno prima della finale?
Con un gesto teatrale Kaisa scoprì il suo avambraccio sinistro, lasciando intravedere un filamento di color dorato intervallato da numerosi cristalli e perle. Un sorriso pervase il volto di entrambi, e subito dopo d’istinto gli sguardi dei due caddero sul polso di Sandor.
- Ehm…
- Non devi giustificarti, Sandor. Un regalo è un regalo, ognuno ci fa quello che vuole. È la tua privacy.
- Ok.
- L’hai buttato vero?
- Mi hai appena detto che non avresti chiesto…
- No, ho detto che è un tuo diritto farci quello che ti pare.
- Ecco, ci ho fatto quello che mi pare.
I due incrociarono gli sguardi e scoppiarono in una gran risata in contemporanea.
- Forse è un bene che ci siamo separati. Ci rivediamo dopo dieci mesi e in tre minuti litighiamo.
- Colpa tua, come sempre
Precisò con ironia Kaisa.
- Sei mai stato in Finlandia?
- No; non ci sono tornei lì.
- Magari potresti venirci qualche volta, a visitare un’amica.
- Non ne ho bisogno, so che è stata assunta dal Melbourne Observer e quindi la vedrò a gennaio in Australia.
- Solo se rilascerai nuove interviste in esclusiva. Anzi cominciamo ora: con che casa firmerà per la prossima stagione, signor Kiraly?
- Chi ti ha detto che firmerò con qualcun altro?
- Non lasci la smash?
- In realtà ora non lo so. L’incontro che abbiamo avuto mi ha lasciato qualche dubbio. Soprattutto su ciò che è successo a Melbourne. Credevo di avere delle spiegazioni per il mio malore e forse ora non le ho più.
- Non capisco.
- Non è importante. Acqua passata pure quella.
“Il Volo Wizzair 432 delle ore 13 e 35 con Destinazione Budapest è pronto…”
- Accidenti, è il mio. Devo scappare!
- Ti accompagno al gate.
I due attraversarono a passo sostenuto la zona partenze raggiungendo l’imbarco mentre un gruppo di magiari litigava con la hostess sulle dimensioni di un bagaglio a mano.
- Ciao Sandor. A presto allora…
- A presto Kasia. Scusami ancora se ho buttato l’orologio.
- Ah, l’hai buttato quindi?
- Mi sembrava di avertelo detto fra le righe.
- Non fa niente. Te ne prenderò uno uguale. Di nuovo con la dedica.
- Quale dedica.
- Quella che ti avevo fatto incidere sul retro.
- Sei sicura?
- Certo che sì. Ma non mi stupisce che tu non l’abbia notato.
- Ma come avrei potuto non notar…
- Signore! Dobbiamo imbarcare.
Gli ungheresi litigiosi avevano risolto la loro quisquilia sui bagagli e restava solo Sandor davanti al gate.
- Va bene, non è importante. Ti chiamo appena atterro. Un bacio!
- Un bacio Sandor. Ci vediamo presto
XXXV°
Kortrijk, Belgio, Lunedì 31 dicembre 2018, ore 23:30
- Papà, posso entrare?
- Vieni Claude.
Il ragazzo 14enne aprì la porta del magazzino in cortile. Il capanno era ben riscaldato e una zaffata di odori di parti meccaniche bruciate lo investì mentre gli occhiali si appannavano.
- Papà, manca mezz’ora a mezzanotte. Non puoi venire a festeggiare con tutti noi?
- Hai ragione Claude. Scusa mi sono assentato dieci minuti…
- È quasi un’ora.
- Quando hai una passione il tempo vola. Vieni, ti faccio vedere.
Il signor Groen schiacciò un pulsante. Una scarica di corrente passò attraverso un tubo pieno di gas producendo filamenti di colori fluorescenti, come un’aurora boreale sottovetro.
- Wow!
Non potè fare a meno di esclamare l’adolescente. Claude a volte pensava che il papà amasse i suoi esperimenti più dei suoi figli, e se fosse nato nel secolo precedente sarebbe stato un altro Tesla o Edison. Però le cose che creava erano indubbiamente belle. A volte anche utili.
- Ti piacerebbe costruire qualcosa del genere?
- Certo papà.
- Allora da domani verrai in magazzino con me. Prima lezione di elettromagnetismo.
- Papà, non voglio fare l’elettricista da grande. Voglio fare il giocatore di tennis.
- E lo farai Claude. Sei un talento. Ma sai, qualche conoscenza in più non fa mai male. Non si sa mai quando, nella vita, potrà tornare utile.
FINE