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Non ci sono più italiani in gara all’Open d’Australia, sono usciti anche gli ultimi due, i nostri numeri uno, Fabio Fognini per la sesta volta su sei con Carreno Busta, Camila Giorgi per la quinta volta su sei contro Karolina Pliskova. Ma non sono due sconfitte minimamente paragonabili. Fognini ha perso e giocato male contro un avversario che non giocava bene, ma che evidentemente gli pone dei problemi. Giorgi ha giocato bene contro un’avversaria che ha giocato meglio. E che due anni fa era n.1 del mondo e sembra tornata sui suoi migliori livelli.
Non so se Fognini abbia dei rimpianti. Io sul suo conto non ce li ho perché ormai non mi illudo più. Lui è così. Può giocare bene una volta, battere anche un ottimo tennista come ha fatto più di una volta (3 volte Murray, tre volte Nadal, tanto per dire) ma nei grandi appuntamenti quando si pensa che potrebbe farcela fallisce quasi sempre, entra in campo come se fosse preso da una tensione insopportabile – anche se magari non lo dà a vedere come quando andava subito in escandescenze – e in un balletto consente all’avversario di salire in cattedra e di giocare più tranquillo. È un vero maestro… nel complicarsi le cose, fermo restando che è il miglior tennista italiano degli ultimi 40 anni e che certo non fa apposta.
Poi magari ha un bello sprazzo di tennis, quello che saprebbe giocare e che sarebbe anche bellissimo da vedere – lo è, lo è – vince il terzo set quando ormai nessuno più se lo aspetta, va avanti 3-0 nel quarto e sembra aver riacciuffato una partita compromessa, ma di nuovo sul 3-1 si rituffa nel niente iniziale, in una caterva di errori che paiono di pigrizia perché quasi non si muove preferendo tirare un dritto da fermo. Risale da uno 0-40 regalato al 40 pari grazie al talento che per la qualità dei colpi nessuno può discutere, dopo di che la testa di nuovo gli va in tilt, regala altri due punti, e consente a Carreno Busta che era già sottoterra di tornare a respirare. In sala stampa altri italiani dicono, scuotendo la testa: “Purtroppo è il solito Fognini”.
Così come è… la solita Giorgi… Camila. Già perché gioca infatti una partita bellissima, che riscuote applausi a scena aperta e perfino da Karolina Pliskova che in conferenza stampa, forse anche perché incalzata un tantino dal sottoscritto, ne magnifica le lodi, e lei dice: “Mah, avrei preferito giocare male e vincere” e fin qui ci sta per carità, ma poi aggiunge “Non sono delusa, ma non basta giocare bene… non provo una particolare emozione” dice con la voce di sempre, senza un cambio di tono, di entusiasmo. Quell’entusiasmo che noi cerchiamo invano di trasmetterle: “Ma dai, hai giocato alla pari con una che era n.1 del mondo solo due anni fa e potrebbe tornare ad esserlo alla fine di questo torneo!”
E lei: “A me però non cambia niente”. Calma piatta, emozione zero. Chissà, magari è così che si diventa campionesse un giorno. Certo fra lei e Francesca Schiavone, c’è una bella differenza. Francesca, se di buon umore era un fiume in piena. Ma se di cattivo umore assolutamente insopportabile e spesso anche inutilmente aggressiva. Tutto ciò non significa che una sia meglio dell’altra, o che sia preferibile parlare con l’una o l’altra. Con Francesca, per la verità, infatti spesso era meglio non parlarci affatto. E con Camila, per motivi opposti, talvolta è perfino inutile cercare di andare alle sue conferenze per cercare di strappargli con il cavatappi qualche battuta. I titoli per gli articoli difficilmente lei li dà. In questo senso invece Francesca spesso li dava.
La Pliskova di certo ha mostrato, parlando a mille all’ora, quasi fosse ancora sotto l’adrenalina della gara appena vinta, non ha invece avuto il minimo problema a sottolineare come si sia resa conto che si è trattato di un grande match, di grande qualità (qui le sue dichiarazioni). E ha concluso con grande serenità che in effetti non sono tante le giocatrici capaci di tirare così forte come Camila e alla fine ammonisce – quando io le faccio presente che in fondo noi siamo un po’ stupiti del fatto che Camila da un lato riceva certi complimenti e abbia anche già battuto ben 9 top-ten ma al contempo non sia mai ancora riuscita a salire più del 27mo posto nel ranking WTA o a vincere un grandissimo torneo – “Lei ha 27 anni…”. Proprio vero, come vero che Francesca Schiavone sembrava persa per un grandissimo exploit, e invece a 30 anni compiuti vinse il Roland Garros. E Flavia Pennetta? Idem.
Quindi rassegniamoci a non pretendere più troppo da Fabio Fognini, che certo qualche altro exploit ce lo regalerà ma ha anche quasi 32 anni, ma attendiamo con fiducia che Camila Giorgi prima o poi invece la grande affermazione la centri. Ha fiducia lei, abbiamo fiducia noi. O quantomeno io dopo averla vista troppe volte giocare a livelli assolutamente non banali.