Amburgo non molla, anzi, ci prova ancora. L’open tedesco di luglio, il più importante dei tornei su terra battuta fuori stagione, ha annunciato una nuova partnership con Tennis Europe per rinvigorire la propria presenza nel panorama tennistico nel giro delle prossime due stagioni. Al di là del cambio di nome, che dall’edizione di questa estate diverrà un più pomposo Hamburg Open European Championships, la notizia principale è che nel 2020 la città tedesca riaccoglierà il tennis femminile per la prima volta da quasi vent’anni.
I piani riguardo l’apertura al circuito WTA non sono stati chiariti in alcun modo, lasciando per ora spazio alle sole speculazioni. Prima di tutto si è parlato di evento “combined”, quindi con i tabelloni maschili e femminili in contemporanea: ciò significherebbe l’acquisto della licenza di uno dei tornei WTA già presenti in quella settimana o, più probabilmente, di quella dell’International di Norimberga, in maggio, con conseguente spostamento di calendario. In caso di effettiva coesistenza dei due eventi, sarebbe inoltre probabilmente necessario qualche lavoro di ingrandimento per lo splendido impianto dell’Am Rothembaum, con un campo centrale da oltre tredicimila posti dotato di tetto retrattile, ma nella sua interezza non troppo spazioso.
Il lato “rosa” di Amburgo è senza dubbio presente nell’immaginario degli appassionati di tennis sopra i quarant’anni: reso celebre dai sei titoli consecutivi di Steffi Graff dal 1987 al 1992, e sfortunatamente anche dall’aggressione a Monica Seles l’anno successivo, l’evento ha chiuso i battenti nel 2002 dopo diciotto edizioni, quando la consuetudine voleva ancora che uomini e donne disputassero lo stesso torneo in settimane consecutive ma differenti.
Nei mesi a venire emergeranno di certo ulteriori dettagli, specialmente con l’approssimarsi dell’evento maschile di quest’anno, che sancirà ufficialmente la nascita della partnership con Tennis Europe. La federazione continentale organizza annualmente più di mille eventi di tennis, inclusi gli European Championships per i tennisti under 14, 16 e 18 e per svariate altre categorie di età sopra i 35 anni, e ad Amburgo, in parallelo al torneo principale, ne inaugurerà anche uno tra i migliori under 21, selezionati da ognuno dei 50 paesi membri.
Per quel che può valere, grazie alla nuova paternità del torneo anche il vincitore dell’ATP 500 potrà fregiarsi del titolo di “campione europeo”. Nel tennis, tuttavia, titoli del genere lasciano il tempo che trovano, e l’Open di Amburgo necessiterebbe di ben altri aggiustamenti per diventare “il miglior ATP 500 del mondo”, per citare l’entusiasta presidente di Tennis Europe Vladimir Dmitriev.
Le parole di Dmitriev suonano quasi surreali, considerato il declino che il torneo sta vivendo ormai da oltre un decennio. Amburgo ospitava fino a undici anni fa uno di quei tornei che sarebbero poi diventati gli odierni Masters 1000; unico dei nove a venir lasciato indietro alla riconfigurazione della categoria, nel 2009 venne declassato ad ATP 500 e spostato avanti di due mesi, dopo il termine della stagione su erba, iniziando il lento declino che lo ha portato alla sua attuale, infelice situazione. I risultati sono apprezzabili sull’albo d’oro: gli ultimi tre nomi sono quelli di Martin Klizan, Leonardo Mayer e Nikoloz Basilashvili, non esattamente il meglio che il circuito possa offrire.
L’affermazione ai vertici di Alexander Zverev, amburghese di nascita e potenziale numero uno per gli anni a venire, senza dubbio potrebbe stimolare nel prossimo futuro l’interesse di altri partner (con relativi investimenti). La verità tuttavia è che per Amburgo, a parte l’impossibile ritorno allo slot primaverile, la maggiore speranza di rifiorire passa dal cambio di superficie. Continuare a giocare su terra battuta in un periodo dell’anno in cui i migliori tennisti già sono concentrati sul cemento nordamericano (Canada, Cincinnati, US Open) non potrà che continuare a farli girare al largo. E nessun titolo altisonante basterà a convincerli.