La faida Tomic-Hewitt si arricchisce di un nuovo e inutile capitolo. Come previsto, domenica scorsa i Tomic, nel senso di Bernard e papà John, hanno rilasciato un’intervista esclusiva per la trasmissione televisiva 60 Minutes, in onda sul canale Channel 9. Di fronte ai microfoni, il 26enne tennista nato a Stoccarda ha confermato le accuse di bullismo già formulate dal padre nei confronti dell’attuale capitano di Davis australiano. Tomic ha infatti raccontato per la prima volta di persona i fatti occorsi alla vigilia del tie di Davis che si è giocato tra le mura amiche di Melbourne contro Taiwan nel 2010. All’epoca lui aveva 16 anni e Hewitt era ancora in attività, sebbene infortunato. Il due volte campione Slam aveva rapporti piuttosto tesi con la sua federazione in quegli anni e non avrebbe preso bene un’insinuazione di Tomic a riguardo. Così, stando alla versione dei fatti di Bernard, Lleyton lo avrebbe chiuso dentro uno spogliatoio e costretto a chiarire tutto con la forza.
“Mi ha fatto sedere e mi ha detto: ‘Non giochi la Davis domani a meno che non mi dici tutto quello che sai’”, ha accusato Tomic. “Mi ha intimidito. Mi sono sentito molestato. Questo è quello che posso dire. Avevo 16 anni (in realtà 17 ndr), stavo per giocare un match di Davis. Eravamo al Grand Hyatt hotel di Melbourne. Questa è la mia versione dei fatti e la confermo”. Bernard ha anche fatto capire che altre persone nel mondo del tennis australiano sarebbero a conoscenza di quest’episodio e degli atteggiamenti impropri di Hewitt. “Io sto solo dicendo la verità”, ha aggiunto. “È quello che so e quello che penso. Molte persone sanno ma sono troppo spaventate per parlarne”. I Tomic hanno sostenuto di aver immediatamente denunciato l’accaduto alla federazione e che quest’ultima non avrebbe preso provvedimenti. In un precedente comunicato, Tennis Australia ha smentito di aver mai ricevuto lamentele di questo tipo.
E il padre John, in passato sospeso dal circuito ATP per comportamenti violenti, seduto di fianco ha rincarato la dose, rivolgendosi all’intervistatrice. “Ti chiedo: ‘Cosa succede se qualcuno bullizza un sedicenne e lo chiude nel suo spogliatoio?’, ha aggiunto ironicamente. “Siamo una grande nazione. Con leggi che funzionano. Chi è Lleyton Hewitt per potersi permettere di violarle e farla franca?”. Papà John ha confermato anche che avvierà un’azione legale contro Hewitt. Bernard ha anche detto di aver effettivamente minacciato personalmente Hewitt di recente ma non la sua famiglia. “Sì, gli ho mandato dei messaggi minatori”, ha ammesso. “Gli ho detto che se si fosse avvicinato a me lo avrei menato. E che doveva mantenere le distanze da me. Lo confesso. Ma non ho mai menzionato la sua famiglia. Sarebbe stato infimo da parte mia. Quanto dovrei essere squallido per fare una cosa simile? La sua accusa è veramente di basso livello”.
Tennis Australia si era schierata con il suo capitano recentemente, accusando Tomic di “danneggiare la reputazione del tennis australiano”. Ora però, per bocca del direttore dell’area tecnica Wally Masur, la federazione dice di “attendere come si svilupperà la situazione”. Insomma, la palla passa alla giustizia e per Tomic quantomeno il beneficio del dubbio. Vedremo quali saranno le novità in una vicenda che con il tennis ha sempre meno a che fare.