Il pubblico di Indian Wells dovrà fare a meno di Jo-Wilfried Tsonga per il secondo anno consecutivo. Il francese infatti, nonostante i quarti raggiunti a Rotterdam e il titolo vinto a Montpellier, è costretto a rimanere a casa: il motivo – paradossalmente verrebbe da dire “purtroppo” – non è un infortunio come nel caso del 2018, quando il forfait dipese da un problema al ginocchio. L’ex numero 5 del mondo ha infatti dichiarato di soffrire “in una certa misura” di una malformazione congenita al sangue: “Ho l’anemia drepanocitica”.
La malattia in questione, anche detta anemia falciforme, consiste nell’avere alcuni globuli rossi di forma allungata simile a una mezzaluna o appunto una falce. Nel caso di Tsonga, tutto ciò comporta una grande spossatezza fisica ogni volta che prende l’aereo per dei lunghi tragitti. “Quando volo la cosa mi crea dei problemi perché ho i globuli rossi come a forma di ‘s’. Così, ho una circolazione del sangue molto povera e il mio corpo soffre tremendamente, soprattutto in quota“.
Iniziare la stagione in Australia ha forse aiutato un po’ nella programmazione, ma evidentemente gli spostamenti successivi – prima il rientro in Europa e poi il viaggio oltre oceano verso gli Stati Uniti – sono troppo ravvicinati tra loro. “Quando scendo dall’aereo non sono più lo stesso e ho bisogno di tre, quattro, cinque giorni per recuperare le mie capacità fisiche. Mi sento un po’ stanco, come se avessi qualche tipo di influenza”. Tsonga fa sapere di esserne a conoscenza da qualche anno e questo “mi permette di regolarmi un po’ meglio. Vado a fare i tornei dove sono sicuro di stare bene, così evito un po’ di infortuni”.