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Spunti tecnici: Bum bum Osaka
[4] N. Osaka b. [8] P. Kvitova 7-6(2) 5-7 6-4 (da Melbourne, il nostro inviato)
C’è tanto, tantissimo in palio nella splendida serata di Melbourne Park, tra Petra Kvitova e Naomi Osaka. Il numero uno WTA, tanto per cominciare, oltre al titolo dell’Australian Open 2019. La conclusione da favola di una storia di riscatto e coraggio, per la ceca, dopo l’aggressione e la coltellata alla mano di due anni fa. La conferma di una scalata altrettanto da favola verso la gloria sportiva per la giapponese, che l’ultimo Major l’ha vinto strameritando, ma le era stata rovinata la festa dalle scenate dell’avversaria. Oggi, per entrambe, è tutto apparecchiato perché la gioia sia perfetta, con il solo problema che non possono vincere tutte e due. Sia Petra che Naomi sono immacolate nelle finali Slam, due vittorie a Wimbledon per Kvitova, una a New York per Osaka, questo cambierà alla fine della serata. Non si sono mai affrontate in precedenza.
Fin dall’inizio le ragazze ci fanno capire come si sono meritate questa partita, ovvero giocando meglio di tutte le altre. Più potente in senso stretto Naomi, più elegante nei movimenti Petra, grandissimi servizi sia per l’una che per l’altra, fondamentali da dietro perfetti che producono pallate filanti, che schioccano che è un piacere anche solo a sentirne il suono dalla tribuna. Primo brivido per chi batte nel quinto game, quando un pizzico di fortuna con il nastro regala una palla break a Kvitova, fallita. Super-risposta di rovescio diagonale, ce n’è una seconda, ma ancora l’errore da fondocampo tradisce la ceca. Il servizio di Osaka sta viaggiando a velocità da tennis maschile, 183 kmh di media (media!), punte ben oltre i 190, e la salva dalla pressione avversaria, 3-2 per lei.
Un paio di errori, e la consueta aggressività in risposta di Naomi (sulle seconde, sta un metro e mezzo dentro il campo), nel game successivo producono una palla break stavolta per la giapponese, ma il dritto di Petra la cancella. All’improvviso, pare che chi va alla battuta sia costantemente in pericolo, lo conferma Osaka sul 3-3, salvandosi stavolta addirittura da 0-40 (un minimo di responsabilità di Kvitova qui c’è, poteva osare di più), siamo 4-3, e siamo anche a 5 palle break non sfruttate da Petra (una per Naomi), potrebbero essere occasioni fallite che alla fine pesano. In ogni caso, bel match finora, brave loro, pubblico contento e rumoroso. La palla vola svelta, non ci sono tatticismi, ogni singolo colpo è volto a far male all’avversaria, si palleggia a tutto braccio. Un vero piacere tecnico da ammirare, vederla scaricare dritti e rovesci in spinta da inginocchiate, di controbalzo per non perdere terreno, riconcilia davvero con il tennis.
Quattro game lisci al servizio per entrambe, e siamo 6-5 Osaka, mentre il sole tramonta su Melbourne tingendo di giallo il cielo sopra lo stadio, tutto molto bello. Alcuni scambi sono da standing ovation, le statistiche dicono 10-7 di vincenti-errori per Naomi, 13-12 Petra, bene così. Nel dodicesimo game, un errore di dritto consegna a Osaka la seconda palla break, che è anche un set-point: il dritto a uscire di Kvitova la cancella alla grandissima, ma ne arriva un’altro, e qui è il servizio centrale a tenere a galla la ceca. Poco dopo, siamo al tie-break. Una risposta di rovescio lungolinea, brutale, manda Naomi avanti 2-0 con minibreak, un ace e un dritto stretto in cross la fanno allungare fino al 4-1. Una grave l’indecisione in attacco di Petra (dritto poco profondo e angolato, punito dal facile passante avversario) le costa il 5-1, sono vantaggi che con belve come Osaka dall’altra parte della rete si pagano. Infatti, 30 secondi dopo siamo 6-2, e alla prima occasione (terzo set-point in tutto) Naomi chiude, 7-6 e un set a zero per lei. Bravissima, e in effetti il vantaggio è meritato, all’inizio si è salvata bene dalle 5 palle break affrontate, ma alla fine le opportunità importanti le ha avute tutte lei. Sono passati 51 minuti.
Nel secondo set, sull’1-0, quattro legnate di dritto terrificanti, semipiatte, portano Petra due volte a palla break, una quinta le consente di strappare il servizio per la prima volta all’avversaria, 2-0. La reazione immediata di Osaka, nel game successivo, si traduce in una lotta da 14 punti, in cui entrambe si menano come fabbri, piovono vincenti da tutte le parti, sfumano due palle del 3-0 per Kvitova, e arriva il contro-break. Livello stratosferico a tratti. Poco dopo, la giapponese aggancia Petra sul 2-2, sullo slancio si prende lo 0-40 (un paio di gratuiti evitabili della ceca, però), e con una palla corta larga di Kvitova arriva un altro break, 3-2 e servizio per Naomi, strepitosa lo strappo di nervi e grinta che ha saputo piazzare dopo essere passata per la prima volta in svantaggio. La sensazione dalla tribuna, netta, è che in campo abbiamo due campionesse, quelle che in questo momento giocano meglio di tutte, e si vede.
