da Melbourne, il nostro inviato
Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri, senza nulla togliere ai tanti bravi giovani emergenti del tennis azzurro, sono le nostre due promesse migliori. Stabilnente ai piani alti delle classifiche ITF, ormai abituati alla realtà agonistica del circuito junior ai massimi livelli (gli Slam, insomma), oltre a essere due ragazzi simpatici, posati, e beneducati, tecnicamente sono impostati in modo ineccepibile, e mostrano qualità fuori dal comune in campo. In particolare, entrambi hanno nel rovescio l’esecuzione più interessante.
Valutando gli junior, la cosa fondamentale è non farsi ingannare dai risultati. In ottica di carriera professionistica la cosa da tenere d’occhio è la prospettiva, la qualità in divenire. Di conseguenza, osservando i ragazzini under-18, è molto più importante cercare di capire se e quante armi tecniche e fisiche abbiano, a che livello, e con quanti margini di miglioramento, rispetto ai risultati delle partite che giocano. Se poi, oltre a un tennis più che ottimo, i ragazzini in questione ti piazzano anche delle vittorie significative, allora si può iniziare, con tutta la prudenza e le cautele del caso, ad analizzarli come fossero già dei professionisti “veri”. Una bella carriera da junior vuol dire poco, ci sono stati giocatori che parevano imbattibili, ma poi si sono arenati senza appello nei bassifondi del ranking ATP. Peraltro è vero anche un aspetto complementare: ben pochi dei migliori junior sono poi diventati pro di alto livello, ma praticamente tutti i pro di alto livello sono stati ottimi junior. Vincere da piccoli, insomma, non garantisce nulla, però male di sicuro non fa.
Lorenzo Musetti, di Carrara, farà 17 anni a marzo 2019, è allenato da Simone Tartarini, cresce (e attualmente gioca) al Tennis Club Park Genova, con la cui squadra di serie A ha disputato ottimi campionati a squadre. Giulio Zeppieri, di Latina, ha appena compiuto (dicembre 2018) 17 anni, la sua “base” è la Capanno Tennis Academy sempre a Latina, ed è allenato da Piero Melaranci. Entrambi, naturalmente, sono seguiti dal centro tecnico nazionale della FIT a Tirrenia.
L’ultima volta li avevo visti a New York, dove disputarono un gran torneo, soprattutto Lorenzo con l’exploit della finale raggiunta e poi persa da un avversario di due anni più vecchio. Qui a Melbourne, li ho ritrovati parecchio cresciuti sia fisicamente (“ho messo su almeno 5 chili di muscoli“, mi racconta Lorenzo), che tecnicamente (“dopo il lavoro sul fisico la palla mi viaggia ben più pesante“, conferma Giulio). Hanno ragione, i colpi fondamentali del tennis di oggi, servizio e dritto, che tutti e due hanno ottimi, sono ormai delle botte non indifferenti, con rotazioni e angoli efficaci, e come diceva Giulio, molta più pesantezza di palla (cioè velocità combinata a rotazione).
Ma il comparto tecnico dove, a mio avviso, i nostri due ragazzi fanno veramente la differenza, è il lato del rovescio, per ragioni molto diverse, ma ugualmente significative. Diamo un’occhiata a Lorenzo.
Possiamo ammirare, qui sopra, il gesto elegante, controllato, tecnicamente perfetto o quasi, con cui Musetti rosponde ai servizi esterni da sinistra. Come sempre nel caso del rovescio a una mano, la chiave è il timing. Polso bloccato, distensione del braccio in avanti, impatto in sospensione dinamica, tutto ok. Ma se non hai il talento e l’istinto coordinativo per trovare la palla sempre e comunque quel buon mezzo metro davanti al corpo, con lo swing a una mano sei fritto. Bravissimo Lorenzo, e anche bello da vedere dal punto di vista stilistico. In testa al pezzo, vediamo Lorenzo, dietro a Giulio, in risposta su palla esterna, il modo in cui si inarca in spinta per compensare la traiettoria aggressiva del servizio avversario è davvero spettacolare.
Qui sopra, diamo un’occhiata a Giulio. Che se vogliamo, ha nel rovescio un’esecuzione ancora più importante rispetto alla gran sbracciata “classica” di Lorenzo. Il motivo, banale, è che Zeppieri è mancino. E come tutti i mancini, a fronte dei dividendi che può incassare grazie alle rotazioni del servizio e ai top-spin di dritto a stringere l’angolo verso il rovescio degli avversari destri, deve anche rassegnarsi a passare la sua “vita tennistica” a scambiare sulla diagonale destra, quella del dritto in cross della stragrande maggioranza dei tennisti che affronta. Un mancino, di norma, gioca una volta e mezza i rovesci che gioca un destro. Ma se il rovescio – nel caso di Giulio bimane – è una botta semipiatta di gran qualità e solidità, l’equazione diventa davvero vantaggiosa. Vediamo qui sopra qualche esempio, mi piace in particolare far notare la grande esplosività dei piedi e della rotazione busto-spalle in reazione a un servizio carico e al corpo (immagine in basso a destra).
Di strada da fare ce n’è tanta, i dubbi e le incertezze sul futuro vanno messi in conto, perchè il timore di una delusione cocente è in agguato dietro ogni angolo. Ma le basi di partenza ci sono eccome, il lavoro svolto sta dando i giusti frutti, e insomma, io personalmente a vederli crescere torneo dopo torneo mi sto divertendo un sacco. Come spero sia per loro, perchè al di là dei discorsi sul fisico, sulla tecnica e sulla tattica, la cosa fondamentale è approcciarsi allo sport, specialmente a questi livelli, con serenità e voglia di godersela. Giocate a tennis finchè potete, Lorenzo e Giulio, per lavorare a tennis ci sarà tempo, e ve lo auguriamo tutti di cuore, che diventi davvero il vostro lavoro. Per ora, crescete, migliorate, e fateci divertire con i vostri gran rovesci.