Esistono storie in grado di stare al di sopra di tutto il resto. Sopra i lettori, sopra gli editori che le pubblicano, persino sopra gli scrittori. Si dice che queste storie, anche se non sono mai accadute, ci sono sempre state. Poi accade che qualcuno le scopre tra le pieghe di altre storie, le riconosce come vere oppure come necessarie, e si mette a raccontarle. Una di queste appartiene alla storia del mondo, dove in principio un passatempo per gentiluomini con la racchetta in mano diventava uno sport globale, per poi trasformarsi in un immenso spettacolo.
Durante il trascorrere di un tempo senza tempo, un gioco di palla e di racchetta veniva praticato dall’universale fino a trasformarsi in uno sport capace di collegare i continenti, facendo sembrare gli oceani dei piccoli e innocui specchi d’acqua. Il primo padrone del mondo era un dio feroce: Urano-Tilden che abitava oltre i confini conosciuti dall’uomo, dove il sole muore al di là dell’orizzonte. Questa divinità era molto temuta, sopprimeva tutti quanti i figli (gli avversari) perché non voleva essere spodestato dal trono.
Un bel giorno uno dei suoi discendenti riuscì a sfuggirgli e quindi a sopraffarlo, prendendone il posto. Il nuovo essere supremo vinceva grazie a un sorprendente attacco mancino, il suo nome era Crono-Laver: dio del tempo. Il suo dominio pareva senza fine perché come suo padre Urano-Tilden soffocava i propri figli. Tutti coloro i quali, ai suoi occhi, parevano forniti di quel genio divino che solo un dio sa riconoscere.
In questo modo, egli ribadiva il predominio nel cielo, nel mare e nella terra, fino a quando il primogenito riuscì a sconfiggerlo, detronizzandolo dai ricordi degli appassionati. Quest’ultimo aveva realizzato la madre di tutte le imprese grazie a uno strumento prezioso, mai conosciuto in precedenza, che veniva lui offerto in dono: la racchetta dal fulmine distruttore. Il nome di questo nuovo Signore del mondo era Zeuserer, l’unico in grado di costringere il padre Crono-Laver a rimettere dal ventre i talentuosi fratelli inghiottiti.
Venivano dunque liberati Poseidoneal e Adevic. Così, tre fratelli, prendevano possesso del luogo più alto del mondo: il Center Court sul Monte Olimpo. Zeuserer, col fulmine distruttore, diveniva Signore del cielo e della terra, un dio capace di occupare ogni spazio e tempo del cosmo. Poseidoneal, invece, diventava il dio dei mari. Era in grado di increspare onde gigantesche capaci di frantumare la resistenza del più possente fra i titani. Infine, Adevic dio degli inferi, annientava ogni genere di attacco, spegnendo le velleità di chiunque si fosse presentato al suo cospetto. Quanto riportato è ancora, in questo preciso istante, in questo esatto ordine, l’organigramma dell’universo a forma di racchetta tra un quindici e l’altro.
Eppure, dal mondo degli uomini alcuni predestinati tentavano di tramutarsi, se non proprio negli dei, almeno in qualcosa che si avvicinasse loro. Diversi furono i tentativi. Fra questi, restano impresse nella memoria degli appassionati di nuova stirpe le prove di tre magnifici irriducibili: Perseo-Roddick dal servizio alato, Ercole-Del Potro dalla potenza devastante e Achille-Murray il pie veloce dal tallone vulnerabile.
Gli altri designati dal fato di ultima generazione, seppur attrezzati con doti formidabili, sembrano al momento sperduti nei mari agitati dall’ira di Poseidoneal, e quindi si trovano naufraghi o profughi nelle isole più sperdute. Primo fra questi è Eurilocoverev il combattente più fidato, l’unico al momento in grado di avvicinarsi al Monte Olimpo con maggior continuità. E proprio per questa ragione, Zeuserer, lo ha confinato nell’isola di Elio, il dio del sole, nella speranza che bruci le sue auree ambizioni.
Il secondo giovine promettente è un gigante dalla forza bruta, capace di travolgere ogni cosa che passa davanti al suo cammino. Possiede un potenziale colossale, ma di contro ha una visione del mondo alquanto limitata. Vive nell’isola dei ciclopi, il suo nome è Polikirgios. Spesso, il genuino energumeno, sembra preda di pensieri surreali. Nel silenzio della sua isola (il campo), pare lo abbiano sentito gridare più volte fin dall’Olimpo, come “Nessuno” sia stato in grado di superarlo.
Contestualmente, il terzo rampante pretendente al trono è quello che per ultimo ha lasciato il latte materno e porta il nome di Zefirovalov, un ardito funambolo mancino senza pace. Al momento, il virgulto, sembra faticare parecchio nel trovare la giusta dimensione. Infatti, manca di quell’equilibrio psicologico necessario per riuscire a prevalere in un gioco di percentuale come quello della racchetta. Per questo motivo, secondo la volontà di Adevic, è stato intrappolato con altre essenze dentro all’otre che Eolo, il dio dei venti, ha preparato per gli spiriti troppo liberi, quelli poco concreti che sprecano il talento.
Eppure, nella complessità del mondo attuale, dove il pensiero è percepito come un freno rispetto alla rapidità fluidità dei social, in cui un semplice libro è vissuto come una zavorra che appesantisce la mente, oggi, senza alcun limite, ognuno diffonde la propria visione delle cose alla velocità di un “tweeter”. E la cosmologia della racchetta non fa certo eccezione. In questo modo la superficie delle cose, come la potenza imperante dei colpi e la spettacolarizzazione delle immagini televisive, rapisce le menti distratte andando a segno nel profondo dei cuori come il più penetrante e seducente degli “ace”, lasciando dietro di se un vuoto cosmico sul piano della conoscenza.
Del resto tutti sappiamo che stiamo vivendo un’epoca particolare, di continua mutazione del costume. In particolare, siamo immersi in un periodo nel quale solo in pochi sono in grado di restare al proprio posto, perché molti si occupano di tutto in maniera onnisciente. Magari, pur inconsapevolmente, oggi potrebbero essere diverse le persone perdute nell’isola dei mangiatori di loto, dove il sapere e la memoria vengono da sempre cancellati con un semplice click. Chissà, se altri ancora, sono invece stati trasformati dalla religione del marketing, così come fece la maga Circe con i compagni di Ulisse.
Forse, per una volta in più, servirà riscoprire l’avventura inerente a Ulisse, l’eroe senza tempo più intelligente e astuto dell’antichità. Probabilmente potrebbe indicarci la via per ritrovare, ognuno a suo modo, la propria Itaca. In un momento nel quale così tanti ignorano la storia sulla quale è costruito il nostro presente, l’ultima barca possibile potrebbe essere rappresentata da un ritorno alla lettura, per riscoprire il piacere di leggere buoni libri, degli articoli competenti, così per riempire la mente di nuovi pensieri e riflessioni autentiche. Forse però, questa è solo la speranza di un umile scrittore che potrebbe anche non essere “Nessuno”, ma ha narrato un racconto che ritiene essere uno dei più veri e necessari che ci siano.
Luca Bottazzi