Australian Open 2019 (foto Chryslène Caillaud, @Sport Vision)
Prima ancora che Caroline Wozniacki appenda la racchetta al chiodo, il tennis danese si sta già adoperando per presentare al mondo la sua sostituta. Si tratta di di Clara Tauson: la 16enne nata a Gentofte ha infatti vinto il torneo junior femminile agli Australian Open, rispettando il pronostico che la vedeva come favorita numero 1. In finale ha battuto 6-4 6-3 la canadese Leylah Fernandez (ennesima giovane promessa che si aggiunge ai recenti risultati di Andreescu), che aveva ricevuto lo stesso trattamento da Tauson la scorsa settimana in un evento di preparazione allo Slam a Traralgon, ancora in finale.
Ad accomunare le due giovani tenniste, oltre all’età, c’è il fatto che sono ancora allenate dai rispettivi padri ma lo stile di gioco differisce notevolmente. Tauson riesce ad imprimere maggior potenza nei colpi, anche grazie alla sua altezza, e questo le consente di avere un gioco più aggressivo tanto da aver completamente sopraffatto la sua avversaria in certi tratti della finale. Tauson diventa quindi la prima tennista a vincere uno Slam junior con testa di serie n. 1 dal 2013, quando a Wimbledon vinse Bencic.
First slam feels!
Clara Tauson is our Junior Girls' Singles 2019 #AOChampion. The 16 year-old top seed def. Fernandez 6-4 6-3. 👏🇩🇰#GameSetMatch #AusOpen pic.twitter.com/uDTpAWtD1w
— #AusOpen (@AustralianOpen) January 26, 2019
Quanto a Tauson, la giocatrice danese è riuscita dove Wozniacki aveva fallito nel 2006: da junior, Caroline raggiunse la finale dello Slam australiano e venne sconfitta da Anastasia Pavlyuchenkova. Leylah Fernandez invece, giocatrice mancina che a differenza della rivale ha già classifica WTA (è n. 434), è l’ennesima conferma della multiculturalità che sta caratterizzando le nuove leve del tennis canadese. È nata a Toronto da madre di origine filippina e padre nato in Ecuador; Françoise Abanda, classe 1997, ha entrambi i genitori di origine camerunense; Carol Zhao (23 anni) è nata in Cina, la già citata Bianca Andreescu ha origini rumene. Un bellissimo manifesto di inclusione in un mondo come quello dello sport che per natura è capace di abbattere muri, differenze e diffidenze.