(foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
dal nostro inviato a Melbourne
La decisione di far giocare sulla Melbourne Arena il match di primo turno tra Andy Murray e Roberto Bautista Agut aveva suscitato un mare di polemiche: si sapeva che poteva essere l’ultima partita del campione britannico (non più scozzese, dal momento che ha vinto parecchio) all’Australian Open, un torneo che lo ha visto per cinque volte finalista, e più di qualcuno pensava che meritasse la cornice della Rod Laver Arena. Alla prova dei fatti si può tranquillamente dire che Tennis Australia ha azzeccato la scelta nel programmare il possibile ultimo match di Murray sul terzo stadio in ordine di importanza a Melbourne Park, il secondo in ordine di capienza e l’unico tra i tre campi principali che ha ampi settori riservati ai possessori di biglietti ground. È stata quindi data a tutti la chance di salutare Sir Andy in una serata dall’atmosfera elettrica, che raramente si riscontra in qualunque match di primo turno.
Far giocare Murray sulla Rod Laver Arena avrebbe voluto dire “sacrificare” (leggi mettere sulla Margaret Court Arena) Federer o Nadal, che di questi tempi sembra sempre più un reato di lesa maestà, possibilmente scontentando chi aveva già comprato costosi biglietti per vedere i due grandi beniamini dell’ultimo decennio e al limite privando Murray di un’atmosfera adeguata. Infatti la conformazione della Rod Laver Arena, creata alla fine degli Anni ’80 e quindi senza alcuna “corporate suite” costringe Tennis Australia a riservare agli ospiti corporate, spesso più interessati al Pol Roger che a Roger Federer, i posti più vicini al campo, che quindi rimangono spesso vuoti per lunghi tratti degli incontri. La Melbourne Arena invece si è mantenuta stipata dall’inizio alla fine dell’eroica prestazione di Andy Murray, tributando a questo ammirevole combattente e al suo valente avversario tutte le standing ovation che si sono meritati.
LA PARTITA – Cinque set appassionanti, che chissà come sarebbero finiti se Murray fosse riuscito a fare qualcosa di più con quella palla break avuta sul 4-3 del primo set. Una partita che segnerà la carriera del britannico quasi come gli Slam e le medaglie d’oro olimpiche vinte. La certificazione DOP del suo cuore e del suo talento, che sarebbero entrambi davvero da proteggere, ma che gli sforzi brutali richiesti dal tennis senza stagioni, dai campi in duro sette mesi l’anno e soprattutto da “quegli altri tre alieni” hanno sgretolato piano piano, come affreschi cinquecenteschi mangiati dall’umidità. Per quasi quattro ore Sir Andy si è dimenticato di far fatica ad allacciarsi le scarpe la mattina, poi “non ce n’era più”, e Bautista Agut, il vincitore non-protagonista della partita, ha finito per prendere il largo al quinto set e abbracciare con grande rispetto il suo avversario. E visto che Murray era riuscito a trattenere le lacrime durante l’intervista in campo con il suo primo coach Mark Petchey, Tennis Australia hanno pensato di tagliare la testa al toro preparando un video con i messaggi di commiato dei suoi grandi rivali e delle sue colleghe per cui è sempre stato un grande ambasciatore.
“Paradossalmente ero più nervoso durante la partita di allenamento con Djokovic l’altro giorno che non questa sera – ha confessato Murray davanti ad una sala intervista piena come un uovo nonostante fosse passata la mezzanotte – perché avevo paura di farmi male seriamente e non poter giocare il primo turno, mentre stasera potevo dare tutto quello che avevo senza preoccuparmi di nulla”. La scelta cui si trova davanti è di quelle difficili da prendere: “In definitiva ho due opzioni: fermarmi quattro mesi e poi riprendere ad allenarmi per Wimbledon, senza far nulla per diminuire il dolore che provo al momento nel fare qualunque attività normale, oppure sottopormi ad un altro intervento all’anca, molto più invasivo, con tempi di recupero molto lunghi e senza la benché minima certezza di poter mai tornare a giocare”.
Nel giro di un paio di settimane lo scozzese deciderà cosa fare, e nel caso in cui opti per tornare sotto i ferri quella contro Bautista Agut potrebbe essere la partita finale della sua carriera. Qualunque cosa scelga, nulla potrà mai togliergli quello che ha già “danzato”. Grazie Andy, davvero, e in bocca al lupo.
[22] R. Bautista Agut b. A. Murray 6-4 6-4 6-7(5) 6-7(4) 6-2