L’Australian Open è alle porte, ma prima di passare al tennis giocato, c’è un’altra partita che deve essere giocata. Questa sera infatti, a Melbourne, ci sarà una riunione dei giocatori ATP per parlare di varie tematiche. Punto nodale e critico dell’incontro sarà molto probabilmente (per non dire sicuramente) l’annosa questione della ridistribuzione dei montepremi. Ad eccezione dei primi 100 giocatori del mondo (ma volendo si può restringere ulteriormente il cerchio ai primi 50), gli altri professionisti faticano a chiudere in pari il bilancio di fine anno e a vivere davvero dei proventi dello sport che amano e che hanno scelto come lavoro. A poche ore da questo importante meeting, Vasek Pospisil (numero 71 ATP) ha cercato di scuotere gli animi dei partecipanti con un accorato messaggio, indirizzato soprattutto ai colleghi che come lui gravitano tra la 50esima e la 100esima posizione della classifica mondiale. Il canadese, ancora alle prese con un infortunio alla schiena che lo ha forzato a ritirarsi dal primo Slam dell’anno, non sarà presente alla riunione, ma ha comunque tenuto a far sentire la sua voce.
Di seguito il messaggio:
“Noi e le nostre famiglie abbiamo sacrificato tutto fin dall’infanzia per permetterci di diventare giocatori professionisti e per creare uno sport globale con appeal esteso. Uno sport che adesso è fiorente, ma la verità è che non possiamo ancora dire niente sul nostro futuro. Non abbiamo accesso alle informazioni finanziarie dei tornei. I giocatori ATP sono virtualmente ospiti dei tornei del Grande Slam che ricavano centinaia di milioni di dollari di profitto, molto di più di quanto poi non ridistribuiscano pubblicamente. Ancora oggi prendiamo di montepremi meno del 10% dei loro introiti. Gli altri sportivi professionisti di NBA, NHL, NFL, MLB, che sono indipendentemente rappresentati dalle loro associazioni, ricevono circa il 50% dei ricavi totali dei rispettivi sport. Il nostro sistema è fallato e lo è stato sin dall’inizio dell’Era Open. L’ATP rappresenta i tornei e noi combattiamo con le unghie per ogni centimetro, perché non abbiamo agito come un corpo unito. È tempo di un cambiamento e l’unico modo di ottenerlo è quello di rimanere uniti e chiedere quello che meritiamo per il nostro duro lavoro. Abbiamo bisogno di un amministratore delegato che tuteli in primo luogo e soprattutto i NOSTRI interessi. Abbiamo bisogno di un organo direttivo che prevenga l’ingerenza dei tornei con un grosso portafoglio. Abbiamo bisogno dell’accesso ai dati finanziari di ogni torneo. Abbiamo bisogno di avere nostri consulenti legali, finanziari e i nostri gestori di pubbliche relazioni. In breve, dobbiamo cominciare ad agire come un’impresa, non come un manipolo di bambini spauriti. Possiamo ottenere tutto questo stando uniti e accettando nel board solo quei rappresentanti che badino unicamente ai nostri interessi. Fortunatamente, credo che ora come ora abbiamo un board del genere, ma possiamo essere forti solo se ci supportiamo tutti a vicenda.”
Chissà se l’incontro produrrà gli effetti sperati da Pospisil o se si concluderà con un nulla di fatto. La palla passa ai giocatori.
Vasek Pospisil writes an impassioned letter to players ranked 50-100 in advance of tonight’s @ATP_Tour meeting calling for regime change. #AusOpen pic.twitter.com/HhLZcGXoFk
— Jon Wertheim (@jon_wertheim) January 11, 2019