In attesa di una presa di posizione ufficiale del governo Conte, si addensano le nubi sulla candidatura di Torino a ospitare le ATP Finals dal 2021. Stando a quanto trapela dalle cronache di Palazzo Chigi, il Consiglio dei ministri del 14 febbraio (dove comunque l’argomento non risultava all’ordine del giorno, ma è finito tra le “varie ed eventuali”) non ha dato l’ok alla concessione delle garanzie economiche necessarie per portare avanti la pratica con tutti i crismi davanti al Board dell’ATP. Non è da escludere che il dossier definitivo venga comunque inoltrato entro la scadenza del 15 febbraio, ma sarà privo – salvo sorprese difficilmente immaginabili – dei richiesti parametri di solidità economica. Si parla, lo ricordiamo, di una fideiussione da 62 milioni di euro a garanzia dei primi due anni che concorre a una spesa viva di 78 milioni di euro per l’intero quinquennio.
Non ha trovato sponda, come prevedibile, la chiamata alle armi di ‘Sport e Salute’ da parte del presidente FIT Angelo Binaghi. La questione si è rivelata troppo spinosa per essere risolta in così poco tempo come invocato dal numero uno federale, che auspicava la creazione di una società a prevalente partecipazione statale (‘Sport e Salute’ è emanazione diretta del governo), in modo da sbloccare nell’immediato la fideiussione grazie alla solidità patrimoniale messa sul tavolo. Il meccanismo, ispirato a quello che supporta la macchina organizzativa degli Internazionali BNL, si sarebbe dovuto mettere in piedi in poche ore. Troppo poche, considerando gli equilibri precari e le tensioni interne alla compagine gialloverde alla guida del Paese: a favore della candidatura i Cinque Stelle, nell’ottica anche di risarcire Torino del mancato coinvolgimento nel progetto olimpico di Milano e Cortina. Meno entusiasta il fronte leghista, con al vertice il sottosegretario Giorgetti che La Gazzetta dello Sport non esita a definire “sin dall’inizio scettico sulla questione“. Nelle edizioni cittadine dei quotidiani si va più nello specifico, con l’appoggio delle fonti locali. Corriere Torino parla addirittura di un’amministrazione Appendino “all’oscuro di tutto anche dopo il Consiglio dei ministri“, con la Lega che da Roma avrebbe preteso che ad accollarsi l’onere della garanzia economica fossero solo le istituzioni locali. Sullo sfondo – al netto delle grandi differenze tra le due questioni – riemerge la precedente spaccatura sulla candidatura olimpica, con Torino spinta fuori dai Giochi e il tandem Milano-Cortina che viaggia senza contributo economico governativo, soprattutto per volontà pentastellata.
Risultando troppo stretti i tempi per sottoporre il caso al Parlamento, come ipotizzato da Giorgetti, resta in piedi la soluzione più all’italiana. Su Repubblica Torino è Jacopo Ricca a ipotizzare come il dossier possa partire comunque in giornata, accompagnato da una “manifestazione generica” di interesse. Come a dire: mettere una pezza nell’immediato, per provare poi a risolverla nelle prossime settimane. Chiaramente tutto ciò all’ATP potrebbe non stare bene in vista della decisione definitiva di marzo, specie se le concorrenti (Manchester, Tokyo, Singapore e Londra) dovessero invece rispettare tutti i requisiti richiesti in tempo utile. Su Ubitennis, già all’ufficializzazione della short list avevamo evidenziato (QUI l’editoriale del direttore) come la battaglia fosse comunque complicata, senza però immaginare che sarebbero mancate le munizioni prima del combattimento. Resta da chiedersi cosa sia cambiato rispetto ai giorni del grande ottimismo, quelli in cui il vento pareva soffiare forte – specie dopo il sopralluogo – a favore del sogni torinesi. È mancata sin dagli albori del progetto una reale cognizione di causa, o nel frattempo sono cambiate le carte in tavola? Con le chiavi della cassaforte ancora in mano al CONI, sarebbe andata allo stesso modo? In attesa che qualcuno ci metta la faccia in via ufficiale, tira aria di una grande occasione persa. E, perché no, anche di una figuraccia.