Servendo molto bene Osaka allunga 4-2, in questo momento abbiamo lei con un 19-14 tra vincenti ed errori, 22-27 Petra, grande spettacolo quindi, ma una differenza sensibile in favore di Naomi c’è, ed è giustamente certificata dal punteggio. L’impressione è anche che a livello di emotività la ceca senta di più l’importanza del momento, mentre la giapponese, a parte un attimo di nervosismo a inizio set, sta andando avanti come un treno. Senza problemi, infatti, Osaka va sul 5-3, e a questo punto Kvitova accusa il colpo, si irrigidisce, subisce un paio di accelerazioni, sbaglia un rovescio, e siamo 0-40, tre championship points. Bel dritto ad annullare il primo, servizio e accelerazione ad annullare il secondo, errore in risposta di Naomi a fallire il terzo. In un attimo Petra accorcia, 4-5, che occasione colossale sprecata da Osaka, in particolare il terzo andava giocato tenendo la palla in campo a mio avviso, non rischiato a occhi chiusi con conseguente rovescio steccato (anche se la prima messa dalla ceca era robusta). Attimo di sbandamento per Naomi, che al servizio per chiudere il torneo va 0-30, poi con un doppio fallo è 15-40, due palle del pareggio, che arriva subito con un errore di dritto. 5-5, è lo sport del diavolo, altrochè.
Inquadrata in primo piano sui maxischermi della Rod Laver Arena, adesso Osaka è una maschera di disappunto, e la si può pure capire, ma vanno dati grandi meriti a Kvitova, che non ha tremato quando era appesa al cornicione con un mignolo. Tanta rabbia di Naomi nel rovescio diagonale che le porta ancora una palla break sul 5-5, ma in avanzamento è perfetta Petra con il dritto ad annullarla, per poi salire 6-5. Partita intensissima dal punto di vista emotivo, tesa ed equilibrata, e in gran parte straordinaria dal punto di vista tecnico. Sbagliano, certo, ma ragazzi che catenate che si stanno tirando in faccia a vicenda da un’ora e tre quarti. Si dispera Osaka quando si trova sotto 0-30 poco dopo, è decisamente arrabbiata quando arriva lo 0-40, e tre set point per Kvitova. Il doppio fallo che manda il match al terzo, 7-5 Petra, scatena l’esultanza della ceca, che si è effettivamente tirata su da una situazione quasi senza speranze. È passata un’ora e 48, il pubblico sugli spalti è felice come una pasqua, Naomi molto meno, ma tant’è, vediamo che succede adesso. È definitivamente calata la notte.
Primi due game del set decisivo senza sussulti, autoritarie entrambe al servizio, stanno forse tirando il fiato dopo l’ottovolante che è stata la conclusione del secondo, le si può capire. Il primo assalto alla battuta avversaria viene da parte di Osaka sull’1-1, dopo un doppio fallo di Kvitova la giapponese spara il rovescio diagonale, brekka, e sale 2-1. Tranquillizzata dal nuovo vantaggio, Naomi allunga 3-1, e continua a spingere come una forsennata su ogni palla. Petra, in questa fase, sembra anche meno brillante fisicamente, o quantomeno scarica di energie nervose. Colpisce il contrasto tra la mimica facciale delle due, quando la regia della Rod Laver Arena le inquadra: sorniona e quasi sempre impassibile Osaka, molto esplicita nei momenti di frustrazione come in quelli di esaltazione agonistica Kvitova.
Nel sesto game, la ceca dà fondo a tutta la sua determinazione, e arriva a palla del contro-break, ma Naomi la respinge al mittente con due botte di servizio e un drittone, siamo 4-2. Nel game successivo, tre gratuiti di fila di Petra le costano altrettante palle break consecutive da affrontare, ma è strepitosa col servizio ad annullarle e ad accorciare 3-4, altra buca tremenda da cui si è tirata fuori, qui non ci sono responsabilità o rimpianti per Osaka, è stata brava l’altra. Poco dopo, è 5-3, stessa identica situazione del set precedente, ma stavolta la ceca non corre rischi e rimane in scia, 4-5. Scende, a sorpresa, qualche goccia di pioggia, ma non a sufficienza per fermare il gioco. Certamente non a sufficienza per fermare Naomi, che picchia servizi, dritti e rovesci, sale 40-0, e altri 3 match-point. Il primo lo sbaglia (4 falliti finora), sul secondo il servizio vincente le consegna titolo dell’Australian Open e trono della WTA.
Eccezionale Osaka, è una fuoriclasse che vincerà per anni, splendida Petra, che è veramente bello riavere ai massimi livelli, avrà certamente altre occasioni. Naomi è la prima giapponese a diventare numero 1 del mondo (anche per quanto concerne gli uomini), ha vinto due Slam di fila, il segnale che lancia a tutte le altre per il resto della stagione è ben chiaro: è arrivata in cima per restarci a lungo.
“Ciao… scusate, i discorsi in pubblico non sono mai stati il mio forte. Petra, congratulazioni, è stato bellissimo giocare con te, dopo tutto quello che hai passato. Grazie a tutti di essere venuti a vedere, sono molto grata di questo, e grazie all’organizzazione del torneo. Grazie alla mia squadra, non ce l’avrei fatta senza di voi… uff, mi ero preparata un discorso ma non me lo ricordo! Quindi grazie a tutti, ecco!“, esclama Osaka dopo aver alzato al cielo il trofeo.
Commossa Petra Kvitova durante la premiazione: “Incredibile, non riesco a credere di aver appena giocato una finale Slam di nuovo. Grazie a tutti, congratulazioni a Naomi, meriti il numero 1. Sono felice di essere qui, ringrazio tutti quelli che lo hanno reso possibile, il mio team, tutti, grazie per tutto, ma soprattutto grazie per essermi stati vicini anche quando non si sapeva se avrei potuto ancora tenere in mano una racchetta (Petra si commuove di nuovo, ovazione del pubblico). Ogni singolo giorno mi avete sostenuta e incoraggiata, so che non è stato facile. E grazie a tutto il pubblico, ci vediamo l’anno prossimo!”.